La bontà richiede anche discernimento

     

    Un episodio mi ha ricordato uno dei detti dei padri (e madri) del deserto: «Diventare prudenti come serpenti e innocenti come colombe (Mt 10,16) vuol dire non ignorare le astuzie del diavolo perché il simile riconosce subito il simile» (S. Sincletica).

    Un brav’uomo da tutti ritenuto un pezzo di pane, ha rischiato di vedere la propria onorabilità trascinata nel fango per aver dimenticato di coniugare l’innocenza della colomba con la prudenza del serpente.

    Incapace di dire di no a chicchessia, è stato più volte raggirato da approfittatori senza scrupoli, rimanendo col portafoglio vuoto e a volte persino senza scarpe…

    Tempo fa decise di aiutare una coppia e siccome era incapace di pensar male degli altri, non si accorse che i due a forza di menzogne lo stavano sfruttando fino quasi a ridurlo in miseria. La cosa andò avanti fino a quando il nostro si sfogò con un amico che cercò di aiutarlo a mettere fine all’abuso.

    Facile a dirsi, ma non a farsi. Quando infatti i due se ne resero conto, si impossessarono del cellulare del benefattore e lo manipolarono con frasi e immagini compromettenti che avrebbero usato contro di lui se avesse smesso di finanziarli.

    L’amico era disposto a denunciare i due serpenti, ma lui è convinto che riuscirà a cambiarli con le buone maniere e intanto continua a pagare. Eppure il Vangelo insegna che la bontà non è più tale, quando è priva di discernimento.

     

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