Lunedì 15 luglio 2024

     

    XV settimana T. Ordinario (A. pari)

     

    Avvenne il 15 luglio…

    1099 – 1.a crociata: i soldati cristaini prendono la basilica del S. Sepolcro di Gerusalemme.

    1410 – Polacchi e lituani sconfiggono i cavalieri teutonici nella battaglia di Grunwald.

    1799 – Il capitano francese Pierre-François Bouchard trova la stele di Rosetta.

    1965 – Arrivano sulla Terra le prime foto di Marte scattate dalla sonda Mariner 4.

    1997 – Andrew Cunanan uccide Gianni Versace fuori dalla sua casa di Miami.

    2016 – Turchia tentativo di colpo di Stato (fallito) contro il presidente Recep Tayyip Erdoğan

     

    Aforisma di S. Ambrogio

    Non si corregge mai il male col male, né la ferita si cura con la ferita, per evitare che si incancrenisca.

     

    Preghiera

    Dio onnipotente, concedi a noi, che celebriamo la nascita al cielo del santo vescovo Bonaventura, di essere illuminati dalla sua eminente sapienza e di imitare il suo serafico ardore. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen

     

    Santo del giorno

    Giovanni Fidanza nacque a Bagnoregio (Viterbo) nel 1218. Bambino fu guarito da S. Francesco, che esclamò: «Oh bona ventura». Gli rimase per nome ed egli fu una «buona ventura» per la Chiesa. Studiò a Parigi e in Francia, entrò nell’Ordine dei Frati Minori.

    Insegnò teologia all’università di Parigi e formò intorno a sé una scuola di livello. Nel 1257 fu eletto generale dell’Ordine francescano, carica che mantenne per 17 anni con impegno tanto da essere definito secondo fondatore dell’Ordine. Scrisse opere di carattere teologico e mistico ed importante fu la «Legenda maior», biografia ufficiale di San Francesco, a cui si ispirò Giotto per il ciclo pittorico di Assisi.

    Fu nominato vescovo di Albano e cardinale. Partecipò al II Concilio di Lione che, grazie anche al suo contributo, segnò un riavvicinamento fra Chiesa latina e Chiesa greca. Proprio durante il Concilio, morì a Lione, il 15-7-1274.

     

    Parola di Dio del giorno Matteo 10,34-11,1

    Gesù disse ai suoi apostoli: «Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; sono venuto a portare non pace, ma spada. Sono infatti venuto a separare l’uomo da suo padre e la figlia da sua madre e la nuora da sua suocera; e nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa.

    Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà. Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato.

    Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa». Quando Gesù ebbe terminato di dare queste istruzioni ai suoi dodici discepoli, partì di là per insegnare e predicare nelle loro città.

     

    Riflessione Frammenti di vita

    “Voi preti dite che bisogna dare fiducia alle persone” mi fa un tizio piuttosto incavolato “perché il Signore ci invita a fidarci gli uni degli altri…” aggiunge, col tono di chi cerca di convincere più sé stesso che gli altri. È evidente infatti che lui deve essersi fidato di qualcuno, ma –sono parole sue- “la mia delusione è stata così grande che mi sono convinto che se fidarsi è bene, non fidarsi è meglio”.

    Motiva il cambio di parere raccontando per filo e per segno il tradimento messo a segno a suo danno proprio da chi riteneva un amico sicuro. Gli ricordo che Gesù ci ha esortati ad amare il prossimo, nemici compresi, come noi stessi, ma ci ha fatto capire che solo Dio è degno di fede e perciò solo di Lui possiamo fidarci totalmente. E gli leggo il passo di Giovanni 2,23-25: “Gesù non si fidava di loro perché conosceva tutti…egli infatti sapeva quello che c’è nel cuore dell’uomo».

    Il nostro amico si stupisce e obietta: “Ma il Signore si è fidato persino di Giuda Iscariota, chiamandolo a far parte dei suoi 12 apostoli”.  “È vero –confermo- ma Gesù i suoi li conosceva bene uno per uno, e se li ha chiamati tutti, non a tutti ha concesso la stessa fiducia. Infatti a Pietro -che pur lo avrebbe rinnegato tre volte- ha affidato le chiavi del Regno dei cieli. Mentre a Giuda -che lo avrebbe tradito per 30 denari- ha consegnato solo la chiave della cassetta delle elemosine”.    

         

    Intenzione di preghiera

    Perché i capi delle nazioni siano più responsabili nel parlare, nell’agire, nel mettere in pratica quello che esigono dagli altri e siano di esempio per coloro che li hanno scelti ed eletti…

     

    Don’t Forget! Figure significative del clero bergamasco

    Angelo Gelmi Vescovo

    1938-2016

    Nasce a Gandino il 24-4-1938. A 11 anni, orfano di padre e con la mamma ammalata, era stato accolto nella Casa dell’orfano a Ponte Selva col fratello Luigi; le sorelle Maria e Graziella trovarono ospitalità presso le Orsoline di Gandino. Angelo entrò al Patronato il 5-12-1949 dove proseguì gli studi dalle scuole elementari fino all’apprendistato in falegnameria. Capace nel suo mestiere sentiva però forte la vocazione sacerdotale e frequentò il Seminario di Bergamo fino all’ordinazione avvenuta il 28-6-1968 insieme a don Giuseppe Bracchi, futuro superiore del Patronato. Prete della diocesi di Bergamo e appartenente al Patronato S. Vincenzo, don Angelo si può considerare «figlio spirituale» di don Bepo Vavassori, il fondatore.

    Due anni dopo l’ordinazione partì per la Bolivia, destinazione La Paz, la capitale. Fu di fatto il 4° sacerdote, dopo don Berto Nicoli, don Antonio Berta e don Josè Ferrari, a essere inviato nella missione diocesana: a La Paz affiancò p. Berta nella Ciudad del Niño, casa di accoglienza degli orfani aperta dal governo boliviano che aveva richiesto al P.S.V. di assumerne la gestione. Mentre padre Berta si spostava a Cochabamba per aprire la sua Ciudad del Niño, don Angelo Gelmi visse gli anni difficili della dittatura nel Paese sudamericano nella capitale.

    Nel 1975 don Angelo chiese di essere trasferito a Sacaba cittadina di 30 mila abitanti vicino Cochabamba della quale don Berto Nicoli era parroco. Una parrocchia vastissima: P. Angelo scelse di farsi carico di una ventina di comunità sulla cordigliera del Tunari fatte di agricoltori e di allevatori di capre e di lama e in queste periferie del mondo mette le radici e il cuore. Una vita la sua aspra, dura, in piccoli pueblos fatti di poche famiglie, spesso di persone analfabete, che parlavano solo il quechua, uno degli idiomi nativi dei boliviani insieme all’aymara.

    Tapacarì, Pongo Capinota, Challviri, sono solo alcune delle comunità in cui visse don Angelo: anche quando il 4-4-1985 fu eletto vescovo ausiliare di Cochabamba e ordinato il successivo 29 giugno, non lascio mai l’altipiano: a Tapacarì fece costruire un collegio per i ragazzi che vivevano sulla Cordillera e tra quelle montagne sviluppò un’intesa attività pastorale fatta di dedizione e di testimonianza fedele e generosa. Solo l’avanzare degli anni e della malattia nel 2013 lo convinse a tornare in Italia, dove celebrò i 50 anni della missione boliviana insieme al Vescovo Beschi. Il 17-6-2016 si spegne nella casa di Riposo “Piccinelli” di Scanzo, a 78 anni di età.  I funerali sono stati celebrati il 20 giugno 2016 nella Basilica di Gandino.

     

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