Giovedì 5 maggio 2022

     

    Terza settimana di pasqua

     

    Aforisma del giorno di B. Pascal

    Per fare di un uomo un santo ci vuole la grazia. Chi ne dubita non sa cosa sia un uomo e un santo”.

     

    Preghiera del giorno inno di pasqua

    L’aurora risplende di luce, il cielo si veste di canti, la terra inneggia gioiosa a Cristo risorto dai morti. La vita ha distrutto la morte, l’amore ha lavato il peccato; Cristo, splendore di Dio, illumina il nostro mattino.

    La notte è ormai tutta trascorsa nel nuovo fulgore del giorno; con l’anima piena di gioia, in Lui ci scopriamo fratelli. Amen.

     

    Santo del giorno

    S. Angelo da Gerusalemme

    Angelo nacque a Gerusalemme nel 1185: i genitori erano dei giudei convertiti, alla loro morte lui e il fratello Giovanni, decisero di entrare fra i Carmelitani, emettendo la professione religiosa nelle mani del Superiore generale S. Brocardo, nel convento sul Monte Carmelo.

    È annoverato tra i primi Carmelitani che dal Carmelo tornarono in Sicilia, dove, secondo fonti tradizionali degne di fede, morì a Licata per mano di uomini empi, nella prima metà del secolo XIII. Venerato come martire, in suo onore venne edificata una chiesa sul luogo del martirio e ivi venne deposto il suo corpo.

    Nel 1662 le reliquie furono traslate nella nuova chiesa, edificata nello stesso luogo in seguito alla liberazione della città dalla peste (1625) per intercessione del Santo.

     

    Parola di Dio del giorno Giovanni 6,44-51

    Disse Gesù alla folla: «Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me.

    Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane della vita.

    I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

     

    Riflessione del giorno sul Discernimento di don A. Lonardo (2.a parte)

    Un dramma di oggi è che tanti non sono capaci di discernimento perché non vivono in contatto con sé stessi né sanno confrontarsi con gli altri su ciò che provano, spesso non sono stati abituati dai loro genitori a dare nome ai sentimenti.

    Ad es. sono stati abituati a dire sempre che tutto andava bene, anche se i genitori non erano coerenti con sé stessi. Un padre spirituale affermava che chi è stato in un gruppo giovanile, ad es. nello scoutismo o in un gruppo parrocchiale, è più abituato a capire i sentimenti perché si è scontrato con gli amici, ha avuto un educatore che ha fatto da “arbitro”, si è abituato a capire esagerazioni e immaturità, sia vedendole in sé come negli altri, sia verbalizzandole, dando ad esse un nome.

    Ha imparato a capire che la sua volontà è diversa da quella degli altri e da quella di Dio. I santi che hanno praticato il discernimento avevano anch’essi dei problemi: S. Teresa d’Avila aveva momenti così depressivi che fu persino dichiarata morta, solo perché catatonica. Quello che aiutava quei santi era però la loro fede incrollabile: per essi Dio era così vivo e presente, che imparavano a convivere con i loro problemi, togliendo sé stessi dal centro, liberandosi dal narcisismo.

    Inoltre per loro era questione di vita o morte aiutare gli altri a credere e anche questo li distoglieva da sé. Avevano anche un senso chiarissimo della vita eterna, del fatto che l’esistenza in questa terra è transitoria e non erano quindi troppo preoccupati né delle lodi né delle critiche.

     

    Intenzione di preghiera per il giorno

    Preghiamo perché i nostri giovani oltre allo psicologo, al medico e all’allenatore, abbiano anche un padre spirituale che li aiuti a discernere e praticare la volontà di Dio e ad essere felici.

     

    Don’t Forget! Santi e beati della carità

    SANTO AGOSTINO ROSCELLI SACERDOTE, FONDATORE 1818 1902

    Nacque a Bargone di Casarza Ligure (GE) nel 1818 da famiglia povera di mezzi materiali, ma che gli fu esempio di fede e di virtù cristiane. Intelligente, sensibile, riservato, Agostino si rese presto utile nella custodia del gregge paterno.

    Il Parroco gli impartì i primi elementi del sapere e quando si rese conto che il ragazzo si sentiva chiamato al sacerdozio, lo inviò al Seminario di Genova per gli studi: furono anni difficili per i disagi economici.

    Lo sostennero la volontà tenace, la preghiera e l’aiuto di persone buone. Il 19-9-1846 fu ordinato prete e destinato come vice parroco – confessore – educatore presso gli Artigianelli nella popolosa borgata di S. Martino d’Albaro dove iniziò il servizio pastorale dedicandosi con zelo alla gente.

    Nel confessionale venne a conoscenza della realtà triste e dei pericoli a cui si esponevano le ragazze che, per lavoro, si trasferivano in città divenendo preda dei disonesti.

    Nel 1858, pur continuando a confessare, accettò di collaborare all’Opera degli Artigianelli, ma nel 1872 allargò il suo campo di apostolato e si consacrò interamente all’opera a cui il Signore lo aveva chiamato interessandosi della gioventù maschile e femminile e dei detenuti ai quali portava il conforto del Signore.

    Nel 1874, cappellano del Brefotrofio Provinciale, si dedicò ai neonati a cui amministrò il Battesimo nell’arco di 22 anni (i battezzati furono 8.484) e lavorò a favore delle ragazze-madri che per mancanza di un lavoro, erano vittime di malintenzionati.

    Don Roscelli accolse la proposta di alcune sue penitenti che gli offrirono collaborazione per aiutare le ragazze bisognose alle quali impartivano istruzione morale e religiosa, unita a solida formazione umana e cristiana.

    L’idea di dar vita a una Congregazione religiosa ebbe risposta positiva dal Papa Pio IX e nel 1876 realizzò il suo sogno consegnando l’abito religioso alle prime Figlie che chiamò Suore dell’Immacolata.

    L’opera di don Roscelli, dopo le prime incertezze, si consolidò e si dilatò oltre i confini di Genova e dell’Italia. L’esistenza del “povero prete” si concluse il 7 maggio 1902.

     

     

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