giovedì 27 ottobre ’16

    XXX Settimana tempo Ordinario

     

    nella foto un quadro di Samuel Morse – Exhibition gallery of the Louvre

     

    Iniziamo la Giornata pregando (Canti liturgici)

    Ci invita il Signore al banchetto che nel suo amore egli offre per noi. Beato chi accoglie l’invito di grazia. Scompaia dal cuore ogni affanno, l’amore vinca ogni tenebra. Beato chi porta l’amore e la pace: sarà chiamato figlio di Dio. Ci chiama il Signore alla sua mensa, invita i poveri al banchetto. Beato chi dona con gioia il suo cuore e spezza il pane con i suoi fratelli. Di gioia le nozze dell’Agnello ricolmano il cuore della Chiesa. Beato chi serve alla mensa di Cristo: sarà strumento di misericordia. Amen”.

     

    Evaristo

    Sembra sia stato un greco di Antiochia nato a Betlemme e divenuto il quarto o forse il quinto successore di Pietro intorno all’anno 100. Governò per 9 anni. Leggendarie sono considerate la notizie che sia morto martire, sia sepolto presso S. Pietro e abbia diviso Roma in 25 parrocchie e istituito 7 diaconi per assisterlo, come testimoni della sua ortodossia e «stenografi» delle prediche.

     

    Ascoltiamo la Parola di Dio (Luca 13,31-35)

    Un tale chiese a Gesù: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Rispose: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrarvi, ma non ci riusciranno.  Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: Signore, aprici. Ma egli vi risponderà: Non vi conosco, non so di dove siete. Allora comincerete a dire: Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze.  Ma egli dichiarerà: Vi dico che non so di dove siete. Allontanatevi da me voi tutti operatori d’iniquità!  Là ci sarà pianto e stridore di denti quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio e voi cacciati fuori. Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, ci sono alcuni tra gli ultimi che saranno primi e alcuni tra i primi che saranno ultimi». 

     

    Riflessione del Giorno (berlicche 2.a parte)

    La trasformazione dell’antico concetto di religione nel moderno avviene negando la trascendenza. Se non esiste qualcosa di più alto dell’uomo, per avere regole, bisogna sostituire il divino con l’umano. Occorre dare all’uomo poteri sovraumani, concedendogli gli attributi un tempo riservati alla divinità. Per questo lo Stato si è divinizzato: il potente, la Costituzione, il Giudice, il Partito, il Mercato… tutte entità diventate soggetti religiosi (perché si pongono a un livello superiore all’uomo comune) e che hanno imposto dei riti. Ma se il trascendente è su un piano più alto della vita terrena, dei suoi sostituti umani non si può dire altrettanto. Per creare dei fedeli e legittimarsi devono fare promesse che sono miraggi: il progresso di corto respiro, l’edonismo spicciolo del piacere, o la forza. Tutte soluzioni che mancano di presa e incapaci nel tempo di mantenere le promesse, di proporre giuste regole di vita, di far ottenere la felicità. Perché l’uomo è obbligato a riconoscere di non bastare a se stesso; di avere necessità di qualcosa di maggiore di lui. E’ fatto così: anche se magari lo rifiuta, un istante dopo si appella a questa religione che lo vincola. Che essendo roba umana, ha lo stesso problema di chi la pratica: non è abbastanza grande. Chi sposa la moda rimane presto vedovo, si dice. La religione del contemporaneo domani l’avrò già persa.

     

    Intenzione del giorno

    Preghiamo per i giovani che hanno deciso di seguire Cristo nel sacerdozio e nella vita religiosa

     
    cattura

    OSWALD SPENGLER 1880 – 1936

    Don’t forget!

    L’occidente è al tramonto? Fra i vari studi che sostengono questa tesi ne ricordiamo due: quello del 1923 di O. Spengler e quello di U. Galimberti dei 2005. Soprattutto il primo ha avuto vasta eco…ma è vero che il nostro mondo ricco, progredito, libero e ipertecnologico è agli sgoccioli? Difficile dirlo, ma i segnali preoccupanti non mancano: nei prossimi giorni ne segnaleremo alcuni…Non c’è nessuna pretesa di prevedere alcunché, si vogliono solo offrire alcuni spunti utili alla riflessione personale.

     

     

    145° QUADRO DELLA SERIE: “I 1.000 QUADRI PIÙ BELLI DEL MONDO”

     
    ALBRECHT DÜRER: ADAMO ed EVA - 1507 - olio su tavola cm 209 x 80 ognuno  Prado Madrid

    ALBRECHT DÜRER: ADAMO ed EVA – 1507 – olio su tavola cm 209 x 80 ognuno  Prado Madrid

    Adamo ed Eva è un doppio dipinto di Dürer, conservato al Prado. L’opera è firmata sul cartellino appeso al ramo con scritto: “Albertus Dürer Almanus faciebat post Virginis partum 1507 A.D”. Non si conosce il nome del committente, ma è probabile fosse destinato a un religioso -umanista, desideroso di ottenere una delle poche figure di nudo permesse dalla tradizione religiosa. Le due tavole furono eseguite in Norimberga, al ritorno del secondo viaggio in Italia. Sebbene i due dipinti paiono integrarsi a vicenda in modo quasi perfetto, si sa per certo che furono realizzati ognuno a sé. Lo stile del quadro  è rinascimentale: è evidente che il pittore tedesco ha profondamente assorbito la lezione dei maestri veneti, ma ciononostante continua a pensare in tedesco. Rispetto infatti alle raffigurazioni di Adamo ed Eva nella pittura

    italiana, in Dürer ciò che conta sono i particolari, che fanno sembrare il soggetto talmente vero che pare quasi di toccarlo: i sassi del terreno inaridito; la corteccia dell’albero; le mele raffigurate con straordinaria verosimiglianza, il ramoscello con foglie…tutto conferma l’attenzione di Durer nei confronti della natura. Il dramma del peccato però rimane nascosto dietro un’immagine di estrema eleganza formale: il corpo perfetto e luminoso di Eva, quello atletico di Adamo (gli antichi pittori raffiguravano il nudo maschile più scuro di quello femminile) a tutto fanno pensare meno che a una tragedia come quella che si sta consumando. Ma il fondo nero, la natura arida, la presenza del serpente e l’instabilità delle figure introducono come un senso di inquietudine, di sospensione, di attesa…    

    gingol

     

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