Lunedì 1° settembre 2025

     

    22.a settimana tempo ordinario

     

    Avvenne il 1° settembre…

    1715 – Luigi XIV di Francia muore dopo aver regnato per 72 anni; più a lungo di ogni altro re europeo

    1897 – Inaugurata la metropolitana di Boston, la prima del Nord America.

    1914 – S. Pietroburgo cambia nome in Pietrogrado.

    1923 – Un terremoto devasta Tokyo e Yokohama facendo circa 100.000 vittime.

    1939 – La Germania nazista invade la Polonia. Inizia la seconda guerra mondiale.

    1969 – Un colpo di Stato in Libia porta al potere il colonnello Muʿammar Gheddafi.

    2004 – A Beslan terroristi ceceni armati prendono in ostaggio centinaia di bimbi e adulti nella scuola elementare della città.

     

    Aforisma di G. K. Chesterton

    “Fuochi verranno attizzati per testimoniare che 2 più 2 fa 4. Spade verranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate. Noi ci ritroveremo a difendere non solo la incredibile virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, quest’immenso, incredibile universo che ci fissa in volto.”

     

    Preghiera Colletta

    Dio onnipotente, unica fonte di ogni dono perfetto, infondi nei nostri cuori l’amore per il tuo nome, accresci la nostra dedizione a te, fa’ maturare ogni germe di bene e custodiscilo con vigile cura. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen

     

    Santo del giorno

    La tradizione vuole che il culto della Madonna della Cintura nasca grazie a S. Monica, madre di S. Agostino, che rimasta vedova, le chiese come poterla imitare non solo nei modi ma anche nelle vesti. “La B. Vergine non tardò a compiacerla.

    Le apparve coperta di un’ampia veste stretta da una rozza cintura di pelle…la slacciò e la porse a S. Monica, raccomandandole di portarla sempre e di insinuare tale pratica a tutti i fedeli bramosi del suo speciale patrocinio” e fu Agostino a utilizzarla per primo. Nacquero così i cinturati che “sono chiamati a vivere una vita di penitenza di cui è simbolo la cintura, indicando con essa il disprezzo del mondo e di tutto ciò che allontana da Dio.”

    La cintura dunque come valore simbolico a indicare un legame di sottomissione che comportava una protezione da parte della Madonna nella forma del Patrocinio. Nell’ iconografia classica si ritrae la Vergine in alto, con il Bambino in braccio, tra santa Monica e Agostino in atto di donare la propria cintura.

     

    Parola di dio Luca 4,16-30

    Gesù venne a Nazareth, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi e proclamare l’anno di grazia del Signore».

    Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso.

    Quanto abbiamo udito che accadde a Cafarnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova a Sarepta di Sidone.

    C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naaman, il Siro». All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

     

    Riflessione di don Arturo Bellini su don Bepo

    [La Parola di Dio] ha parlato ai profeti, ha rivelato la sua perfezione, ha edotto delle leggi alle quali l’uomo e la società si devono attenere. Ha parlato a mezzo del Figlio suo – e la parola fu conservata nella tradizione e negli scritti di quelli che furono testimoni della sua parola. Don Giuseppe Vavassori (21/2/965 – diario).

    Don Bepo Vavassori ripercorre il cammino della Parola. Sapeva che “ignorare la Bibbia significa ignorare Cristo stesso, perché Lui è la via, la verità e la vita” (la frase è di San Girolamo, “il traduttore della Bibbia”, autore della versione latina, detta la “Vulgata”). San Girolamo a Betlemme – nei pressi della Grotta della Natività – si dedicò per circa 40 anni alla traduzione dei testi biblici dalle lingue in cui erano stati originariamente scritti al latino.

    La conoscenza delle scritture in ogni tempo aiuta a tener viva la speranza, e a non dimenticare che l’orizzonte della nostra vita è quello della vita eterna, della vita con Dio. San Girolamo con la Bibbia aveva una relazione affettiva, perché la Bibbia è rimasta al centro della sua attenzione per tutta la vita: ha continuato a studiarla e a contemplarla, ha cercato di viverla e di insegnarla agli altri. Don Bepo ha avuto a cuore la Parola di Dio: la conosceva e raccontava agli allievi delle superiori ogni domenica le grandi storie dei patriarchi e dei profeti, le parabole del Vangelo.

    Seguiva l’esempio di san Giovanni Bosco che indicava nella Bibbia la fonte di verità e uno strumento indispensabile di educazione. Non ricorreva direttamente al testo capitolo per capitolo, ma come si usava allora, svolgeva una catechesi sulla dottrina cattolica, con esempi ricavati da compendi di Storia Sacra. La utilizzava nel suo apostolato per istruire e formare i giovani, e mostrava che, con la guida della Parola di Dio, è sempre possibile creare nuove strade, nuove “case” in grado di proteggere, custodire e generare la vita.

     

    Intenzione di preghiera

    Preghiamo perché il Signore tolga dai nostri cuori ogni rimpianto del passato, ogni paura del futuro, e li riempia di speranza e di fiducia in Lui.

     

    Don’t Forget! PAUL SIGNAC: RITRATTO DI M. FÉLIX FÉNÉON

    1890, Olio su tela, 73,5 x 92,5 cm, The Museum of Modern Art – New York (Usa)

    Il ritratto di Félix Fénéon del pittore parigino PAUL SIGNAC (11-11-1863–15-8-1935) è ​​un capo-lavoro del neo-impressionismo, movimento artistico emerso in Francia alla fine del XIX secolo. La tecnica utilizzata dall’artista consiste nell’applicazione di piccole pennellate di colori complementari che vengono miscelati nell’occhio dello spettatore, creando una sensazione di luminosità e vibrazioni.

    La composizione dell’opera è molto interessante, poiché Fénéon appare in primo piano, in una posa elegante e sofisticata, con uno sguardo profondo e un gesto serio. Quanto allo sfondo, le stelle in basso a destra forse alludono all’interesse di Fénéon per gli Stati Uniti, mentre il fiore (il ciclamino) simboleggia il cerchio e il ritmo, come suggerisce la sua etimologia greca. La combinazione di linee, colori, forme vorticose e la ricerca della vibrazione dinamica anticipano alcune idee della pittura astratta e richiamano l’Art Nouveau. L’opera mostra influenze dell’arte giapponese, in particolare delle stampe di fine Ottocento.

    Il colore è un altro aspetto importante di questo dipinto. I toni luminosi e saturi creano effetti di gioia e vitalità, che contrasta con la serietà del ritratto. I colori sono combinati magistralmente, creando un’armonia visiva che attira lo spettatore. Anche la storia del quadro è molto interessante. Fénéon era un critico d’arte francese e scrittore che promuoveva il movimento neo-impressionista. Signac gli fa il ritratto come un omaggio alla sua amicizia e reciproca ammirazione. Il lavoro fu esposto nella Hall of Independents di Parigi nel 1890, dove fu accolto molto bene da critici e pubblico.

    L’artista ha dato alla sua opera un sottotitolo molto lungo e ironico: “Contro smalto di uno sfondo ritmico con Beats e angoli, toni e tinte, Ritratto di M. Félix Fénéon. Opus 217”. Si tratta di una parodia della terminologia scientifica dell’epoca. Infine, un aspetto poco noto di questo dipinto è che Signac ha usato una tecnica “Point -Bilist” per creare la consistenza della giacca di Phoenon. Questa tecnica è quella di applicare piccoli punti di colore per creare un’illusione di consistenza e sollievo. Questo dettaglio mostra l’abilità e la creatività dell’artista, che hanno sempre cercato di innovare e sperimentare nuove tecniche e stili.

     

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