Il bene cambia il mondo in silenzio

     

    Sono passati tanti anni dalla missione in Bolivia, ma porto nel cuore il ricordo un prete italiano morto quasi centenario che negli ultimi anni era scomparso dalla scena pubblica. Il giorno dei funerali la chiesa era stracolma e i celebranti si erano stupiti, perché molti erano giovani.

    Era stato anche mio direttore spirituale e sapevo che viveva come se si fosse dimenticato di sé, ma ciò che diceva non l’ho più dimenticato. «Perché c’è tanto male nel mondo?» gli chiesi. E lui: «Perché non c’è luce in noi e così proiettiamo fuori di noi l’oscurità che ci portiamo dentro».

    Obiettai: «Siamo tutti peccatori, ma quando la malvagità diventa così crudele e insensata da sopprimere poveri e innocenti, bisogna reagire». Alludevo alla sua umiltà che però interpretavo come disinteresse nei confronti della realtà.

    Dimostrò di essere ben più informato di me e, a differenza di me, di saper interpretare la realtà: «Il male – rispose – cerca la visibilità per far notare che c’è e per fare paura, così che tutti ne parlino.

    Il bene invece come Dio resta nascosto perché come Dio è dappertutto e come Dio sa quel che vuole e lo fa. Chi fa il bene non ha bisogno di agitarsi, né di occupare la ribalta perché crede alle parole di Gesù: “Non temete, io ho vinto il mondo”».

    Dopo la sua morte ho scoperto che incontrava molte persone e giovani ai quali aveva fatto un sacco di bene. E capii che come non si può impedire al sole di brillare, il suo nascondimento non gli aveva impedito di illuminarci.

     

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