Testimonianza tratta dall’articolo «Due bergamaschi e un’umanità “fuori catalogo”. La Bolivia di Davide e Alessandra» uscito su Eppen in occasione della presentazione del libro “Bergamo in Bolivia”, una testimonianza di solidarietà di Mons. Gennaro Maria Prata, pubblicato dalla Diocesi di Bergamo per il sessantesimo anniversario della sua presenza missionaria nel mondo.
La testimonianza di Alessandra
La mia partenza per la Bolivia non è stata una scelta meditata a lungo: è stata più un treno in corsa, su cui saltare a bordo o lasciar passare. L’incontro con questa possibilità è stato casuale: mi ero laureata in Psicologia e dovevo cercare un posto per il mio tirocinio. Tramite il Patronato San Vincenzo, ho saputo di questa possibilità e nell’arco di un mese, tra i tanti dubbi e paure e l’apprensione della mia famiglia, ho maturato la mia scelta: sarei partita per Cochabamba. Ho due immagini forti impresse nella mente: la prima è la visione della città dall’aereo, dall’alto, mentre atterravo. Un panorama stupendo, fatto di case colorate, montagne, una città immensa; la seconda è il cielo stellato visto una notte al Salar de Uyuni, un cielo che non dimenticherò mai. All’interno di questi due estremi ci sta tutto il contenuto vero. Sono stata ospitata a Cochabamba, presso la Ciudad de Los niños, con don Gianluca Mascheroni.
La vista dall’aereo (Foto Alessandra Baldini)
La Ciudad è composta da case famiglia in cui vengono accolti bambini con problemi familiari: abusi, maltrattamenti, mancanza di risorse economiche, condizioni igieniche insoddisfacenti. Il lavoro che contraddistingue l’istituto del Patronato dagli altri centri è proprio il tentativo di rieducazione delle famiglie, dirette o meno, dei bambini, in modo da promuovere un possibile reinserimento familiare. Io avevo vari compiti, ero responsabile della Ludoteca (asilo nido); con gli altri volontari organizzavamo alcune attività laboratoriali come orto, teatro, ginnastica, disegno. Entravo nelle case in sostituzione delle educatrici. Inoltre, proprio per il mio tirocinio, ho avuto la possibilità di lavorare con la psicologa, Monica, con cui ho costruito un rapporto davvero speciale.
In questo percorso ho conosciuto tante persone: i bambini e i ragazzi, le persone che lavorano alla Ciudad de los niños, amici al di fuori dell’istituzione, tutti i volontari. Ognuna di loro mi ha donato un pezzo di sé, facendomi sentire a Casa: loro erano la mia Casa, perché insieme abbiamo fatto il vero Viaggio, all’interno di noi stessi, ognuno alla scoperta dell’altro. Credo che sia questa la vera meraviglia, quello che mi sono portata a casa: le Relazioni, le storie che ho vissuto con le persone che ho incontrato. Le relazioni sono linfa vitale, ci aiutano a crescere, a migliorarci, a non fermarci mai e a sentirci vivi.
(Foto Alessandra Baldini)
Ricordate le prime due immagini che vi ho detto all’inizio? Ecco, vi ho parlato del cielo della Bolivia: quello visto dall’alto dell’aereo e quello del deserto di sale: quest’ultimo l’ho visto la mia ultima settimana. Ricordo ancora la sensazione di trovarmi dentro un immenso contenitore e di sentirmi solo un puntino, il viso alzato verso l’alto ad ammirare la Via Lattea con le lacrime che scorrevano, ricordando tutti i mesi vissuti, tutto quello che mi era stato donato. Queste due immagini sono riflesso del mio percorso: l’inizio del mio arrivo, dall’alto, immagine stereotipata del volontario occidentale in un paese disastrato; e la fine: io, un puntino minimo nell’immensità di questo mondo, che dal basso guarda la vastità del cielo e la bellezza delle sue infinite stelle, e si commuove.
(Foto Alessandra Baldini)
La missione parte da casa e torna ancora lì, nel rapporto con i familiari, nel contatto con i colleghi di lavoro, nell’incontro con le tante persone che incrocio ogni giorno. Noi siamo mandati a ogni persona che incontriamo. In un mondo dove vige la paura dell’Altro, non chiudiamoci all’incontro, non temiamo di farci guardare e toccare nel profondo e poi fare altrettanto. Abbandoniamo l’idea di un “noi” e un “loro”; abbiamo, invece, il coraggio di prenderci per mano. Ho capito che tutti abbiamo da imparare reciprocamente, perché siamo come le stelle di quel cielo infinito. Da soli non siamo altro che piccoli puntini, ma insieme possiamo illuminare un intero deserto.
Alessandra Baldini
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