giovedì 6 maggio ’21

     

    Quinta Settimana di Pasqua

     

    Proverbio del giorno (Messico)

    L’ignorante si lamenta, l’intelligente pensa il saggio sta zitto.

     

    Preghiera del Giorno (preghiera ebraica)

    Sia lodato, glorificato, innalzato, elevato, magnificato, celebrato, encomiato, il nome di Dio, il Santo e il Benedetto.

    Egli sia, al di sopra di ogni benedizione, canto, celebrazione, e consolazione che noi pronunciamo in questo mondo.

     

    Santo del Giorno: PIETRO NOLASCO

    Fondatore dei Mercedari (Carcassonne – Francia, 1182/9 c.a – Barcellona – Spagna 13 maggio 1249) Era di nobile famiglia e, a Barcellona, commosso dalla condizione degli schiavi dei Mori, ne riscattò centinaia con il proprio denaro, coinvolgendo in quest’opera molte altre persone.

    Aiutato anche da re Giacomo I e dal vescovo di Barcellona, fondò poi l’Ordine di santa Maria della Misericordia o della Mercede che aveva come scopo la liberazione e la redenzione degli schiavi.

    Adottò la regola agostiniana con un quarto voto, quello di offrirsi prigionieri al posto di un cristiano in pericolo di apostasia.

    Così, ad Algeri, dove venivano tradotti coloro che erano catturati dai Saraceni durante le scorrerie, fu Pietro stesso ad offrirsi come ostaggio, soffrendo torture e prigionia.

    L’Ordine da lui fondato, dopo un secolo di vita, aveva già liberato 26.000 prigionieri.

     

    La Parola di Dio del Giorno – Giovanni 15,9-11

    In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi.

    Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore.

    Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena».

     

    Riflessione del giorno (Detti e Fatti dei Padri del Deserto)

    Cassiano racconta questo episodio dell’abate Giovanni: l’abate era in punto di morte e lieto e di buon grado andava verso il Signore; i fratelli lo circondarono e gli chiesero di lasciare in eredità una parola utile e breve che permettesse loro di elevarsi fino alla perfezione in Cristo.

    L’abate sospirò e disse: «Mai ho compiuto la mia volontà; mai ho insegnato cosa alcuna prima di averla io stesso messa in pratica».

    L’abate Pambo, nell’ora della sua morte, disse ai fratelli che l’assistevano: «Da quando sono arrivato in questo deserto, e mi sono costruito una cella, e l’ho abitata, non ricordo d’aver mangiato del pane senza averlo guadagnato con le mie mani, né, sino ad ora, d’aver rimpianto una parola detta».

    Giuseppe domandò all’abate Pastor: «Come si fa per diventar monaco?». L’abate Pastor gli rispose: «Se vuoi trovare il riposo in questo mondo e nell’altro, in ogni occasione poni a te stesso la domanda: “Chi sono io?”. E non giudicare nessuno».

     

    Intenzione di preghiera per il giorno

    Per le coppi in difficoltà, perché attraverso la preghiera e il perdono reciproco ritrovino l’intesa.

     

    Don’t Forget! – Santi e beati della carità

    Santa Rosa Venerini 1656-1728

    Del fatto che “il bene bisogna farlo bene” è stata sempre convinta, ma non sapeva da dove iniziare.

    Di famiglia agiata (padre medico, mamma di ricca famiglia di calzolai), ROSA VENERINI nasce a Viterbo il 9-2-1656.

    Intelligente, sensibile e bella, a 20 anni ha davanti a sé l’imbarazzo della scelta tra matrimonio e monastero, ma non sembra decidersi né per l’uno né per l’altro: emette privatamente il voto di castità, ma per la vita in convento non si sente portata.

    Dal 1677 al 1680 casa sua si svuota: prima si sposa la sorella, poi muore a 27 anni il fratello Domenico, subito seguito dalla mamma.

    Rosa si ritrova sola col fratello Orazio e con l’eterno interrogativo su cosa fare della sua vita.

    Con i piedi piantati per terra, ma gli occhi rivolti al cielo, è aiutata dal suo confessore a radunare le donne e le ragazze per la preghiera e durante questi incontri Rosa si accorge della povertà spirituale e culturale della donna del suo tempo.

    Di qui all’apertura di una scuola per bimbe e adolescenti il passo è breve: nel 1684 libera da impegni familiari perché anche l’ultimo fratello si è sposato, Rosa affitta una casa e inaugura la sua prima scuola con l’aiuto di due amiche e il sostegno di una benefattrice.

    A Viterbo fanno scandalo queste donne che vivono da religiose “nel mondo” fuori delle mura di un convento, ma Rosa non si lascia impressionare né condizionare dall’opposizione di una parte del clero, che vede nella sua opera educativa (appoggiata dai Gesuiti) una concorrenza per il catechismo delle parrocchie.

    Le “Maestre Pie” crescono di numero e Rosa le manda nelle varie diocesi in cui è richiesta la sua opera.

    Apre una scuola anche a Roma, dove ne 1716 ha tra i banchi uno “scolaro” d’eccezione, papa Clemente XI, che vuole accertarsi di persona sui suoi metodi di insegnamento.

    “Signora Rosa, con queste scuole voi santificherete Roma”, le dice, con un giudizio che è più che un “imprimatur”.

    Nonostante difficoltà, incomprensioni e ostilità lei è convinta che la rigenerazione della famiglia è possibile se si riscatta la donna dalla povertà culturale in cui da sempre è confinata.

    Morta a Roma il 7-5-1728, Madre Rosa Venerini è proclamata beata da Pio XII nel 1952 e canonizzata da Benedetto XVI il 15 ottobre 2006.

     

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