Il roccolo? È l’antenato di Internet

     

    Mi è capitato, mesi orsono, di riscoprire una di quelle affascinanti strutture architettoniche vegetali create dai cacciatori per catturare la fauna migratoria che sono i roccoli: dalle nostre parti ce n’erano molti fino a qualche decennio fa, poi abbandonati a causa dei divieti di legge per questo tipo di caccia.

    Ma qualche roccolo per fortuna è rimasto e lascia incantati i visitatori i quali per lo più ignorano come tutta quella meraviglia servisse a camuffare le reti da cui gli uccellini venivano catturati per finire poi nel piatto insieme alla polenta o in qualche gabbietta a fare da richiamo per i volatili ancora liberi. Come non pensare al fatto che rete in inglese si dice «net», parola che ha generato un’infinità di espressioni (net-work, inter-net, intra-net; extra- net…) che rivelano quel mondo artificiale pieno di sorprese, di possibilità e di fascino che tanto attira i ragazzi (e non solo) di oggi proprio come i roccoli di un tempo attiravano i volatili più piccoli e inesperti.

    Il paragone tra i roccoli e il www, cioè la rete di ampiezza mondiale, non va preso troppo alla lettera, ma se ci indigna il fatto che quelle affascinanti architetture vegetali servissero solo a far fare una fine miseranda a dei poveri uccellini, perché non ci preoccupa che questa nuova rete estesa su tutto il mondo spesso finisca per catturare e imprigionare tanti dei nostri inesperti ragazzi?

     

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