Aforisma del giorno (G. Bernanos)
Non si guarda all’avvenire come le mucche guardano passare un treno. L’avvenire si fa.
Iniziamo la Giornata Pregando (salmo 10)
Loderò il Signore con tutto il cuore e annunzierò tutte le tue meraviglie. Gioisco in te ed esulto, canto inni al tuo nome, o Altissimo. Mentre i miei nemici retrocedono, davanti a te inciampano e periscono, perché hai sostenuto il mio diritto e la mia causa; siedi in trono giudice giusto. Amen
Giacomo della Marca Religioso e sacerdote
Nato a Monteprandone (Ascoli Piceno) nel 1394, fu discepolo di Bernardino da Siena e come il maestro, si diede alla predicazione in Italia, Polonia, Boemia, Bosnia e Ungheria. Oratore ardente, si scagliò contro i vizi dell’avarizia e dell’usura. Per combattere quest’ultima, ideò i Monti di Pietà, dove i poveri potevano impegnare le cose, non più all’esoso tasso preteso dai privati usurai ma a un interesse minimo. Debilitato per la vita di penitenza, morì a Napoli, nel 1476. Le sue ultime parole furono: «Gesù, Maria. Benedetta la Passione di Gesù»
Ascoltiamo la Parola di Dio del giorno Luca 21,20-28
Gesù disse ai discepoli: «Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, sappiate allora che la sua devastazione è vicina. Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano ai monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli in campagna non tornino in città; saranno infatti giorni di vendetta, perché tutto ciò che è stato scritto si compia. Guai alle donne che sono incinte e allattano in quei giorni, perché vi sarà grande calamità nel paese e ira contro questo popolo. Cadranno a fil di spada e saranno condotti prigionieri tra tutti i popoli; Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani siano compiuti. Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con gloria grande. Quando inizieranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina».
Riflessione del giorno (articolo di Ryszard Legutko)
«Abbiamo assistito al trionfo dell’utilitarismo nel senso più brutale del termine: siamo arrivati a credere che dobbiamo evitare a ogni costo tutto ciò che rende la nostra vita sgradevole. Abbiamo smesso di considerare la vita come composta da fasi diverse, ognuna con identità, dinamismo e regole proprie: la nascita, l’infanzia, l’adolescenza, la maturità, la vecchiaia, la morte. (…) Da questo punto di vista, partorire e morire sono diventate così le più sgradevoli delle contingenze. Le opzioni più augurabili sono così due: non avere figli, perché interferisce con il continuum della vita e ci sottrae ai suoi piaceri, e non sperimentare le agonie della vecchiaia. L’aborto è un’arma che ci impedisce la prima, e l’eutanasia (o il suicidio assistito, come a volte viene chiamato) aiuta a risolvere la seconda. La civiltà moderna ci ha offerto così tante possibilità che ci siamo allontanati dai semplici fattori costitutivi dell’esistenza umana, e abbiamo perso il senso della sua drammaticità».
Intenzione del giorno
Preghiamo perché impariamo a creare nella nostra vita spazi di silenzio e di riflessione
Don’t forget
Il Servizio Esodo nasce nel 1992 dalla volontà di don Fausto Resmini del Patronato S. Vincenzo, di porsi a fianco degli “ultimi della fila”. Nasce come “servizio segno” dell’Associazione Diakonia – Caritas Diocesana Bergamasca, in collaborazione col settore Politiche Sociali del Comune di Bergamo. Dal 2005 il Servizio Esodo è gestito interamente dal Patronato S. V. e opera attraverso una convenzione col Comune di Bergamo. Come Servizio Esodo abbiamo osservato, in questi anni di lavoro in strada, come il disagio e la “marginalità” non riguardano più solo una parte esterna, periferica, della nostra società ma toccano, sempre più, anche il “centro”: ovvero ci sono persone che oggi vedono interrompersi il loro percorso di “normalità” a causa del sovrapporsi di più fattori inattesi che, intrecciandosi tra loro, determinano una lenta caduta verso il basso, uno scivolare lento che può portare il soggetto verso la vita di strada. Ecco che allora accanto alle forme estreme di grave emarginazione, con le quali il Servizio Esodo si misura tutti i giorni (tossicodipendenti vecchi e nuovi, ex carcerati senza punti di riferimento, alcolisti, migranti di varia provenienza, soggetti soli con problemi psichici…) sta crescendo una fascia di popolazione, diversificata, che vive uno stato di insicurezza e precarietà costante. A questa fascia appartengono:
- GIOVANI, italiani e stranieri, vittime di una sfrenata flessibilità del mondo lavorativo;
- DISOCCUPATI, troppo vecchi per iniziarne uno nuovo e troppo giovani per la pensione;
- SOGGETTI che pur avendo un lavoro non riescono a coprire i costi abitativi;
- SOGGETTI disoccupati, ritenuti superflui perché economicamente inattivi;
- SOGGETTI appartenenti a famiglie con situazioni economiche precarie;
- SOGGETTI ridotti al lastrico da debiti o dal gioco d’azzardo;
- DONNE sole con figli a carico;
- SOGGETTI anziani abbandonati a se stessi e privi di risorse;
- PERSONE traumatizzate da storie segnate da lutto, abbandono, improvvise malattie o incidenti, separazioni e che faticano quindi a ricostruire un progetto di vita in maniera autonoma;
La Stazione Autolinee, con Piazzale degli Alpini e la Stazione FS, rappresenta il luogo della città dove vivono soggetti a rischio di disagio o in condizione di disagio che si muovono accanto alla normalità della città stessa. E’ in quel luogo dove i soggetti in condizione di disagio possono trovare i primi servizi di riferimento: il camper del Servizio Esodo, l’unità mobile del Ser.T, la mensa serale “POSTO CALDO” e, attraverso il nuovo sottopasso della Stazione FS, giungere in modo diretto ai servizi offerti da Caritas Diocesana e Patronato S. Vincenzo di Bergamo. Quest’area urbana vive dei “rischi”. Le persone emarginate sono persone verso le quali è facile che la città scarichi le proprie ansie e paure; soggetti la cui “estraneità” è vista come una minaccia all’ordine sociale, all’identità e alla sicurezza delle proprie risorse. Il primo rischio è quindi che gli inclusi, sentendosi sempre più insicuri, non abbiano più voglia di fare spazio agi esclusi. Lavorando in strada si osserva poi un secondo rischio: i soggetti in condizione di grave marginalità sono in competizione tra loro per conquistare beni e risorse, per accedere ai servizi; questo genera sfiducia, tensione, diffidenza e rancore. Su questi rischi si innesca un senso generale di insicurezza che ci deve spingere a pensare, in modo complesso e articolato, nuove forme innovative di convivenza tra le “due città”, quella degli inclusi e quella degli esclusi.
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