Giovedì 29 maggio 2025

     

    Ottava di Pasqua

     

    Avvenne il 29 maggio…

    1176 – Legnano: le truppe della Lega Lombarda sconfiggono l’esercito di Federico Barbarossa.

    1453 – Gli ottomani di Maometto II, con la caduta di Costantinopoli e la morte in battaglia di Costantino XI Paleologo, pongono fine, dopo 1058 anni, all’Impero romano d’Oriente.

    1953 – Edmund Hillary e Tenzing Norgay conquistano il monte Everest, vetta più alta della Terra.

    1967 – A seguito della dichiarazione d’indipendenza della Nigeria, scoppia la guerra del Biafra

    1985 – Negli scontri scoppiati prima dell’inizio della finale di Coppa dei Campioni di calcio fra Juventus e Liverpool, allo stadio Heysel di Bruxelles, muoiono 39 tifosi e sono feriti in centinaia

     

    Aforisma dal Vangelo

    “Dice il Signore: Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia.”

     

    Preghiera Colletta

    O Dio, che hai reso il tuo popolo partecipe della redenzione, fa’ che esulti in eterno per la risurrezione del Signore. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen

     

    Santo del giorno

    Giovanni Battista Montini, nato a Concesio (Brescia), dopo gli studi entrò nel Seminario di Brescia e fu ordinato prete il 29-5-1920. Indirizzato alla carriera diplomatica, ebbe incarichi di rilievo nella Curia Romana e fu assistente ecclesiastico degli universitari cattolici.

    Nominato arcivescovo di Milano nel 1955, fu creato cardinale da Giovanni XXIII nel 1958. Eletto Papa col nome di Paolo VI il 21-6-1963, dichiarò di voler portare avanti il Concilio Vaticano II. Fu importante la sua azione ecumenica, con scambi e incontri con anglicani e ortodossi. Scrisse 7 encicliche e compì 9 viaggi fuori dall’Italia.

    L’ultima parte della sua vita fu segnato dalla contestazione, cui reagì con fortezza e carità, e dall’uccisione dell’amico on. Aldo Moro. Morì a Castel Gandolfo il 6-8-1978.

     

    Parola di dio del giorno Giovanni 16,16-20

    In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Un poco e non mi vedrete più; un poco ancora e mi vedrete». Allora alcuni dei suoi discepoli dissero tra loro: «Che cos’è questo che ci dice: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”, e: “Io me ne vado al Padre”?».

    Dicevano perciò: «Che cos’è questo “un poco”, di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire». Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: «State indagando tra voi perché ho detto: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”? In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia».

     

    Riflessione di don Arturo Bellini

    «Et Deus habitavit cum filiis suis» [E Dio venne ad abitare coi suoi figli]. Don Giuseppe Vavassori

    La frase latina di don Bepo è senza data.  A chi si riferisce? Al prologo di Giovanni che canta il mistero di Dio che venne ad abitare in mezzo a noi per riunirci insieme in un solo accampamento? Oppure don Bepo si riferisce al capitolo 21 dell’Apocalisse che presenta la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo mentre si ode la voce: «Ecco la dimora di Dio con gli uomini! Egli dimorerà tra di loro ed essi saranno suo popolo ed egli sarà il “Dio-con-loro”.

    E tergerà ogni lacrima dai loro occhi; non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate»? In entrambi i casi, è fare posto a Dio che bussa alla nostra porta per abitare in noi. Il Signore bussa alla porta della nostra vita.

    L’iniziativa è sempre la sua. Se gli apriamo, Egli verrà a noi per renderci partecipi della sua dignità di Figlio di Dio. L’unica condizione che ci viene chiesta è di abbandonarci a Lui, lasciando alle spalle lo spirito mondano che si oppone al Vangelo. È il “pass” perché germini il mondo nuovo di Dio.

     

    Intenzione di preghiera

    Preghiamo per la pace in Terra Santa e in Ucraina e affinché cessino le assurde violenze contro i civili, i minori, le donne e tutti gli innocenti.

     

    Don’t forget! Martiri del paraguay

    Le riduzioni gesuitiche in America e le riduzioni francescane in Africa

    RIDUZIONI GESUITICHE

    La forza delle riduzioni gesuitiche erano l’isolamento e l’organizzazione: la terra era proprietà comune, escludendo tutti i non-indiani, compresi gli impiegati spagnoli; la proprietà privata delle famiglie era ridotta al minimo: nutrimento, vestito e alloggio erano uguali per tutti. La direzione nel temporale e nello spirituale e la giurisdizione erano in mano ai missionari; per l’amministrazione temporale inferiore furono deputati organi scelti dal comune. I prodotti superflui dell’agricoltura e allevamento del bestiame erano portati al mercato nelle città degli spagnoli per fare le provvisioni occorrenti di metalli, sale, ecc., e per poter pagare le contribuzioni, in sé esigue, alla corona.

    La pianta di ogni riduzione era sempre la stessa: al centro la piazza principale con chiesa, casa dei missionari, scuola, laboratori e magazzino comune. Di là partivano in tutte le direzioni le vie rettilinee lungo le quali erano costruite le case, di cui ogni famiglia era provvista. La religione dominava la vita pubblica e la privata. Funzioni sacre iniziavano e concludevano la giornata. I giorni festivi erano celebrati con musica, canti sacri e dopo pranzo rappresentazioni teatrali sacre e profane. Così ogni riduzione formava una comunità compatta di indiani cristiani diretta dai missionari, con organizzazione teocratica e comunista.

    Difetti come l’esagerata tutela messa in atto, sono spiegabili tenendo conto dei tempi, dello stato culturale degli indiani, del formalismo religioso esteriore e quello civile, già nel sec. XVIII furono esagerati dai nemici dei Gesuiti e poi riprese nel sec. XIX da scrittori protestanti. Ma le riduzioni diedero ottimi risultati nel campo dell’educazione religiosa e morale, posta in prima linea, nel campo della stabilità dei popoli, della colonizzazione e della cultura. Per la Spagna le riduzioni, nonostante la relativa indipendenza, non formavano uno stato a parte, ma erano membri dell’Impero coloniale.

     

    RIDUZIONI FRANCESCANE

    Simili riduzioni furono dai Gesuiti fondate nel corso dei sec. XVII e XVIII presso i Chiquitos, Chiriguani e Mojo della Bolivia, presso i Mayna sul fiume Maranhao e presso gli Otomachio sul fiume Orinoco. In Brasile pure si trova il sistema delle riduzioni introdotto dai Gesuiti, specie nel nord del Maranhao, ove nei sec. XVII e XVIII furono stabilite fiorenti riduzioni.

    Seguendo l’esempio dei Gesuiti, i Cappuccini nel sec. XVIII fondarono riduzioni tra i fiumi Orinoco e Caroni in Venezuela, dove verso fine secolo ne esistevano 30 con 25.000 indios cristiani. Il sistema delle riduzioni fu introdotto anche in California, dove i Francescani dal 1769 al 1823 fondarono 21 stazioni con 30.000 indiani cristiani (Cfr. mappa sopra).

     

     

    LE RIDUZIONI AFRICANE

    Il sistema delle riduzioni ebbe una rinascita nelle missioni africane dei sec. XIX e XX, non però nella forma isolazionista dei gesuiti. Così nelle missioni dei Padri dello Spirito Santo, sia nell’Africa ovest che est, si fondarono villaggi cristiani: in est Africa come baluardi contro la schiavitù; all’ovest contro il paganesimo e il pesante influsso dei capi pagani.

    Simile fu il sistema dei Gesuiti in Congo e Zambesia. In Congo si crearono le “Fermes-Chapelles”, stazioni in vicinanza delle dimore degli indigeni come centri di scuole missionarie e di agricoltura per educare la gioventù al lavoro e sottrarre le nascenti comunità all’influsso e al potere dei capi pagani. Dopo che il governo belga proibì le “Fermes-Chapelles”, le famiglie dei cristiani si raccolsero di preferenza in villaggi speciali cristiani.

    In Zambesia pure si adottò il sistema di fondazione di villaggi cristiani. Con il progresso delle missioni, però, tale sistema fu abbandonato per le deficienze e difficoltà dello stesso come le frequenti scissioni in seno alle tribù, la mancanza di zelo dei cristiani per la conversione del popolo e i sospetti più o meno giustificati da parte dei capi e delle autorità coloniali.

     

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