giovedì 26 novembre ’15

    XXXIV Settimana tempo Ordinario

     

     

    Preghiera del giorno (Preghiera degli artisti)

    Fa’, o Signore, che non resistiamo alla tua Parola; fa’ che essa penetri in noi come spada a due tagli; che il nostro cuore sia aperto e che la nostra mano non resista; che il nostro occhio non si chiuda, che il nostro orecchio non si volga altrove, ma che ci dedichiamo totalmente a questo ascolto. Te lo chiediamo, o Padre, in unione con Maria, per Gesù Cristo nostro Signore. Amen.

     

    GIACOMO ALBERIONE

    nacque nel 1884 in provincia di Cuneo, da povera e laboriosa famiglia contadina. Nel 1900 entrò in Seminario ad Alba. Nella notte che segnava il passaggio al nuovo secolo, mentre pregava gli venne dall’Ostia, l’invito di Gesù: “Venite ad me omnes…” (Mt 11, 28) che lo incitò a fare qualcosa per gli uomini e le donne del suo secolo. Nel 1914 iniziò la “Pia Società S. Paolo”, il 1° dei 10 rami della Famiglia Paolina. La morte lo colse a Roma nel 1971.

     

    Ascoltiamo la Parola di Dio del giorno

    “Diceva Gesù ai discepoli: “Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con potenza e gloria grande. Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina”. (Lc 21,20-28)

     

    La Riflessione del giorno

    L’ospedale di S. Maria della Scala di Siena, sarebbe sorto nel sec. 10° e divenne una delle maggiori istituzioni ospedaliere europee del Medioevo. A cavallo tra i sec. 14° e 15° si sa che esso ospitava i pellegrini, curava gli infermi, accoglieva e allevava (già dal 1298) bambini abbandonati, elargiva elemosine in pane e vitto ai ‘poveri vergognosi’, traendo le necessarie risorse da una vasta proprietà fondiaria. Lo statuto di quest’ospedale, all’inizio del sec. 14°, prevedeva l’ammissione di tutti coloro che vi venissero portati, con l’esclusione di alcune categorie di malati, come i lebbrosi e i paralitici. Alla fine del secolo lo statuto dello stesso ospedale dimostra come potesse ormai essere considerato luogo di cura, dal momento che i malati vi potevano essere ospitati fino a che non fossero stati liberati dalle infermità. Non solo, già esisteva la consuetudine che i medici la mattina e la sera medicassero i malati e che un chirurgo sedesse ‘alla cassetta’ a disposizione di questi.

     

    Intenzione del giorno

    Preghiamo per tutti coloro che si dedicano con amore e dedizione alla cura di malati e infermi

     

    Il quadro della Settimana – 103° quadro della serie: “I 1.000 quadri più belli del mondo

    Cattura

    Domenico di Bartolo: Cura degli Infermi – affresco – 1440-41. Siena

     

    Il Pellegrinaio è un ambiente monumentale dell’ex-ospedale di S. Maria della Scala a Siena che contiene uno dei più importanti cicli di affreschi del ‘400 senese, a cui lavorarono Domenico di Bartolo, Lorenzo Vecchietta e altri pittori. Illustra la missione dell’ospedale con scene, uniche in Europa, della vita quotidiana che si svolgeva al suo interno, scene che sono straordinari documenti storici, oltre che artistici. L’origine del luogo di cura e di accoglienza risale, secondo la leggenda, al IX sec. Quando il senese ciabattino Sorore, mosso a pietà dai pellegrini che attraversavano Siena lungo la via Francigena, cominciò a ospitarli a casa sua: sarebbe nato così uno fra i più antichi ospedali d’Europa, il Pellegrinaio di S. Maria della Scala. Tra i molti affreschi del Pellegrinaio quello che oggi presentiamo è senz’altro il più conosciuto e quello che forse meglio illustra l’attività dello xenodochio.

    Attraverso una attenta lettura di questo dipinto gli studiosi hanno fornito una puntuale ricostruzione di alcuni ambienti dell’ospedale (la critica ha identificato nei due ambienti che si incrociano al centro della scena le attuali sale del Passeggio e di S. Pio), e ha potuto così documentarne la vita quotidiana, scandita fin dall’inizio del ‘300 da rigorose disposizioni statutarie. Al centro ci sono il rettore, i frati e, al loro fianco, il chirurgo. A sinistra è invece rappresentata la medicina fisica con un assistente che adagia un malato sulla barella e due medici che si stanno consultando sulle urine contenute nel recipiente di vetro. Al centro, in basso, un giovane ferito a una coscia viene lavato da un inserviente prima dell’intervento. Sulla destra un monaco confessa un paziente, due inservienti trasportano una barella, mentre un cane e un gatto litigano fra loro. Queste diverse attività si svolgevano evidentemente in luoghi distinti e riservati: se il pittore le riunisce in un’unica scena è per presentare l’organizzazione della casa di cura ai visitatori, ma soprattutto a malati e parenti.  Questo straordinario affresco si propone di descrivere gli statuti di detto Ospedale: “Anco statuimo e ordinamo che li infermi e poveri, li quali verranno al detto ospitale deggano essere ricevuti benigna e graziosamente; […..] sì che ciascuno infermo sia aiutato nella sua infermità secondo el detto de li medici e del guardiano pelegrinieri; in tal modo che coloro che sonno infermi, deggano avere siroppo, farre, polli, et ogni cosa la quale a loro fa bisogno secondo la qualità de la sua infermità sì che per alcuno defecto non periscano. E che in adiuto de li infermi li quali vengono a giacere nel detto ospitale esso ospitale degga avere a le sue spese duo medici cioè lo uno fisico e lo altro cirurgico et uno spetieri…”.

     

    Cattura

     

     

     

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