Seconda settimana di pasqua
Aforisma del giorno di Blaise Pascal
La moltitudine che non riconduce all’unità è confusione; l’unità che non tiene conto della moltitudine è tirannia.
Preghiera del giorno
Da Cristo splendore del Padre, o Spirito santo di vita, discendi su noi in quest’ora ispira la lode ed il canto. La mente si accordi alla voce; sia teso l’orecchio all’ascolto; il corpo ritrovi la pace; il cuore esprima la gioia.
Ai poveri porta l’annuncio, saranno i primi nel Regno; agli umili dona speranza, a loro è donata la terra. Si ode il mio grido: «Io vengo». La Sposa risponde: «Sì, vieni!» si baciano il cielo e la terra e Dio è tutto in tutti per sempre. Amen.
Santo del giorno
S. Luigi Maria Grignion de Monfort
Luigi Maria Grignon de Monfort (1673 – 1716) percorse le regioni occidentali della Francia predicando il mistero della Sapienza eterna, Cristo incarnato e crocifisso, e insegnando ad andare a Gesù per mezzo di Maria.
Associò sacerdoti e fratelli alla propria attività apostolica, e scrisse le regole dei Missionari della Compagnia di Maria. Fu proclamato santo da Pio XII nel 1947. Tra i suoi scritti si ricordano il “Trattato della vera devozione alla Santa Vergine” e “L’amore dell’eterna Sapienza”.
Nel villaggio di Saint-Laurent-sur-Sèvre in Francia terminò la sua vita terrena. E’ il fondatore dei Monfortani istituto che ha una casa anche a Bergamo nella zona di Redona.
Parola di Dio del giorno Giovanni 3,31-36
Chi viene dall’alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla secondo la terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza.
Chi ne accetta la testimonianza, conferma che Dio è veritiero. Colui infatti che Dio ha mandato dice le parole di Dio: senza misura egli dà lo Spirito. Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui.
Riflessione del giorno di don Davide Rota “i talk shows sulla guerra”
Per chi sa mantenere il controllo dei nervi anche di fronte al teatrino dell’assurdo dei talk-shows sulla guerra in Ucraina, è istruttivo guardarli non per imparare qualcosa, ma per conoscere le più colorite e assurde tipologie di uomini.
Così c’è il direttore di giornali invitato in cambio di un po’ di pubblicità gratuita: esordisce con la sicumera di chi sa quel che dice, ma appena un altro lo contraddice, strabuzza gli occhi, si fa paonazzo in viso, alza la voce e dilaga incontenibile, sconfinando nel ridicolo.
Ci sono i vecchi comunisti duri e puri che, messo in chiaro che Putin è l’aggressore, si scagliano contro Nato, Usa, nazisti, battaglione Azov ecc. il tutto mixato e cucinato con un livore che fa capire solo la loro frustrazione di essere invecchiati senza aver visto il sol dell’avvenire.
Ci sono i giornalisti russi invitati a parlare non si capisce perché, visto che tutti raccontano la stessa filastrocca: il flemmatico, la pasionaria, l’aggressiva, la bella (almeno è piacevole) il portavoce e la più patetica di tutti, l’italiana di Mosca che, poverina, non capisce di essere oggetto del sarcasmo generale…un campionario gustoso, ma impressionante di come il pensiero unico manipoli le coscienze.
E poi gli isterici che sostengono tesi così assurde che al confronto i terrapiattisti sembrano gente seria; i pacifisti integrali che accusano chi non la pensa come loro di essere guerrafondai, senza rendersi conto che la pace non la decidono loro, ma due sole persone: Putin e Zelenski.
Ci sono infine le persone serie che sanno quel che dicono e non dicono una virgola più di quel che sanno; non pretendono di spiegare tutto; non attaccano gli altri; ascoltano e riflettono prima di rispondere…ma questi non fanno spettacolo e i conduttori del talk (spesso senza scrupoli) lo sanno bene.
Intenzione di preghiera per il giorno
Per i missionari Monfortani che in Malawi continuano a testimoniare il Vangelo donando la vita
Don’t forget!
A don Arturo Bellini i nostri più cari auguri per il suo 76° compleanno!
Martiri Cattolici degli eretici
40 ss. martiri del brasile 1570 (2.a parte)
Jacques de Sores, soprannominato “angelo sterminatore”, era capitano di una banda di corsari ugonotti partiti dalla Francia nel 1553 con tre navi reali e un certo numero di corsari su commissione di Francesco I di Francia, per predare le ricchezze che la Spagna ricavava dal Nuovo Mondo.
Questo perché Francesi e Inglesi non riconoscevano il trattato di Tordesillas di Papa Alessandro VI con cui si spartiva il nuovo mondo fra Spagna e Portogallo. Per questo i sovrani francesi e inglesi supportavano i corsari che attaccavano gli interessi spagnoli anche in acque europee. L’Inghilterra, fino ad allora, era rimasta fuori dal gioco ma, nel 1558, l’ascesa al trono di Elisabetta I (sopra) cambiò la situazione.
Protestante e minacciata da ogni parte, la regina inglese fece sempre più affidamento sui pirati del Devon e Cornovaglia e li trasformò da pirati a corsari semplicemente con una lettera da Corsa o di Marca (sotto), vera e propria patente a delinquere per gli interessi della Corona britannica. Il primo corsaro, John Hawkins, eseguì vaste operazioni nei Caraibi nel 1562, 1564, 1567, con flotte sempre più potenti.
Non era da meno FRANCIS DRAKE, terrore dei Caraibi che catturò l’argento di Panama l’anno dopo. Il confronto diretto con la Spagna divenne quindi inevitabile. Tra i corsari, quelli francesi, dal 1521, avevano trovato redditizio colpire gli interessi spagnoli presso le Isole Canarie.
Fra loro De Sores si era distinto per la razzia di Santiago de Cuba nel 1554 e della Habana nel 1555. Jacques de Sores era noto per essere un sadico psicopatico alla ricerca di gloria e odiava i Cattolici. Nel saccheggio dell’Avana fece nefandezze tali da pugnalare le immagini e le reliquie dei Santi.
15-7-1570: la nave francese «Le Prince» intercettò la S. Jacobo. Quando si accorse che trasportava i religiosi, De Sores con cinque delle sue navi la abbordò. Padre Ignacio decise di esporre l’immagine della Vergine donatagli dal Papa sull’albero maestro ed esortò l’equipaggio a unirsi nella preghiera.
Catturata la nave, i corsari ugonotti si accanirono con ferocia inaudita sui religiosi, dando il via al massacro. I gesuiti, 32 spagnoli e 8 portoghesi tra I 20 e i 30 anni, caddero uno a uno sotto i colpi dei corsari che li decapitarono mentre pregavano in ginocchio. Ad alcuni tagliarono anche mani e piedi, gettando i corpi in mare perché affogassero nell’oceano. Solo un gesuita si salvò.
Si chiamava Juan Sánchez e sopravvisse perché essendo cuoco, i pirati ne avevano bisogno e lui restò con loro fino all’arrivo in porto a La Rochelle quando riuscì a fuggire. L’evento sconvolse il mondo cattolico. L’11-5-1854 Papa Pio IX li beatificò. Sembra che il nipote del capitano della S. Jacobo, JUAN DE SAN JUAN, di soli 17 anni e candidato a entrare fra i Gesuiti, abbia voluto condividere il destino dei religiosi e per questo fu chiamato Juan Adaucto (=aggiunto).
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