Dopo la morte dei genitori, il figlio maggiore d’accordo con la famiglia, aveva accolto in casa sua la sorella che soffriva di una lieve disabilità cognitiva, assegnandole una stanzetta col bagno. Lo aveva fatto per sua mamma che diceva con preoccupazione: «Che ne sarà di questa figlia quando io non ci sarò più?».
La donna campava facendo dei lavoretti e col piccolo contributo mensile di fratelli e sorelle; non pretendeva nulla e si faceva bastare il poco che aveva. Il suo guardaroba, pulito e ordinato, era ridotto al minimo e quel che riteneva fosse in più, lo regalava ai poveri.
Quando si ammalò e capì che le sarebbe rimasto poco da vivere, espresse ai familiari l’impazienza di rivedere papà e mamma e la gratitudine a chi rimaneva per tutto il bene ricevuto. «Sono stata così bene con voi, che non ho mai avuto bisogno di niente: troverete dei soldi… a me non occorrevano. Se servono a voi, bene, se no dateli ai poveri».
I fratelli compresero che la disabile non aveva speso una lira di tutti i loro pur modesti contributi e si stupirono di quell’importo superiore alle attese e che fu dato in beneficenza. È proprio il caso di dire: «Beati i poveri in spirito» non solo perché di essi è il Regno dei Cieli, ma anche perché hanno scoperto il segreto di vivere bene sulla terra: una lieta sobrietà.
Nessun commento
È possibile postare il commento di prima risposta.