L’abbraccio per rubare bontà

     

    Da più di un anno non ci si vedeva: “Avevo in corpo tanta paura e tanti scrupoli per il covid che non son quasi mai uscito di casa; adesso che siamo in zona bianca ho deciso di venire a trovarti”.

    Parla a lungo di sé e della famiglia, dei figli e dei nipoti e racconta di aver approfittato del “confinamento” per leggere e pregare di più e meglio.

    Di aver preso l’abitudine di digiunare a giorni alterni per aiutare “i poveri e i peccatori”. “Non sarà un po’ troppo?” gli faccio. E lui: “Sono pensionato, lo posso fare. A proposito –aggiunge con noncuranza tendendomi una busta- sono i miei risparmi: usali per i tuoi ospiti”.

    Sono sbalordito: la somma è notevole, ma non mi lascia parlare: “Da qualche mese ho ripreso il volontariato al centro di ascolto e ho accolto l’invito a fare l’aiuto sagrestano”.

    Racconta il tutto come se stesse parlando di un altro, finché con la voce rotta dall’emozione conclude: “Faccio la carità, ma con i poveri del centro di ascolto perdo la pazienza.

    Prego, ma a volte non sono d’accordo con la chiesa. Dico di amare il prossimo, ma poi lo critico”. Lo guardo stupito: quest’uomo è incredibilmente vicino a Dio, ma lui non lo sa, anzi pensa di non meritarselo.

    Non gli dico niente e lo abbraccio per rubargli un po’ della sua bontà e umiltà. “Grazie per avermi ascoltato” mi dice e se ne va senza voltarsi indietro.      

      

    – don Davide –

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