Giovedì 27 aprile 2023

     

    III Settimana di Pasqua 

     

    Aforisma di Antonio Porchia

    “In un cuore pieno c’è posto per ogni cosa, e in un cuore vuoto non c’è posto per nulla.”

     

    Preghiera colletta

    Dio onnipotente ed eterno, che in questi giorni pasquali ci hai rivelato in modo singolare la grandezza del tuo amore, fa’ che accogliamo pienamente il tuo dono, perché, liberati dalle tenebre dell’errore, aderiamo sempre più agli insegnamenti della tua verità. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen

     

    Santo del giorno

    S. zita

    Nacque da una famiglia molto umile. A 12 anni dovette andare come domestica presso la nobile casa dei Fatinelli, a Lucca. Attenta e puntigliosa nell’attività lavorativa, sopportava angherie e rimproveri dei padroni, che la trattavano come una «serva».

    Inoltre, spesso doveva coprire con il suo impegno le manchevolezze degli altri domestici. La sua gentilezza d’animo finì per conquistare l’affetto della famiglia che le affidò la direzione della casa. Ne approfittò per aiutare le persone più povere senza mai sottrarre nulla agli altri. Metteva da parte quanto riusciva a risparmiare per soccorrere le persone bisognose.

    Morì il 27 aprile 1272. La sua fama si diffuse in breve tempo, tanto che i cittadini di Lucca chiesero che venisse sepolta nella Basilica di San Frediano dov’è tuttora custodita. Il suo culto fu approvato nel 1696 da Papa Innocenzo XII. Venne proclamata patrona delle domestiche da Pio XII.

     

    Parola di dio del giorno Giovanni 6,44-45

    Disse Gesù alla folla: «Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”.

    Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane della vita.

    I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

     

    Riflessione del giorno

    Georges Bernanos: dal “Diario di un curato di campagna”

    La Chiesa è stata incaricata dal buon Dio di mantenere nel mondo lo spirito d’infanzia, l’ingenuità, la freschezza. Vorrei aver qui uno di quei dottorini che m’accusano di oscurantismo; gli direi: “Non è colpa mia se porto un vestito da beccamorto. Dopo tutto il Papa si veste di bianco, e i cardinali di rosso. Avrei diritto a passeggiare vestito come la Regina di Saba, perché io porto la gioia.

    Ve la darei per niente, se me la domandaste. La Chiesa dispone della gioia, di tutta la parte della gioia riservata a questo triste mondo. Quel che avete fatto contro di essa, l’avete fatto contro la gioia. V’impedisco forse di calcolare la processione degli equinozi o di disintegrare gli atomi? Ma a che vi servirebbe fabbricare la vita stessa, se avete perduto il senso della vita? Non avreste più che da farvi saltare le cervella davanti alla vostra sorte. Fabbricate vita finché volete.

    La cosa andrà bene finché la vostra industria e i vostri capitali vi permetteranno di fare del mondo una fiera, con meccanismi che girano a velocità vertiginose, nel fracasso dei bronzi e nell’esplosione dei fuochi d’artificio. Ma aspettate, aspettate il primo quarto d’ora di silenzio.

    Allora, la sentiranno la parola: non quella che hanno rifiutato, che diceva tranquillamente: “Io sono la Via, la Verità e la Vita”. Ma quella che sale dall’ abisso: ” Io sono la strada chiusa per sempre, la strada senz’uscita, la menzogna e la perdizione”.

     

    Intenzioni di preghiera per il giorno

    Per tutti gli ammalati e le persone sofferenti che si raccomandano al nostro ricordo nella preghiera.

     

    Don’t forget! Santi e Beati della carità

    BEATA MARIA CATERINA TROIANI VERGINE E FONDATRICE

    Nata il 19 gennaio 1813 a Giuliano di Roma, piccolo paese in provincia di Frosinone, era terzogenita dei 4 figli di Tommaso Troiani e di Teresa Panici Cantoni. La sua era famiglia benestante, ma la piccola Costanza (era stata battezzata con questo nome) perse la madre all’età di sei anni e venne educata nel Conservatorio delle Monache della Carità di S. Chiara di Ferentino.

    Qui maturò la sua vocazione religiosa e il 16-12-1830 prese i voti come monaca con il nome di Maria Caterina di S. Rosa da Viterbo nello stesso istituto, divenendone la segretaria. Dal 1842 al 1858 fu amministratrice della badessa Maria Aloisia Castelli. Nel 1859, assieme alla superiora Castelli e ad altre tre consorelle, partì per Il Cairo per aprire un nuovo monastero della congregazione.

    Tuttavia, poco dopo l’arrivo, madre Castelli si ammalò e la responsabilità delle opere della nuova casa ricadde su Caterina, secondo le disposizioni del delegato apostolico mons. Vujcic, che scrisse inoltre un nuovo regolamento per la comunità. Nel 1863 Caterina venne eletta superiora della Comunità, che fu poi istituita canonicamente nel 1868 col nome di Terziarie Francescane del Cairo (dal 1950 prenderanno il nome di Francescane Missionarie del Cuore Immacolato di Maria).

    Negli anni in cui Caterina Troiani guidò la Comunità, arrivò ad aprire in Egitto sette nuove case per l’assistenza e l’educazione delle bambine abbandonate. Suor M. Caterina infatti si interessò soprattutto delle povere neonate chiamate ‘morette’ abbandonate alla nascita o destinate negli ‘harem’ turchi: lei le accoglierà, dopo averle cercate in tutti i modi, le alleverà pagando le balie, sistemerà quelle sopravvissute ai disagi; alla sua morte ne avrà salvate 1574.  

    A loro e alle numerose allieve delle sue scuole insegnava l’arabo, l’italiano e il francese, oltre ai lavori femminili, e ancora geografia, storia, aritmetica, pianoforte e canto e nell’insegnamento si usava una prudenza encomiabile essendo fanciulle di diverse religioni. Caterina restò Superiora Generale fino alla morte: concluse la sua laboriosa vita terrena il 6-5-1887.

    Fu sepolta nel cimitero latino del Cairo, tra il compianto unanime di cristiani e di musulmani, una grande folla partecipò ai solenni funerali. La salma fu poi traslata nella cappella di Clot-Bey e dal 3 novembre 1967 è nella chiesa del Cuore Immacolato di Maria, annessa alla Casa generalizia di Roma.

     

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