Lunedì 14 marzo 2022

     

    2.a Settimana di Quaresima

     

    Aforisma del giorno di Madre Teresa di Calcutta

    “Ciò che conta non è fare molto, ma mettere molto amore in ciò che si fa.”

     

    Preghiera del giorno del Beato Contardo Ferrini

    Eccomi davanti a Te, o Signore! Eccomi inginocchiato davanti al tuo altare. Io sono polvere e cenere, io sono colpa e peccato…Come potrò parlare a Te, Signore, accostarmi alla tua mensa, ricevere la tua divina maestà in me? Tu richiedi un cuore puro, umile: io ti porto un cuore superficiale, pieno di peccati, freddo….

    Ma se Tu non vieni in me, che cosa sarà di me? Vieni, Signore Gesù, non guardare i miei peccati: perdonami e fammi nuovo. Amen.

     

    Santo del giorno

    S. Matilde

    Nata nell’865, da lei e dal marito Enrico I (duca di Sassonia e re di Germania) discende la casata che conterà 4 imperatori: la famosa dinastia sassone. Educata nel monastero di Herford, in Westfalia, Matilde sa leggere e scrivere, fatto non frequente nelle grandi casate del tempo e non si mantiene estranea alle vicende politiche.

    Quando nel 936 muore il marito, non è favorevole al primogenito Ottone come successore: tenta di far proclamare re il più giovane Enrico e si arriva al conflitto tra i fratelli. Dopo l’incoronazione imperiale di Ottone a Roma (962) la famiglia è riconciliata.

    Matilde si ritira nel monastero di Nordhausen, dove si spende per i poveri e i malati, ma si ammala e si trasferisce in un altro monastero in Sassonia dove morirà nell’anno 968.

     

    La Parola di Dio del giorno Luca 6,36-38

    Gesù disse ai discepoli: «Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati.

    Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».

     

    Riflessione del giorno da Mattutino di Mons. Ravasi

    Nessun uomo è un’isola, completo in sé. Ciascuno di noi fa parte di un continente, un pezzo di terraferma. «Ci sono persone che parlano un momento prima di pensare»: proviamo a ribaltare questo aforisma del moralista francese La Bruyère.

    Prima di parlare, creiamo uno spazio di silenzio e di riflessione e in quest’oasi lasciamo echeggiare le parole sopra citate. A proporle è un grande poeta inglese, John Donne, vissuto tra il Cinque e il Seicento, in una raccolta intitolata Devozioni. È una meditazione spirituale sul mistero dell’uomo, «l’unico essere animale per il quale il suo stesso esistere è un problema da risolvere» (Erich Fromm).

    Ora, l’umanità è stata creata a immagine di Dio proprio perché è maschio e femmina, cioè votata alla relazione interpersonale, a un incontro fecondo e, perciò, capace di imitare il Creatore attraverso la generazione. Ma c’è di più. Noi apparteniamo a un orizzonte genetico comune: l’«umanità» appunto, che è il nostro «continente» di cui siamo una porzione.

    Invano abbiamo eretto frontiere di razze, classi, divisioni: rimaniamo tutti figli di Adamo, deboli e gloriosi, capaci di infamie e di eroismi. Ed è per questo che dobbiamo combattere la tentazione di isolarci, perché da soli non bastiamo a noi stessi. Torniamo a guardarci negli occhi, a usare la voce del dialogo, dato che abbiamo la lingua paterna comune, quella dell’unico Creatore, iscritta nelle nostre coscienze.

     

    Intenzione di preghiera per il giorno

    Preghiamo perché il conflitto tra Russi e Ucraini e tutti i conflitti che insanguinano il mondo abbiano termine quanto prima.

     

    Don’t forget! Anno di S. Giuseppe

    S. Giuseppe e il Gesù eucaristico

    Questo quadro dell’artista piemontese Defendente Ferrari (1480-1540) un pittore influenzato dall’arte nordica, soprattutto fiamminga, presenta un’insolita immagine di S. Giuseppe, il quale occupa il centro della scena.

    A sinistra la Madonna è inginocchiata in atteggiamento di preghiera e adorazione, mentre a destra in piedi c’è il santo Vescovo di Ivrea Warmondo con le insegne del suo ministero e il canonico della casata dei Marchesi Ponzone di Azeglio in ginocchio con le mani giunte.

    Il bambino Gesù è seduto su una specie di tabernacolo marmoreo che contiene un ostensorio gotico, con l’ostia consacrata in bella evidenza. La scena introduce un vasto sfondo con eleganti e particolareggiate strutture architettoniche di gusto rinascimentale, ma ancora dipinte con gusto fiammingo. Il quadro è una tempera su tavola; è stato realizzato nel 1521 e si trova nel duomo della cittadina piemontese.

    Nel quadro di Defendente Ferrari abbiamo detto che S. Giuseppe occupa il centro della scena: in ginocchio, si china su Gesù che lo fissa pieno di fiducia e gli porge la destra che il bimbo afferra con le sue manine nel tentativo di sollevarsi.

    La scena è molto tenera, ma non dissimile da quelle di molti altri quadri che descrivono il rapporto tra padre e figlio. Ciò che incuriosisce è che il supporto sia un tabernacolo o un piccolo altare con tanto di tovaglia, dove il corpicino di Gesù neonato fa pensare al pane eucaristico che di fatto appare nel vano sotto il piano della mensa.

    Bianco è il bambino, così come lo è il suo vestito e la tovaglia del piccolo altare/tabernacolo pure di pietra bianca. Al candore dell’innocenza fa da contrapposto il rosso del mantello di Giuseppe che allude al sacrificio, con l’ostensorio a fare sintesi del mistero della salvezza che si compie nell’eucaristia. La presenza del Vescovo e del prete alludono alla comunità ecclesiale che ogni giorno celebra l’eucaristia mentre la Madonna è della stessa chiesa l’immagine più perfetta.  

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