Lunedì 10 luglio 2023

     

    XIV settimana Tempo Ordinario

     

    Aforisma di Blaise Pascal

    «Ho fatto questa lettera più lunga solo perché non ho avuto tempo di farla più corta»

     

    Preghiera Colletta

    O Padre, che nell’umiliazione del tuo Figlio hai risollevato l’umanità dalla sua caduta, dona ai tuoi fedeli una gioia santa, perché, liberati dalla schiavitù del peccato, godano della felicità eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen

     

    Santo di oggi

    SS. Rufina e Seconda

    Un’antica passio, redatta intorno alla metà del sec. V, testimonia che Rufina e Seconda subirono il martirio durante la persecuzione di Valeriano e Gallieno.

    Le due giovani erano fidanzate con due giovani cristiani, ma dopo che essi apostatarono, decisero di votarsi alla verginità, provocando la reazione dei fidanzati che prima tentarono di indurle all’apostasia, poi le denunciarono: arrestate dal prefetto Giunio, furono torturate e martirizzate a Roma, al decimo miglio della via Cornelia, nella cosiddetta “silva nigra”, che da allora fu chiamata “silva candida”, Rufina venne decapitata, mentre Seconda fu bastonata a morte.

    I loro corpi abbandonati furono recuperati e sepolti dalla matrona di Roma Plautilla, a cui le giovani martiri erano apparse in sogno, invitandola a convertirsi. Sul luogo della sepoltura papa Giulio I (341-353) fece erigere una basilica, di cui non è però rimasta traccia.

     

    Parola di dio del giorno Matteo 7,1-5

    In quel tempo, giunse uno dei capi, si prostrò dinanzi a Gesù e disse: «Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni, imponi la tua mano su di lei ed ella vivrà». Gesù si alzò e lo seguì con i suoi discepoli. Ed ecco, una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni, gli si avvicinò alle spalle e toccò il lembo del suo mantello.

    Diceva infatti tra sé: «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò salvata». Gesù si voltò, la vide e disse: «Coraggio, figlia, la tua fede ti ha salvata». E da quell’istante la donna fu salvata.

    Arrivato poi nella casa del capo e veduti i flautisti e la folla in agitazione, Gesù disse: «Andate via! La fanciulla infatti non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma dopo che la folla fu cacciata via, egli entrò, le prese la mano e la fanciulla si alzò. E questa notizia si diffuse in tutta quella regione.

     

    Riflessione frammento di vita

    Sono in quattro in auto al rientro da una cena in casa d’amici: alle 22,30, la strada è libera e il traffico scorrevole e si telefona a casa che si arriverà presto. Ma un istante dopo sul cavalcavia la colonna è bloccata: si è praticamente fermi e per percorrere poche centinaia di metri ci vogliono 40 minuti. Non si sa il perché dell’ingorgo, ma per un altro chilometro almeno non c’è possibilità di sfuggirvi.

    Chi è al volante, imprecando contro i “pecoroni” che non fanno nulla per evitare il blocco, appena scorge un distributore, vi si butta dentro alla ricerca di una via di fuga. In effetti la via c’è, ma è contromano e con un rialzo che ne impedisce l’accesso. Ma lui scavalca il gradino grattando il fondo dell’auto e percorre la via in senso vietato (giorni dopo pagherà l’azzardo con la multa e dei punti in meno sulla patente). Poi si infila nelle vie del quartiere e non dà retta ai compagni che lo invitano alla calma.

    Dopo venti minuti di tentativi, riesce a rientrare sulla strada principale, ma scopre di essere addirittura tornato indietro. Ancor più furioso si immette con prepotenza nella coda, rischiando l’incidente. Una serata disastrosa, ma che si spera abbia insegnato al tipo almeno due cose: che nella vita le scorciatoie di solito allungano il percorso e che rimanere con pazienza in fila non è detto che sia comportamento da pecoroni.        

          

    Intenzione di preghiera per il giorno

    Sono purtroppo in aumento i casi di suicidio, preghiamo per chi si è tolto la vita e per i loro familiari, ma anche per quello che stanno vivendo momenti di sconforto e disperazione.

     

    Don’t Forget! Personaggi famosi e veri credenti

    PAVEL ALEKSANDROVIČ FLORENSKIJ 1882-1937

    Filosofo, matematico e teologo, Florenskij è considerato il “Leonardo da Vinci russo”. Nacque a Yevlax (oggi Azerbaigian): il padre, Aleksandr Ivanovič, era ingegnere della ferrovia transcaucasica; la madre Ol’ga Pavlovna Saparova, era discendente di una nobile famiglia armena. La famiglia si trasferì a Tbilisi, in Georgia, dove Pavel studiò fino ai 18 anni e poi raggiunse l’Università di Mosca dove si laureò nel 1904 in matematica e fisica.

    Dopo di che frequentò l’Accademia teologica di Mosca e approfondì lo studio delle lingue antiche e scienze bibliche. Pubblicò numerosi scritti di argomento teologico, filosofico, spirituale, ma non trascurò ricerche matematiche e indagini epistemologiche. Partecipò alla vita culturale moscovita prerivoluzionaria e nel 1906, pronunciò il sermone Il grido del sangue contro una condanna a morte, che gli costò i primi tre mesi di reclusione, poi commutati in grazia. Nel 1908, anno della morte del padre, conseguì la Licenza in Teologia.

    Il 23/9 fu invitato a ricoprire la cattedra di Storia della Filosofia, dove ebbe successo tra gli studenti e i ricercatori per la profondità delle riflessioni e per l’originalità didattica. Nel 1910 sposò Anna M. Giacintova, dalla quale nel 1911 avrà il primo figlio. Il 24 aprile 1911 è ordinato sacerdote della Chiesa ortodossa e indossa l’abito talare che non toglierà più fino alla deportazione. È nominato docente di filosofia e tiene lezioni di storia delle idee, con approfondimenti sul concetto di infinito nella logica simbolica e matematica.

    Dal 1911 al 1917 dirige la rivista “Messaggero Teologico” di cui rinnova contenuti e impostazione e nel 1914 pubblica il capolavoro del pensiero filosofico-teologico contemporaneo: La colonna e il fondamento della verità, saggio di teodicea ortodossa in 12 lettere. Dopo la rivoluzione del 1917 teorizzò la necessità della resistenza a fianco di chi subisce soprusi e violenze. Tra il 1918 e il 1922 (anno in cui l’amico Sergej N. Bulgakov accettò l’esilio a Parigi) tenne cicli di conferenze all’Accademia libera di cultura spirituale fondata dal filosofo Nikolaj A. Berdjaev soprannominato “il filosofo della libertà” che, espulso dalla Russia si recò in Francia nel 1922.

    Florenskij divenne docente di “Analisi della spazialità nell’arte” e scrisse illuminanti interpretazioni del significato spirituale delle icone, contrapponendo l’arte ortodossa orientale alla pittura occidentale. Continuò a pensare e pregare indisturbato per qualche anno, dopo la Rivoluzione, anche perché lavorava in settori che interessavano al potere sovietico. Ma, nel 1924 fu imprigionato con l’accusa di “oscurantismo” e condannato al confino: rifiutò la proposta di esilio a Parigi scegliendo di condividere le sorti dei compagni e amici. Ebbe ancora la possibilità di lavorare e di scrivere per qualche anno, anche se il regime non capiva come un “pope oscurantista” fosse tanto competente nelle materie scientifiche.

    l 26-2-1933 Florenski fu condannato a dieci anni di Gulag e trasferito nelle isole Solovki dove, al posto di un antico monastero, era stato eretto un gulag di “rieducazione” comunista. Continuò però a portare avanti le sue ricerche e realizzò scoperte scientifiche, come quella di un liquido anticongelante. Nell’estate 1934 ricevette la visita della moglie e dei tre figli più piccoli. Sarà l’ultimo congedo dalla famiglia. L’8-12-1937 venne fucilato, con altri 500 detenuti, nei boschi intorno a Leningrado. Ha lasciato scritto: “Nulla si perde completamente, nulla svanisce, ma si custodisce in qualche tempo e in qualche luogo, anche se noi cessiamo di percepirlo

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