Lunedì 21 luglio 2025

     

    16.a settimana tempo ordinario

     

    Avvenne il 21 luglio…

    356 a.C. – Tempio di Artemide a Efeso, una meraviglia del mondo, è distrutto da un incendio doloso

    365 – Il maremoto colpisce il Mediterraneo sud-orientale e in particolare Creta e la città di Alessandria d’Egitto causando complessivamente circa 50.000 morti.

    1927 – Germania: ad Adenau, Alfredo Binda vince il Campionato del mondo di ciclismo; dietro di lui si piazzeranno Costante Girardengo, Domenico Piemontesi e Gaetano Belloni

    1954 – 1.a guerra d’Indocina: la Conferenza di Ginevra divide il Vietnam in un Vietnam del Nord e un Vietnam del Sud

    1969 – Neil Armstrong diventa il primo essere umano a compiere un passo sulla Luna

    1970 – Dopo 11 anni di costruzione, la Diga di Assuan in Egitto viene completata

     

    Aforisma di S. Ambrogio

    “Cristo non viene meno a nessuno: siamo noi a venir meno. A nessuno egli manca, anzi per tutti sovrabbonda. Chi si desta lo trova accanto a sé.”.

     

    Preghiera Colletta

    Sii propizio a noi tuoi fedeli, o Signore, e donaci in abbondanza i tesori della tua grazia, perché, ardenti di speranza, fede e carità, restiamo sempre vigilanti nel custodire i tuoi comandamenti. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen

     

    Santo del giorno

    Daniele, l’ultimo dei quattro profeti detti maggiori, giudeo, nato probabilmente a Gerusalemme da famiglia nobile, forse imparentata coi re di Giuda, fu deportato a Babilonia tra il 606-605 a.C. Qui fu scelto con altri tre giovani nobili giudei (Anania, Azaria e Misaele) per essere ammesso alla corte del re, per assolvere incarichi ufficiali onorifici.

    Daniele colpì il re grazie alla sua intelligenza e rettitudine, tanto che fu nominato principe di Babilonia e prefetto su tutti i sapienti del regno. Alla corte babilonese Daniele si distinse come oracolo potente e giudice giusto, durante la sua vita ebbe numerose e sconvolgenti visioni e operò segni grandiosi nel nome del Dio dei giudei, che grazie a lui venne riconosciuto con regio decreto come l’unico Dio vero, capace di salvare coloro che credono in lui.

    Daniele, sopravvissuto al crollo dell’impero neo-babilonese (539-38), da lui stesso profetizzato dopo una visione, vide ancora i primi anni del nuovo impero persiano prima della morte in vecchiaia.

     

    Parola di dio Matteo12,38-42

    In quel tempo, alcuni scribi e farisei dissero a Gesù: «Maestro, da te vogliamo vedere un segno». Ed egli rispose loro: «Una generazione malvagia e adultera pretende un segno! Ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona il profeta.

    Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell’uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra. Nel giorno del giudizio, quelli di Ninive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono.

    Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona! Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro questa generazione e la condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone!».

     

    Riflessione di don Arturo Bellini su don Bepo

    «19 luglio: oggi faccio i miei 32 anni. Bisogna pensare a morire. Ho fatto poco e anche quello… Vorrei vivere secondo la mia fede in ogni momento in qualunque luogo. Dio mi dia grazie e forza».  Don Giuseppe Vavassori (diario 1912-1921). Questa nota di don Giuseppe Vavassori, fondatore del Patronato, è del 1921. A guerra finita, era tornato tra la sua gente di Trabuchello. Il compleanno è per lui motivo non solo di pensare alla fine: «Bisogna pensare a morire», ma anche di rinnovato impegno: «Vorrei vivere secondo la mia fede in ogni momento in qualunque luogo».

    In un foglio sparso senza data, fa memoria della sua nascita e del suo battesimo. Scrive: «Lo svolgersi della vita d’ogni uomo è sempre un caposaldo. Come nessuno è uguale all’altro così ogni vita, un’opera originale che in un modo o nell’altro esprime il volere del Grande Artefice. Ero il decimo figlio, ma solo il quinto dei sopravvissuti, cinque erano morti nell’età infantile.

    Dopo di me vennero altri sette, ma solo tre sono giunti all’età matura».  «I miei nomi. Il mio padrino, un allegro ventenne volle che il mio primo fosse Alpinolo che lui aveva preso ad amare leggendo un romanzo di Tomaso Grossi. Mia mamma volle che mi fosse dato anche il nome di Giuseppe ed una zia che conosceva tutte le vite dei santi volle si aggiungesse il nome di Vincenzo, perché ero nato nel giorno allora dedicato a S. Vincenzo de’ Paoli (19 luglio)». Tre nomi, come tre segnavia che hanno indicato a don Giuseppe Vavassori dove porta la strada e che lo hanno aiutato a trovarla. 

    In primo luogo, c’è la memoria di S. Giuseppe, il santo che egli sentiva, come custode della sua vita e della famiglia del Patronato. Giuseppe è il nome con il quale venne chiamato. Poi S. Vincenzo de Paoli, il Santo della carità che gli ha indicato il cammino del suo ministero.  Infine lo stravagante nome di “Alpinolo”, un appellativo che sollecita ad essere attenti alla realtà, alla cultura. Il nome di Alpinolo si trova in un romanzo di Tommaso Grossi (Bellano, 23-1-1790 – Milano, 10-12-1853) scrittore, poeta e notaio, esponente del Romanticismo lombardo, amico di Carlo Porta e di Alessandro Manzoni.

     

    Intenzione di preghiera

    Preghiamo perché il Signore tolga dai nostri cuori ogni rimpianto del passato, ogni paura del futuro, e li riempia di speranza e di fiducia in Lui.

     

    Don’t forget! 1000 quadri più belli del mondo

    THEODORE ROBINSON:  NANTUCKET

    1882 – olio su tela – 24,77 x 80,65 cm. – Museo di Colombo (Columbus, Georgia USA)

    Theodore Robinson (nato nel Vermont il 3 luglio 1852 e morto a New York il 2 aprile 1896) è stato un pittore statunitense, celebre per i suoi paesaggi impressionisti. Fu uno dei primi artisti americani a sposare interamente l’impressionismo verso la fine degli anni 1880. Le sue frequentazioni di Claude Monet furono intense e determinanti. Molte sue tele sono considerate capolavori dell’impressionismo americano.

    Theodore Robinson trascorse l’estate del 1882 a Nantucket un’isola a 48 km a sud di capo Cod, nello Stato del Massachusetts, sulla east coast degli Usa e dipinse diversi dipinti ispirati a scene locali, tra cui quello qui sopra. La raffigurazione degli unici due esseri viventi del quadro e cioè il cavaliere a riposo sotto l’albero e della sua bianca cavalcatura che bruca l’erba del prato suggeriscono un’immagine di tranquillità e serenità che neppure l’intreccio tormentato dei rami dei due alberi riesce a turbare, contribuendo anzi a rendere più intrigante la scena.

    L’uomo e l’animale sembrano non avvedersene e sfruttano senza problemi la frescura che l’ombra dell’albero stesso crea attorno a loro. Dietro a loro una casa colonica, mentre in lontananza, all’orizzonte, si intravede appena il mare, il che suggerisce che l’ambientazione fosse da qualche parte sulla costa del New England, proprio sull’isola di Nantucket che non a caso dà il nome al quadro. Il dipinto si trova ora al Columbus Museum di Columbus, in Georgia.

     

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