3a settimana tempo ordinario
Aforisma di N. Gomez Dàvila
Il popolo non elegge chi lo cura, ma chi lo droga.
Preghiera del giorno
Dio onnipotente ed eterno, guida le nostre azioni secondo la tua volontà, perché nel nome del tuo diletto Figlio portiamo frutti generosi di opere buone. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Santo del giorno
S. Emerenziana
Secondo la passione di S. Agnese, Emerenziana era tra i fedeli che parteciparono ai funerali della giovane martire. Un’improvvisa aggressione da parte di pagani fanatici disperse i cristiani accorsi per accompagnare Agnese alla sepoltura.
Emerenziana, invece di fuggire, apostrofò coraggiosamente gli assalitori, finendo però lapidata. I genitori di S. Agnese ne seppellirono il corpo nei pressi sui limiti della loro proprietà. Purtroppo il racconto non è attendibile.
Gli unici elementi del racconto relativi a Emerenziana sono il nome della santa, il suo martirio, quale che ne sia stata la forma, la sua sepoltura nei pressi del sepolcro di sant’Agnese.
Parola di dio del giorno Marco 3,22-30
Gli scribi, che erano scesi da Gerusalemme, dicevano: «Costui è posseduto da Beelzebul e scaccia i demoni per mezzo del capo dei demoni».
Ma egli li chiamò e con parabole diceva loro: «Come può Satana scacciare Satana? Se un regno è diviso in sé stesso, quel regno non potrà restare in piedi; se una casa è divisa in sé stessa, quella casa non potrà restare in piedi. Anche Satana, se si ribella contro sé stesso ed è diviso, non può restare in piedi, ma è finito.
Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire i suoi beni, se prima non lo lega. Soltanto allora potrà saccheggiargli la casa.
In verità io vi dico: tutto sarà perdonato ai figli degli uomini, i peccati e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato in eterno: è reo di colpa eterna». Poiché dicevano: «È posseduto da uno spirito impuro».
Riflessione del giorno – Frammenti di vita
All’arrivo del freddo, si moltiplicano le richieste di ospitalità nel Patronato, per proteggersi non solo dai rigori invernali, ma anche dall’insicurezza della vita in strada.
Per uno che viene accolto, tre sono messi in lista di attesa, ma non tutti si rassegnano e anche quest’anno, nonostante i controlli, non è mancato chi, protetto dal buio, è riuscito a intrufolarsi nel tendone che fa da deposito o a rifugiarsi sotto una tettoia o in un angolo protetto dove si è ricavato una rudimentale protezione fatta di cartoni e stracci.
Una volta scoperti, rimarrebbe solo l’espulsione, ma in questi giorni in cui il freddo punge, non ce la siamo sentita…Grazie all’aiuto di un benefattore si sono acquistati due “container” (di quelli che fanno da casa nei cantieri) che, posizionati nel cortile del Patronato e dotati di luce e di impianto radiante per il riscaldamento, sono diventati dormitorio di notte e casa di giorno non solo per gli ospiti “abusivi”, ma anche per tre in lista di attesa.
Ora 12 persone in più dormono tranquille e sono contente. Solo due hanno rifiutato la sistemazione, perché “preferiamo stare da soli” si sono giustificati. Ma si sa che nel popolo della strada c’è anche chi cerca non un rifugio, ma un nascondiglio, perché non si veda né chi è, né cosa fa.
Intenzione di preghiera per il giorno
Nella nostra provincia di Bergamo almeno 1.000 persone sono senza fissa dimora e vivono più o meno in strada: preghiamo perché non ci si dimentichi di loro…
Don’t Forget!
Da mercoledì 18 gennaio è iniziata la SETTIMANA di PREGHIERA per l’UNITÀ dei CRISTIANI
Personaggi famosi e autentici cristiani
Severino Boezio Filosofo A 475/477 Ω 524/526
Severino Boezio è nato a Roma nel 480 da famiglia aristocratica. A trent’anni era già un uomo famoso. Si sposò ed ebbe due figli. Nel 497 l’Italia veniva invasa dagli Ostrogoti di Teodorico il quale riuscì in un primo tempo a creare un certo equilibrio tra il suo popolo e i Romani. Boezio era tra i Romani colti del tempo che speravano in una progressiva romanizzazione dei “barbari” Goti.
Con questa motivazione culturale e civile, cominciò a tradurre i classici (Aristotele, Platone, Porfirio… ecc.), traduzioni che gli diedero grande notorietà nel Medio Evo. Scrisse trattati di logica, matematica, musica e teologia. Lo scritto però più rilevante che lo farà famoso sarà il De Consolatione Philosophiae, scritto da condannato a morte.
Ma cos’era capitato? Nel 522 due figli di Boezio erano stati nominati consoli. Qualche tempo dopo però, dovette scontrarsi con alcuni funzionari corrotti: questi per vendetta lo accusarono, ingiustamente, di tradimento. L’imperatore Teodorico (ariano e anticattolico), senza neppure ascoltarlo, lo condannò. Morirà in esilio a Pavia nel 526. Severino muore ma la sua opera rimane nei secoli.
Per esempio ecco la sua famosa definizione di persona: la persona è “una sostanza individuale di natura razionale”. In essa si mette in rilievo sia la sostanzialità e l’individualità della persona e quindi il suo essere-in-sé, sia la sua autonomia e razionalità. “La ‘persona’ vi appare come l’essere di frontiera, che tiene insieme i due mondi, e perciò come la categoria che può essere applicata agli uomini, agli angeli e a Dio, senza escludere una solidarietà col piano degli esseri di altra natura, pur mantenendo la sua irriducibile singolarità” (B. Forte).
L’aver scritto “La Consolazione della Filosofia” provocò la condanna a morte. Scrive così in carcere: “Combattete i vizi, dedicatevi a una vita virtuosa orientata dalla speranza che spinge in alto il cuore fino a raggiungere il cielo con le preghiere nutrite di umiltà. L’imposizione che avete subìto può tramutarsi, qualora rifiutiate di mentire, nell’enorme vantaggio di avere sempre davanti agli occhi il giudice supremo che vede e sa come stanno veramente le cose”.
Papa Benedetto XVI così parla di Boezio: “Ogni detenuto, per qualunque motivo sia finito in carcere, intuisce quanto sia pesante questa particolare condizione umana, soprattutto quando essa è abbrutita, come accadde a Boezio, dal ricorso alla tortura. Particolarmente assurda è poi la condizione di chi, ancora come Boezio che la città di Pavia riconosce e celebra nella liturgia come martire della fede, viene torturato a morte senza alcun altro motivo che non sia quello delle proprie convinzioni ideali, politiche e religiose. Boezio, simbolo di un numero immenso di detenuti ingiustamente di tutti i tempi e di tutte le latitudini, è di fatto oggettiva porta di ingresso alla contemplazione di Gesù Crocifisso”.
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