Amaefula Ifeany era morto lo scorso ottobre nel vercellese dopo essersi lanciato dal treno per motivi inspiegabili. Il suo corpo è rimasto a lungo ostaggio della politica e della burocrazia, finché il comune di Bergamo (il giovane risiedeva al Patronato), venuto a conoscenza dell’impasse burocratico, è intervenuto facendosi carico delle onoranze funebri e della sepoltura e sbloccando rapidamente una situazione dai contorni paradossali. Così a 100 giorni dalla morte ieri si sono potuti celebrare i funerali che hanno sorpreso tutti. La chiesa si è riempita di gente: non solo africani, anche italiani commossi dalla vicenda; non solo cattolici, anche evangelici e persino musulmani. Non solo il prete italiano, anche uno africano e un pastore evangelico…
E quando il coro ha intonato i canti, la chiesa è come “esplosa” in un inno di lode a Dio, di dolore per il defunto, di amore alla vita, di solidarietà verso gli ultimi e i piccoli. Ifeani, questo nigeriano trentatreenne gentile e taciturno, che passava ore pregando e studiando, che scriveva libri sull’amore di Dio e nascondeva il suo dolore dietro un sorriso, ci ha detto che un mondo diverso è possibile, ma che a costruirlo saranno i tanti Ifeani della storia che in vita e in morte non interessano a nessuno. Ma interessano molto a Dio.
omelia di don Davide per la celebrazione del rito funebre per Amaefula Ifeany – sabato 2 feb. ’19
ernesto
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