La Carità – riflessione di don Davide Rota

    CARITA’ è il nome che i cristiani danno all’amore: si tratta della virtù più grande e completa che però può esistere solo in compagnia di altre due virtù: la FEDE e la SPERANZA.

     

    1. La carità è anzitutto il modo col quale tutti, credenti o no, siamo chiamati a reagire a una grave mancanza: mancanza di diritti umani e beni materiali; privazione dei più elementari mezzi di sussistenza; negazione della dignità e libertà; miseria, fame, dolore di singole persone e intere moltitudini…In questi casi la carità si manifesta di volta in volta come umanità, magnanimità, altruismo, filantropia, solidarietà, desiderio di giustizia, libertà e eguaglianza per tutti, volontà di condividere la felicità e il benessere personali ecc. in mille modi diversi, ma sempre alti e nobili. Ognuno di noi, indipendentemente dalle differenze culturali, razziali, religiose e personali è chiamato a praticare questo amore/carità nei confronti del prossimo, perché tutti abbiamo la possibilità -e perciò la capacità- di farlo. Un atteggiamento questo riassunto nella regola d’oro evangelica: “Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro” (Matteo 7,12), presente anche nell’ebraismo “Ciò che per te è odioso non farlo al tuo compagno. Questa è l’intera Legge”, nell’Islam “Nessuno di voi è un credente finché non ama suo fratello come ama se stesso” e in tutte le grandi religioni e culture del mondo. Il buon Samaritano (Lc 10,25-37) una vera e propria icona di quest’amore/carità che tutti sono chiamati a praticare.
    2. La carità è però anche risposta del cristiano a una grande ricchezza: quella dell’esperienza dello sconfinato, incondizionato e immeritato amore di Dio. S. Giovanni (3,16) lo esprime con parole cariche di stupore e riconoscenza: “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna”. In altre parole il cristiano sa che la carità per essere autentica ha bisogno di confrontarsi non solo con la povertà dell’uomo, ma anche con la ricchezza di Dio, del suo amore che ha la capacità unica di rendere l’amato (noi sue creature) immagine dell’Amante (Lui, nostro Creatore e Redentore). Il che ci fa capire come il buon Samaritano dell’umanità ferita sia Gesù e noi siamo chiamati a diventare con lui e come lui buoni samaritani. 1 Gv 4,7: “Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio: chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio”. Paolo in 1 Cor.13,1-13 chiarisce il modo cristiano di amare: “se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova”, e S. Agostino lo compendia nella sua frase più famosa: “Ama e fa’ quel che vuoi”.     

    La Chiesa vive nel tempo e vive di fede, speranza e carità, sottolineando però in ogni periodo storico una di queste virtù in modo particolare: fino al Concilio Vaticano II per secoli era stata la FEDE a dominare l’esistenza cristiana. Il Concilio aveva dato voce alla SPERANZA che un mondo nuovo e a una nuova umanità fossero possibili.

    Negli ultimi decenni le vicende del mondo si sono fatte sempre più complesse e i problemi intricati: così abbiamo perso le sicurezze del passato e aumentato i timori per il futuro, ma ci siamo accorti che proprio questo è il tempo giusto per la virtù della CARITA’ che è la nostra risorsa più grande, anzi inesauribile; è il segno distintivo di ogni persona di buona volontà; è il modo più efficace di affrontare e risolvere le sfide che ci attendono.

    – don Davide Rota –

     

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