Lunedì 2 dicembre 2024

     

    I settimana di Avvento

     

    Avvenne il 2 dicembre…

    1804 – In Notre Dame a Parigi, Napoleone Bonaparte si auto-incorona, alla presenza di papa Pio VII, imperatore dei francesi

    1805 – Le armate francesi vincono nella battaglia di Austerlitz. Termina il “Sacro Romano Impero”

    1848 – Francesco Giuseppe I diventa imperatore d’Austria.

    1961 – Fidel Castro si dichiara marxista-leninista e annuncia che Cuba adotterà il comunismo.

    1993 – Il narcotrafficante colombiano Pablo Escobar viene ucciso a Medellín.

     

    Aforisma di S. Agostino

    “Se credi ciò che ti piace dei vangeli, e rifiuti quello che non ti piace, non è nei vangeli che credi, ma in te stesso.”

     

    Preghiera

    Il tuo aiuto, o Padre, ci renda perseveranti nel bene in attesa di Cristo tuo Figlio; quando egli verrà e busserà alla porta, ci trovi vigilanti nella preghiera, operosi nella carità fraterna ed esultanti nella lode. Egli è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen

     

    Santo del giorno

    Ivan Slezyuk nacque il 14-1-1896 nella regione ucraina di Ivano-Frankivsk. Nel 1923 ricevette l’ordinazione in rito bizantino e nel 1945 fu ordinato Vescovo coadiutore con diritto di successione nell’Eparchia di Stanislaviv nel caso il Vescovo titolare venisse arrestato dai bolscevichi, ordinazione provvidenziale, in quanto il Vescovo morì il 28-12-1945 nell’ospedale del carcere a Kiev, ma Ivan era stato già imprigionato e deportato nel campo di lavoro di Vorkuta in Russia e poi dal 1950 di Mordovia.

    Il 15-11-1954 fu liberato e prese possesso della sua sede. Arrestato una seconda volta nel 1962 e condannato a 5 anni di regime duro, fu rilasciato nel 1968, ma continuò a essere convocato dal KGB per “conversazioni”. Ivan Slezyuk però continuò ad esercitare senza il suo ministero presso i fedeli di Rito bizantino, testimoniando Cristo senza paura dinanzi ai persecutori della fede. Morì infine presso Stanislaviv il 2-12-1973 e fu beatificato da Giovanni Paolo II il 27-6-2001 con altre 24 vittime ucraine del regime sovietico.

     

    Parola di Dio del giorno Matteo 8,5-11

    Entrato Gesù in Cafarnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava e diceva: «Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente». Gli disse: «Verrò e lo guarirò». Ma il centurione rispose: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito.

    Pur essendo anch’io un subalterno, ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa».

    Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: «In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande! Ora io vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli».

     

    Riflessione frammenti di vita

    Distratti dal clamore mediatico col quale in tutto il mondo si celebrava la giornata contro la violenza sulle donne, non tutti si sono accorti che da noi, a Bergamo, accadeva qualcosa che alla stessa giornata stava dando un significato inatteso e sorprendente: Marta, infermiera al Papa Giovanni XXIII, moglie di Nicola e mamma di Aurora nata prematura, ma in buona salute nel luglio scorso, moriva di tumore per aver voluto a tutti i costi che sua figlia venisse al mondo.

    Questa trentenne giovane e bella, amata dai familiari e apprezzata da tutti, aveva deciso che per dare la vita a sua figlia e farne dono al marito e ai familiari, valeva la pena di rischiare la sua di vita e ha portato avanti tale scelta fino in fondo. Mentre in piazza si protestava giustamente contro la violenza sulle donne, lei compiva il gesto più libero e rivoluzionario di tutti: credere nella vita a tal punto da farla nascere a ogni costo; amare così tanto le persone da farle diventare papà, nonni, zii ecc. della propria creatura; credere nel presente e sperare nel futuro dell’umanità con tanta convinzione, da realizzare la parola di Gesù: “Nessuno ha un amore più grande di chi dà la vita”.

    Il gesto di Marta che la violenza della malattia l’ha vinta grazie a uno straordinario gesto di amore, rappresenta infine anche la più convincente forma di rifiuto della violenza contro le donne che la vita la accolgono e proteggono, la donano e diffondono.

     

    Intenzione di preghiera per la settimana

    Preghiamo per i governanti del mondo, perché abbandonino la corsa alle armi ed usino delle risorse naturali per il progresso civile e morale dei popoli.

     

    Don’t Forget! 1000 quadri più belli del mondo

    PIERRE PUVIS DE CHAVANNES: IL POVERO PESCATORE

    1881 – Pittura a olio su tela – 192 x 222 cm Musée d’Orsay Parigi

    Il Povero pescatore fu il primo quadro di Puvis de Chavannes (1824 – 1898) comprato dallo Stato, ma l’opera suscitò vivaci reazioni nel Salon del 1881 tanto che, l’acquisizione avvenne solo nel 1887. Ci vollero 6 anni prima che un museo francese trovasse il coraggio di esporre un quadro radicale come questo, così poco conforme e attento alle convenzioni dell’epoca.

    Senza false illusioni, Puvis voleva mostrare l’indigenza e la rassegnazione dei 3 personaggi che però non ci dice chi siano: se il pescatore barbuto in piedi, con gli occhi chiusi e le mani incrociate, in una barca in un gesto di attesa e in una postura meditativa è il padre che immergendo la rete nell’acqua, spera di avere una pesca fruttuosa e la cui vita povera e dura è evidente nelle sue vesti grigie e lacerate e se il bimbo coperto dal panno rosso è suo figlio (o figlia), chi è la terza figura? 

    È la figlia più grande o è la moglie del pescatore intenta a raccogliere fiori o radici commestibili? Difficile dirlo. Ma è chiaro che il pittore non si limita alla denuncia sociale, ma oltre ad alludere ai due racconti evangelici della pesca miracolosa per intervento di Gesù (cfr. Luca 5 e Giovanni 21) rivela un intento simbolico come si nota dal fatto che il pescatore è al centro dell’immagine, ma non è il punto focale del quadro: l’occhio infatti è attratto dal malinconico paesaggio dietro di lui, che comprende un cielo azzurro e un mare tranquillo.

    Se con intento spregiativo lo scrittore Huysmans paragonò il quadro alle immagini dei messali e ai vecchi affreschi privi di splendore e di profondità, in compenso, alcuni artisti della generazione seguente, da Seurat a Gauguin e Maurice Denis, per non parlare di Picasso, si entusiasmarono per la sobrietà estrema e straziante di questa immagine silenziosa. Puvis diventava così il pioniere della nuova pittura che metteva in relazione impressionismo e simbolismo.

     

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