Ieri, vigilia della Giornata mondiale dei poveri: una signora che ogni giorno alle 16 tornando a casa dal lavoro percorre via Gavazzeni e si imbatte nella fila che occupa il marciapiede del Patronato in attesa di ricevere il sacchetto con la cena, commenta: «Credo che siano più o meno un centinaio, di cui una trentina sono giovani donne coi loro bimbi».
«Crede bene» rispondo «a causa del Covid non possiamo farli entrare, ma li aiutiamo meglio che possiamo». E lei: «Siccome domani è la Giornata dei poveri, vorrei dare il mio piccolo contributo per loro e soprattutto per le mamme e i loro bimbi».
Porge due buste: in una ci sono 100 banconote da 5 euro «che – dice – darete agli uomini». Nella seconda 25 banconote da 20 euro: «Le dia alle mamme – ucraine immagino – come piccolo segno di solidarietà» e scompare. Poco dopo si forma la fila abituale e alle 16 viene aperto il cancello: le ucraine sono fatte entrare e l’incaricato insieme al sacchetto dà loro 20 euro.
Gli altri (per lo più stranieri, ma c’è anche qualche italiano) ricevono 5 euro «per la ricarica». Né loro né noi sappiamo di chi sia il piccolo dono e nessuno di quelli che l’hanno ricevuto sa che domani è la giornata del povero. Ma è giusto, anzi è meglio così. Tutti però stasera erano contenti e hanno ringraziato.
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