lunedì 22 luglio ’19

    XVI Settimana del tempo ordinario

     

     

    nell’immagine un dipinto di Gabriele Muenter

     

     

    Proverbio del giorno (Messico)

    È meglio sapere dove andare e non sapere come, che sapere come andare e non sapere dove.

     

    Iniziamo la Giornata Pregando

    “Dona ancora, o Padre, alla tua Chiesa, convocata per la Pasqua settimanale, di gustare nella parola e nel pane di vita la presenza del tuo Figlio, perché riconosciamo in lui il vero profeta e pastore, che ci guida alle sorgenti della gioia eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo. Amen

     

    Maria Maddalena

    La Chiesa latina accomunava nel culto tre distinte donne: 1) Maria di Betania, sorella di Lazzaro e Marta, 2) La peccatrice «cui molto è stato perdonato perché molto ha amato» 3) Maria di Magdala che seguì Gesù, assistette alla crocifissione ed ebbe il privilegio di vederlo risorto. L’identificazione è stata facilitata dal nome Maria comune alle 3.

     

    La Parola di Dio del giorno Giovanni 20,1-2.11-18

    Nel giorno dopo il sabato, Maria di Magdala si recò al sepolcro di buon mattino, quand’era ancora buio, e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Maria invece stava all’esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto». Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva che era Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: «Rabbuni!», che significa: Maestro! Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e dì loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro». Maria di Magdala andò subito ad annunziare ai discepoli: «Ho visto il Signore» e anche ciò che le aveva detto.

     

    Riflessione Per Il Giorno (Mons. Ravasi Mattutino)

    “La ricchezza guasta l’intelligenza, come un pasto troppo forte vela di sonno anche l’occhio più vivace”. Il primo effetto di un eccessivo amore alla ricchezza è la perdita della propria personalità. Si è tanto più persona, quanto meno si amano le cose. Si usa chiamare «la sindrome dei fratelli Collyer»: Homer e Langley si rinchiusero nella loro casa sulla Quinta Strada di New York colmandola all’inverosimile di oggetti (14 pianoforti, decine e decine di grammofoni, macchine da scrivere, giocattoli, carrozzine per bimbi, casse, barili, fusti, lampade, vestiti, libri, tonnellate di giornali e cibi ecc.), sigillarono le porte, introdussero trabocchetti per vietare l’accesso e là morirono sommersi dalla loro ossessione per la “roba”. Chi non ricorda la terribile finale della novella intitolata appunto «La roba» di Giovanni Verga, quando il protagonista, sentendo prossima la morte, esce in cortile e si mette ad ammazzare a colpi di bastone le sue anatre e tacchini, strillando: «Roba mia, vientene con me!»? Per una riflessione semplice sul tema dell’attaccamento folle alle cose, ricordiamo Vitaliano Brancati (1907-1954) e al suo libro sui Piaceri. La nota più interessante che egli ci propone è questa: chi ama troppo le realtà materiali perde la propria personalità, è accecato nella mente e ha il cuore indurito. È suggestivo il monito della Bibbia secondo il quale chi adora l’idolo diventa simile ad esso (Sl 115,8), si tramuta cioè in oro o pietra egli stesso, e S. Paolo dichiarava che l’attaccamento alle ricchezze è appunto idolatria (Col 3,5). Raccogliamo, allora, l’appello di Cristo: «Non accumulatevi tesori sulla terra dove ladri scassinano e rubano, ma tesori in cielo” Perché sulla terra dov’è il tuo tesoro, sarà il tuo cuore» (Mt 6,19-21).

     

    Intenzione del giorno

    Preghiamo per chi ha perduto la fede, la speranza, per chi non è più capace di amare e perdonare

     

    Don’t Forget: 100 immagini che hanno cambiato il mondo

    TITANIC DISASTER: GREAT LOSS OF LIFE 14 Aprile 1912 – Londra

    TITANIC DISASTER: GREAT LOSS OF LIFE 14 Aprile 1912 – Londra

     

    “Disastro del Titanic: grande perdita di vite umane”: il 12 aprile 1912 davanti agli uffici della White Star Line a Londra, uno strillone vende i giornali con la notizia dell’inabissamento della più inaffondabile nave che avesse mai affrontato gli oceani: 1518 le vittime fra i passeggeri ed equipaggio su circa 2200 persone imbarcate. Il Titanic era partito da Southampton il 10 aprile: la prima classe era piena di personaggi importanti…nessuno voleva mancare al viaggio inaugurale di una nave che era già leggenda prima ancora di essere varata. Il Titanic viaggiava alla massima velocità per stabilire il record della traversata e vincere il prestigioso “Nastro Azzurro”, ma la notte del 14 aprile la nave speronò un iceberg che aprì una falla enorme (90 metri) nella fiancata del piroscafo aprendola come se fosse una scatola di sardine. Sulle scialuppe di salvataggio (metà delle previste: la presunzione gioca brutti scherzi!) c’era posto per 1176 persone, ma nella confusione ne salirono solo 705. Il Titanic affondò in meno di tre ore e non raggiunse mai New York: la sua carriera era durata 4 giorni in tutto. Questa foto divenne così famosa che il ragazzo, Ned Parfett, divenne noto come “Titanic paperboy”: aveva sedici anni e morì sei anni dopo mentre combatteva sul fronte poco prima della fine della 1.a guerra mondiale.  

     

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