25.a domenica Tempo Ordinario
Avvenne il 25 settembre…
275 – Marco Claudio Tacito viene nominato imperatore dal senato.
1513 – L’esploratore spagnolo Vasco Núñez de Balboa raggiunge l’Oceano Pacifico
1555 – Carlo V d’Asburgo firma la pace di Augusta.
1890 – In California viene istituito il parco nazionale di Yosemite.
2022 – In Italia vince alle elezioni politiche la coalizione di centro-destra. Per la prima volta nella storia della Repubblica Italiana, un partito guidato da una donna, Giorgia Meloni, va al governo
Aforisma dal Salmo 125
“Il primo segno di corruzione in una società che è ancora viva, è che il fine giustifica i mezzi.”
Santo del Giorno

Marco nacque il 25-4-1522, ad Anclújar, a nord est di Cordoba e a soli 14 anni, chiese e ottenne di entrare nell’Ordine trinitario, che aveva una casa nella sua città natale. Terminato il corso di studi, fu ordinato prete e inviato a predicare a Jaén e Ubeda, ma poi fu mandato in missione presso Gualix: sebbene la zona fosse roccaforte islamica Marco lavorò instancabilmente per diffondere il Vangelo.
Per poco tempo fu cappellano a La Peza, lasciata la quale, girovagò a piedi, da solo e con rischio per sé, portando aiuto ai cristiani delle città e i villaggi dell’Alpujarra, sulle pendici della Sierra Nevada. Il suo compito non fu facile; a La Peza era stato oltraggiato, ma a La Sierra de los Filabres fu legato a un albero e abbandonato per due giorni e a Cadiar avrebbe subito un destino peggiore, se i suoi padroni di casa non l’avessero fatto scappare calandolo da una delle loro finestre dentro una cesta.
Nel 1569, scoppiò una rivolta di musulmani e Marco fu la prima vittima: dopo averlo legato a un albero lo lapidarono a morte il 25-9 nonostante lui avesse cantato e pregato per i suoi persecutori.
Preghiera Colletta
Dio, che nell’amore a te e al prossimo hai posto il fondamento di tutta la legge, fa’ che osservando i tuoi comandamenti possiamo giungere alla vita eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen
Parola di dio Luca 9,1-6
Gesù convocò i Dodici e diede loro forza e potere su tutti i demoni e di guarire le malattie. E li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi. Disse loro: «Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né sacca, né pane, né denaro, e non portatevi due tuniche.
In qualunque casa entriate, rimanete là, e di là poi ripartite. Quanto a coloro che non vi accolgono, uscite dalla loro città e scuotete la polvere dai vostri piedi come testimonianza contro di loro». Allora essi uscirono e giravano di villaggio in villaggio, ovunque annunciando la buona notizia e operando guarigioni.».
Riflessione di Don Arturo Bellini su don Bepo
«La mia parola deve far gustare questo mistero – conoscere il grande valore – L’eccelso onore fatto alla Vergine – l’insegnamento – la luce che viene a noi». L’attesa degli uomini era grande – da quattro millenni Abramo – Isaia – Daniele – il tempo è giunto”. Don Giuseppe Vavassori (25/3/1933).
Quale insegnamento –si chiede don Bepo- quale luce viene a noi dall’Annunciazione? Don Davide Rota a distanza di 92 anni pone lo stesso interrogativo e risponde: «Questo brano ci insegna tante cose. Ci rivela che, come quella di Maria e Giuseppe, così anche la vita di ognuno di noi coi suoi legittimi progetti, propositi, desideri…è dentro un progetto molto più grande che riguarda tutta la creazione, tutte le creature, l’intera umanità, niente e nessuno escluso: è il progetto di Dio che “vuole che tutti gli uomini siano salvi e giungano alla conoscenza della verità”. (1 Tim 2,4).
Dio per realizzare questo progetto di salvezza universale ha bisogno del consenso oltre che del Figlio Unigenito, anche di un’altra persona, una donna in questo caso che accetti di essere madre di suo Figlio. E lo chiede a Maria di Nazareth che, dopo aver conversato con l’Angelo, dà il consenso: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”.
E con questo sì di Maria inizia la storia della salvezza. Dio è sempre alla ricerca di persone disposte a condividere il suo progetto e quando le trova –come nel caso di Maria- non c’è più nulla d’impossibile…. Il problema è che oggi, come mai in passato, la gente non sembra interessata ad altro che ai suoi progetti e non prende nemmeno in considerazione la possibilità di rispondere come Isaia (6,8) il quale a Dio che gli chiese: «Chi manderò e chi andrà per noi?» rispose: «Eccomi, manda me!».
Non c’è onore, privilegio, riconoscimento più grande che essere scelti da Dio per diventare collaboratori nel suo piano di salvezza. Maria lo ha capito e risponde sì. E noi oggi con le culle vuote, i seminari vuoti, le chiese vuote, i cuori vuoti, i desideri e i progetti rimpiccioliti alle dimensioni individuali…che risposta (non) stiamo dando a Dio? Un interrogativo consegnato alla nostra responsabilità.
Intenzione di preghiera
Perché la nostra lotta contro le ingiustizie sia mossa dall’amore per chi è debole e non dall’invidia o dalla rabbia per chi è potente.
Don’t Forget! 6° CANTO 1.A PARTE
DANTE INCONTRA I GOLOSI – CERBERO (vv.1-33)
1/3 Al tornar de la mente, che si chiuse
dinanzi a la pietà d’i due cognati,
che di trestizia tutto mi confuse,
4/6 novi tormenti e novi tormentati
mi veggio intorno, come ch’io mi mova
e ch’io mi volga, e come che io guati.
7/9 Io sono al terzo cerchio, de la piova
etterna, maladetta, fredda e greve;
regola e qualità mai non l’è nova.
10/12 Grandine grossa, acqua tinta e neve
per l’aere tenebroso si riversa;
pute la terra che questo riceve.
13/15 Cerbero, fiera crudele e diversa,
con tre gole caninamente latra
sovra la gente che quivi è sommersa.
16/18 Li occhi ha vermigli, la barba unta e atra
e ‘l ventre largo, e unghiate le mani;
graffia li spirti, iscoia ed isquatra.
19/21 Urlar li fa la pioggia come cani;
de l’un de’ lati fanno a l’altro schermo;
volgonsi spesso i miseri profani.
22/24 Quando ci scorse Cerbero, il gran vermo,
le bocche aperse e mostrocci le sanne;
non avea membro che tenesse fermo.
25/27 E ‘l duca mio distese le sue spanne,
prese la terra, e con piene le pugna
la gittò dentro a le bramose canne.
28/30 Qual è quel cane ch’abbaiando agogna,
e si racqueta poi che ‘l pasto morde,
ché solo a divorarlo intende e pugna,
31-33 cotai si fecer quelle facce lorde
de lo demonio Cerbero, che ‘ntrona
l’anime sì, ch’esser vorrebber sorde
RIASSUNTO vv 1-33
Cerbero è creatura della mitologia greca, cane infernale a 3 teste con coda di drago e serpenti sul dorso, che custodisce la porta degli Inferi e impedisce ai morti di uscire e ai vivi di entrare.
Dante si risveglia dopo lo svenimento al termine del colloquio con Paolo e Francesca e si accorge di essere nel III cerchio, dov’è tormentata un’altra schiera di dannati. Una pioggia eterna, fredda, fastidiosa cade incessante nel cerchio, mista ad acqua sporca e neve; forma al suolo una disgustosa fanghiglia, da cui si leva un insopportabile puzzo. I golosi sono sdraiati nel fango e CERBERO latra orribilmente sopra di essi con le sue fauci. Ha gli occhi rossi, il muso sporco, il ventre gonfio e le zampe artigliate; graffia le anime facendole a brandelli e rintronandole coi suoi latrati. I dannati urlano come cani per la pioggia, voltandosi sui fianchi nel tentativo vano di ripararsi l’un l’altro. Quando Cerbero vede i due poeti gli si avventa contro, mostra i denti, ma Virgilio raccoglie una manciata di terra e la getta nelle tre gole. Il mostro pare placarsi, come cane affamato quando qualcuno gli getta un boccone.
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