Giovedì 7 novembre 2024

     

    XXXI settimana Tempo Ordinario

     

    Avvenne il 7 novembre…

    680 – Ha inizio il Sesto Concilio Ecumenico a Costantinopoli

    1504 – Cristoforo Colombo torna dal suo quarto ed ultimo viaggio per le Americhe

    1659 – La pace dei Pirenei, stipulata tra Francia e Spagna, pone fine alla guerra franco-spagnola.

    1917 – In Russia esplode la rivoluzione d’ottobre.

    1931 – Fondazione della Repubblica Sovietica Cinese

     

    Aforisma di Gilbert K. Chesterton

    “L’intelligenza moderna non accetta nulla che venga dall’autorità. Ma accetta invece qualsiasi cosa che non sia autorevole”.

     

    Preghiera

    Dio onnipotente e misericordioso, tu solo puoi dare ai tuoi fedeli il dono di servirti in modo lodevole e degno; fa’ che corriamo senza ostacoli verso i beni da te promessi. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per i secoli dei secoli. Amen

     

    Santo del giorno

    È onorato come il primo vescovo e patrono di Padova e anche probabile evangelizzatore di tutta la Venezia occidentale. Anche la più bella immagine di S. Prosdocimo venne dipinta da un padovano, il grande Andrea Mantegna e fa parte di un polittico intitolato a S. Giustina, altra martire di Padova, che si trova attualmente nella Pinacoteca di Brera, a Milano.

    In questo, Prosdocimo appare con il tipico attributo della brocca, simbolo della sua infaticabile attività di battezzatore. Inviato da S. Pietro, Prosdocimo a Padova avrebbe compiuto prodigi e miracoli.

    Dopo la sua morte si trova citata, fuori dalle mura di Padova, una «Ecclesia Sancti Prosdocimi», nota più tardi come basilica di Santa Giustina. Il vescovo, infatti, avrebbe convertito proprio Giustina che seppe mantenere intatta la sua fede, affrontando il martirio nella persecuzione di Nerone..

     

    Parola di Dio del giorno Luca 15,1-10

    Si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».

    Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.

    Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».

     

    Riflessione Commento al Vangelo di oggi

    Non è facile oggi riconoscere la necessità di convertirsi. L’educazione e la catechesi ce ne danno una prova. Bisogna essere soddisfatti delle proprie azioni e non rimettere in questione né se stessi né gli altri. Perché far sprofondare l’uomo nel dubbio di sé, dal momento che porta già il pesante fardello della vita? Fa male riconoscersi peccatore, rompere con il proprio passato e ripartire in direzione opposta.

    Far sì che il fedele riconosca i propri sbagli non è più l’interesse prioritario dei pastori della Chiesa, poiché i pastori temono che le chiese vengano disertate ancora di più. Anche nella nostra vita privata chiudiamo gli occhi di fronte agli sbagli dei fratelli, perché non vogliamo rischiare di perderli. L’illusione della non colpevolezza imprigiona anche i cristiani. Ma l’approvare o lo scusare va contro la tradizione biblica, dai profeti dell’Antico Testamento fino alla predicazione dell’ultimo apostolo.

    E non è tutto: tale tendenza non ha sostegno spirituale realistico né fondamento nella catechesi. È raro che l’uomo sia felice come quando risponde all’invito alla conversione. “Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più” (Gv 8,11). Che cosa potrebbe darci una gioia più profonda del ritorno al Padre che ci ama, ci attende e ci offre il suo perdono senza nulla chiederci in cambio? Se il senso del peccato e della conversione tende a scomparire del tutto dai messaggi pastorali, bisogna cercarne la ragione nella società attuale che si è allontanata da Dio.

    Solo chi è toccato dalla maestà e dalla santità di Dio prende coscienza del peccato, in sé stesso e negli altri. La conversione diventa allora la parola chiave non solo perché concede agli uomini di pregustare la felicità eterna, ma perché allora Dio esulta di gioia: “Io vi dico: vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per 99 giusti i quali non hanno bisogno di conversione”.

    Quando Gesù parla del “cielo” (Lc 15,7), allude a Dio nella corte celeste (Lc 15,10) si effonde una gioia di cui molti cristiani non sanno riconoscere l’intensità e la profondità. Questo Vangelo è davvero una Buona Novella e tale Buona Novella esorterà gli uomini a seguire maggiormente Gesù per annunciare alle pecore smarrite la misericordia del Padre affinché Dio ne abbia gioia.

     

    Intenzione di preghiera per la settimana

    Preghiamo per le vittime della spaventosa inondazione di Valencia, per i dispersi e per chi ha perso tutto perché Dio e la comunità mondiale non lascino solo nessuno.

     

    Don’t Forget! Divina Commedia Dante Alighieri

    Inferno  canto 2°

    73-75 Quando sarò dinanzi al segnor mio, di te mi loderò sovente a lui”. Tacette allora, e poi comincia’ io:

    76-78 “O donna di virtù, sola per cui l’umana spezie eccede ogne contento di quel ciel c’ha minor li cerchi sui,

    79-81 tanto m’aggrada il tuo comandamento, che l’ubidir, se già fosse, m’è tardi; più non t’è uo’ ch’aprirmi il tuo talento.

    82-84 Ma dimmi la cagion che non ti guardo de lo scender qua giuso in questo centro de l’ampio loco ove tornar tu ardi”.

    85-87 “Da che tu vuo’ saver cotanto a dentro, dirotti brievemente”, mi rispuose, “perch’io non temo di venir qua entro.

    88-90 Temer si dee di sole quelle cose c’hanno potenza di fare altrui male; de l’altre no, ché non son paurose.

    91-93 I’ son fatta da Dio, sua mercé, tale, che la vostra miseria non mi tange, né fiamma d’esto incendio non m’assale.

    94/96 Donna è gentil nel ciel che si compiange di questo ‘mpedimento ov’io ti mando, sì che duro giudicio là sù frange.

    73-75 «Quando sarò davanti al mio Signore, spesso gli parlerò bene di te». Quindi tacque e cominciai io:

    76-78 «O donna virtù incarnata per la quale sola il genere umano supera tutto ciò (il mondo terreno) che è contenuto nel minore dei cieli,

    79-81 tanto mi è gradita la tua richiesta che l’ubbidirti, se anche lo stessi  già facendo, mi sembrerebbe tardivo; non ti è necessario altro che manifestarmi il tuo desiderio.

    82-84 Ma dimmi la ragione per cui non temi di scendere quaggiù, in questo centro del vasto cielo dove tu desideri tornare».

    85-87 «Giacché tu vuoi sapere così approfonditamente, ti spiegherò in breve» mi rispose «perché non temo di venire qui dentro.

    88-90 Bisogna temere solo le cose che possono farci male: le altre no, perché non fanno paura.

    91-93 Io sono fatta da Dio, per sua grazia in modo tale che la vostra miseria non mi tocca e la fiamma di questo incendio non mi scalfisce.

    94-96 In cielo c’è una donna piena di grazia (la Madonna) che soffre per questa difficoltà a cui ti invio e lassù spezza il duro giudizio divino.

     

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