L’invincibile tenacia della pietà divina

     

    Con un matrimonio fallito alle spalle, si era lasciato andare: aveva tagliato tutti i legami e intrapreso una lenta, ma inarrestabile discesa verso l’estenuazione personale, chiudendosi in una solitudine che proteggeva in modo aggressivo, con un cane come unico compagno… Non avendo vizi pericolosi era riuscito a sopravvivere fino a diventare quasi centenario.

    Nessuno si stupì quando seppe che era stato trovato morto nel suo monolocale, vegliato solo dal cane. Trovarono il foglio con le volontà: niente funerale religioso o civile. Niente eredità: giusto l’occorrente per la cremazione. La sola citazione di un essere vivente riguardava la sua bestiola che chiedeva fosse affidata al canile. Il giorno in cui le ceneri sarebbero state disperse non doveva essere comunicato, ma un prete lo seppe e intervenne rispettando le consegna del silenzio.

    Sulle cappelle del cimitero i piccioni erano in attesa: l’incaricato della funeraria li indicò: “Reverendo, stia a vedere quel che succede…”. Non appena le ceneri furono disperse, i piccioni si avventarono su quella povera polvere d’uomo che di sé voleva non rimanesse nulla. E c’era riuscito. Ma non aveva fatto i conti l’invincibile tenacia della pietà divina.

     

    – don Davide Rota

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