Mercoledì 5 agosto, ore 18.00: alla vigilia del suo compleanno, il vescovo Francesco fa visita alla Ciudad de los Niños con i missionari preti, laici e religiosi della diocesi di Bergamo, a servizio della Chiesa boliviana. Con lui don G.Battista, direttore del Centro Missionario Diocesano, don Roberto e don Emanuele. Insieme si condivide la tavola dell’Eucarestia e della fraternità. Rodolfo e Gualberto suonano le due campane fuori dalla chiesa. È un pomeriggio speciale quello che noi della Ciudad de los Niños abbiamo vissuto col nostro vescovo Francesco e tanti altri amici missionari.  Ci hanno portato alcuni regali preziosi, da custodire e da condividere.

    Il primo regalo: gli abbracci. Ha cominciato proprio lui, il nostro vescovo, con il suo stile semplice, a introdurci nella gioia dell’Eucarestia offrendo ai bambini e agli adolescenti la sua paternità, abbracciandoli, accarezzandoli, salutandoli. Stare nelle braccia di qualcuno è una delle esperienze fondamentali della vita di una persona, dalla nascita alla morte. È un regalo, quello dell’abbraccio, che diventa impegno per la nostra comunità. Un impegno a custodire, difendere, proteggere l’esistenza dei più piccoli; ma tra le nostre braccia i ragazzi hanno bisogno anche di essere scossi, richiamati, ascoltati. Ci risuonano le parole del vangelo: lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite…  E prendendoli fra le braccia, li benediceva. La passione educativa che caratterizza chi abita nella Ciudad de los Niños può divenire il segno della benedizione di Dio nella storia quotidiana di ogni ragazzo.

    Il secondo regalo: la preghiera. Il senso della nostra missione ce lo offre il Vangelo, ogni giorno. Nella preghiera semplice e quotidiana; nei sacramenti che celebrano il mistero dell’amore e della misericordia di Dio, ci sentiamo rinvigoriti nel nostro cammino. La vita spirituale, cioè la ricerca continua di una relazione con Dio in cui ti senti voluto bene e percepisci l’esigenza e la radicalità del Vangelo, è la linfa che alimenta la nostra comunità. Con il vescovo Francesco abbiamo celebrato l’eucaristia e messo nelle mani di Chi ci ama “fino all’estremo”, le ferite o le preoccupazioni, le gioie e i desideri di ognuno, da Andrea la più piccola della comunità a quei giovani che nella ricerca di una propria autonomia stanno plasmando il loro progetto di vita.

    Il terzo regalo: lo stupore.  Ci è sembrato di intravedere negli occhi di chi ci ha visitato quel pomeriggio e ha condiviso insieme a noi alcune ore, lo stupore generato da ciò che nel mondo è piccolo, semplice, innocente, fragile. “Ti basta la mia grazia”, ci basta questo stupore: la vera bellezza del mondo è nel cuore dei semplici e di ciò che è essenziale. I nostri ragazzi a volte sono proprio così, semplici ed essenziali.

    Per questi regali, per la presenza del nostro vescovo Francesco, per il dialetto bergamasco che ha reso più feconde le nostre amicizie… Grazie.

     

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