Dopo l’attentato di Bruxelles dove un tunisino «radicalizzato» ha ucciso due svedesi, si è scatenata la polemica sul mancato controllo di chi, nonostante il decreto di espulsione, è stato lasciato libero di muoversi e compiere gesti efferati.
La polemica è più che giustificata, ma c’è da dire che nemmeno i provvedimenti più severi bastano a volte per tenere tutto sotto controllo. Nel periodo più critico del Covid, abbiamo scoperto a cose fatte che, mentre in Europa vigeva il più rigoroso lockdown, un giovane straniero era riuscito a passare più volte la frontiera per andare dalla sua «girl» e stabilirsi da lei, senza permesso di soggiorno.
Di recente un africano ex ospite del Patronato, ha inviato la foto di lui che felice saluta dall’Oman. Ci chiese di aiutarlo a rimpatriare perché si sentiva triste lontano da casa; lo si è aiutato, per poi scoprire che sapeva bene che solo tornando in Africa avrebbe potuto raggiungere i Paesi del golfo dove si guadagna di più e si controlla di meno. Non si sa come, ma ci è giunto.
Che dire poi del tizio che visse per anni in Svizzera dove era entrato da clandestino, riuscendo persino a ottenere dei sussidi? Che la realtà sia più complessa delle leggi, lo conferma il fatto che neppure il Mossad ha potuto evitare il doloroso dramma che incendia il Medio Oriente.
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