Lunedì 23 settembre 2024

     

    XXV settimana T. Ordinario

     

    Avvenne il 23 settembre…

    1122 – Il concordato di Worms pone fine alla lotta per le investiture.

    1846 – Viene scoperto il pianeta Nettuno.

    1932 – Fondazione del Regno dell’Arabia Saudita.

    1941 – Nel campo di concentramento di Auschwitz vengono effettuati i primi esperimenti con i gas.

    1985 – Giancarlo Siani, giornalista italiano, viene assassinato dalla Camorra a soli 26 anni.

     

    aforisma di George Orwell

    «Gli animali da fuori guardavano il maiale e poi l’uomo, poi l’uomo e ancora il maiale: ma era ormai impossibile dire chi era l’uno e chi l’altro.»

     

    Preghiera

    Dio onnipotente ed eterno, per grazia singolare hai concesso al santo presbitero Pio da Pietrelcina di partecipare alla croce del tuo Figlio, e per mezzo del suo ministero hai rinnovato le meraviglie della tua misericordia; per sua intercessione concedi a noi, uniti costantemente alla passione di Cristo, di poter giungere felicemente alla gloria della risurrezione. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen

     

    Santo del giorno

    Francesco Forgione nasce a Pietrelcina (Benevento) il 25-5-1887. Il 22 gennaio 1903 entra nell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini del convento di Morcone: il 22-1, ricevendo il saio, prende il nome di fra Pio da Pietrelcina. Diventa sacerdote sette anni dopo nel 1910.

    Nel 1916, dopo aver trascorso in famiglia sei anni per salute precaria, è trasferito a S. Giovanni Rotondo nel convento di S. Maria delle Grazie. Qui, per 50 anni, riceve numerose persone, accordando loro il perdono di Dio nella Confessione. Le autorità della chiesa dispongono varie ispezioni nei suoi riguardi e gli impongono, tra l’altro, di non celebrare Messa in pubblico per un periodo terminato nel 1933.

    Padre Pio accoglie queste disposizioni in totale obbedienza, sopportando anche i dolori causati dai segni della Passione, comparsi su di lui in modo visibile dal 1918. Muore il 23-9-1968, a 81 anni. La sua eredità vive nella Casa Sollievo della Sofferenza e nei Gruppi di Preghiera diffusi in tutto il mondo.

     

    Parola di Dio del giorno Luca 7,11-17

    In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la mette sotto un letto, ma la pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce. Non c’è nulla di segreto che non sia manifestato, nulla di nascosto che non sia conosciuto e venga in piena luce. Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha, sarà dato, ma a chi non ha, sarà tolto anche ciò che crede di avere».

     

    Riflessione frammenti di vita

    Una caratteristica della vita moderna è la rumorosità, ma alla fine ci si abitua a tutto e non ci si accorge più delle sirene di ambulanze, vigili del fuoco e polizia. Più fastidiosi sono i motorini, i rumori del traffico e gli aerei che ti passano sulla testa, ma finisci per fartene una ragione e ti rassegni.

    Però non sono ancora riuscito a capire la baraonda che si scatena quando arrivano i tifosi delle squadre che giocano con l’Atalanta: elicotteri, sirene, traffico bloccato, clacson impazziti fanno pensare che sia in corso un’invasione nemica. Invece è solo una partita. Le forze dell’ordine fanno il loro dovere, ma c’è qualcosa di esasperato negli “aficionados” che non a caso in italiano sono detti tifosi, da “tifo” che in termini medici è “malattia infettiva sistemica”!

    Eppure il motto principale dello sport è “mens sana in corpore sano” dove la pratica sportiva si propone di garantire non solo la sanità del corpo, ma anche della mente: se sul primo i risultati abbondano, sulla seconda qualche dubbio rimane vedendo gli eccessi di chi trasforma ciò che dovrebbe essere una festa, in una sfida all’ultimo sangue. Se non si può fare a meno di condannare le intemperanze del tifo estremo, occorre però mettere in evidenza che la frase latina così come è citata è incompleta: infatti è tolta dalle Satire dello scrittore latino Giovenale il quale afferma: “Orandum est ut sit mens sana in corpore sano” cioè “bisogna pregare (Dio) affinché la mente sia sana in un corpo sano”.

    Ma se si elimina Dio e si lasciano soli corpo e mente, si rischia che più niente funzioni e che il motto non abbia più un senso compiuto.

     

    Intenzione di Preghiera settimanale

    Preghiamo perché la situazione delle due guerre in Palestina e Ucraina che si fa di giorno in giorno più crudele e più incontrollabile, lasci il posto alla volontà di intraprendere percorsi di pace.

     

    Don’t Forget! 1000 quadri più belli del mondo

    ÈDOUARD VUILLARD: IL VESTITO A FIORI

    1891 – Olio su tela – 51 x 83 cm – Museu de Arte de Saõ Paulo Brasile

    Figlio di un ex ufficiale e di una bustaia, ÉDOUARD VUILLARD nacque l’11-11-1868 a Cuiseaux. Interessatosi fin dalla tenera età alla pittura, frequentò lo studio del pittore Diogène Maillart a Parigi e imparò così i primi rudimenti della pittura. Proseguì poi gli studi École des Beaux-Arts finché, nel 1889, Maurice Denis lo convinse a unirsi al gruppo dei “Nabi” (termine ebraico che significa profeta) che tentava di superare l’approccio i Gauguin al colore puro per creare armonie estetiche piacevoli e simboliche. 

    La sua pittura, abbandonato il realismo, divenne così ricca di colori violenti e squillanti. Inoltre, i suoi soggetti, difficili da decifrare, lo resero un astrattista ante litteram. I suoi soggetti prediletti furono la madre, la sorella e le operaie della corsetteria materna inserite in ambienti pieni di carte da parati e di arazzi. Queste figure intente nelle occupazioni quotidiane si fondono e confondono con la stanza che le ospita, al punto da rendere complicata la distinzione tra esse e l’ambiente. Ogni suo dipinto presenta l’uso di colori sempre diversi, vividi, squillanti.

    Splendido il modo con cui l’autore rappresenta le fonti luminose artificiali. Gli interni che dipinse si distinguono per un calore intimo e domestico, per il modo con cui le figure ricevono la luce, per i dialoghi che instaurano l’una con l’altra. Lo scoppio della guerra provocò un’interruzione dell’attività artistica di Vuillard. Arruolatosi come pittore dell’esercito, impresse nelle sue opere l’inquietudine del conflitto e dei tempi. Costretto a lasciare Parigi a seguito dell’avanzata tedesca, morì a La Baule il 21-6-1940.

     

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