L’africano arriva in chiesa ogni giorno mezz’ora prima della Messa delle 18 e inizia a recitare il Rosario. Una fedele mi avvisa che sbaglia le parole della preghiera e che vorrebbe aiutarlo a pregare in modo corretto.
Le racconto allora una parabola sufi. Sull’isola del grande fiume viveva un mistico che ogni giorno cantava le lodi di Allah.
Il suo maestro andò a trovarlo e notando che recitava il Corano in modo inesatto, pensò: «La dizione corretta delle parole del Profeta è così potente da permettere a chi le recita bene di camminare sull’acqua». Così insegnò al discepolo la versione giusta dei versetti e se ne andò.
Attraversando il fiume sentì che il discepolo aveva iniziato a cantare ancora in modo sbagliato, ma si era subito interrotto. Dopo qualche istante di silenzio, lo vide venire verso di lui correndo sull’acqua per chiedergli: «Maestro, mi ripeti la versione corretta dei versetti? Perché l’ho scordata».
E a quella signora ho detto: «Quest’africano prega ogni giorno e lavora duro per mantenere i suoi cari. Non solo: aiuta i ragazzi del suo paese affinché partecipino al pellegrinaggio annuale al Santuario de la Vierge de Popenguine in Senegal.
E quando, mesi fa, un suo connazionale si ammalò e morì a Brescia, lui creò una rete di solidarietà per curarlo e alla sua morte accompagnò la salma in Africa per la sepoltura e per portare aiuto alla famiglia.
È vero che pregando sbaglia le parole, ma sono certo che Dio non ci fa caso. Anzi non è detto che prima o poi uno così riesca a sorprenderci… camminando sull’acqua».
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