Lunedì 24 luglio 2023

     

    XVI settimana Tempo Ordinario

     

    Aforisma di Paul Valéry

    “La massima ignoranza è quella di non sapere quali domande non ci si deve porre. È confondere i falsi coi veri problemi.”

     

    Preghiera del giorno

    Sii propizio a noi tuoi fedeli, o Signore, e donaci in abbondanza i tesori della tua grazia, perché, ardenti di speranza, fede e carità, restiamo sempre vigilanti nel custodire i tuoi comandamenti. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

     

    Santo del giorno

    S. Charbel Makhlouf

    Youssef Antoun Makhlouf nacque a Beqaa Kafra, in Libano, nel 1828. Nel 1851 entrò nell’Ordine Libanese Maronita, presso il monastero di N. Signora di Mayfouq, nella regione di Byblos. A novembre vestì l’abito religioso e cambiò nome in fratel Charbel.

    L’anno dopo si trasferì al monastero di S. Marone ad Annaya dove emise i voti solenni. In seguito fu mandato al monastero di Kfifan dove completò gli studi teologici. Dopo l’ordinazione, Charbel tornò ad Annaya e, sei anni dopo si fece eremita nell’eremo dei S. Pietro e Paolo. Visse in quel luogo altri 23 anni, digiunando, pregando e lavorando nei campi intorno all’eremo.

    Il 16-12-1898, mentre celebrava la Messa, fu colpito da apoplessia: morì dopo otto giorni di agonia, il 24-12. È stato sia beatificato sia canonizzato da Paolo VI. I suoi resti mortali sono venerati nel monastero di San Marone ad Annaya, in un’urna di legno di cedro.

     

    Parola di dio del giorno Matteo 12,38-42

    In quel tempo, alcuni scribi e farisei dissero a Gesù: «Maestro, da te vogliamo vedere un segno». Ed egli rispose loro: «Una generazione malvagia e adultera pretende un segno! Ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona il profeta.

    Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell’uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra. Nel giorno del giudizio, quelli di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono.

    Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona! Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro questa generazione e la condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone!».

     

    Riflessione Frammenti

    Una delle domande più frequenti che ci vengono rivolte dai singoli o gruppi che visitano il Patronato è: “Chi viene accolto, dopo quanto tempo viene dimesso?”. La risposta normalmente è: “Dipende: chi ha avuto permesso di soggiorno e contratto di lavoro a tempo indeterminato è invitato a cercarsi un affitto. Per gli altri si valuta caso per caso: c’è di tutto infatti, dagli psichiatrici, ai problematici, ai buoni, ma con limiti più o meno gravi, agli inaffidabili, non sempre riconoscibili.

    In ogni caso valgono 3 criteri. Che uno abbia voglia di darsi da fare, di lavorare: se sta mesi senza far nulla, c’è da sospettare che le sue fonti di reddito siano il furto o lo spaccio. Inoltre da chi in cambio dell’accoglienza e delle opportunità di riscatto che gli vengono offerte, non sa restituire altro che problemi e conflitti, c’è poco da sperare.

    Infine se non lo vedi mai in chiesa (se è cristiano) o in moschea (se è musulmano), significa che in genere non ha limiti né morali, né spirituali e che da uno così puoi aspettarti di tutto. Quando uno somma tutte e tre le caratteristiche, l’esperienza insegna che prima o poi si sarà costretti a mettere in atto le dimissioni. “E questi dove vanno a finire?” chiedono. Risposta: “Nell’unico posto che hanno scelto e fa per loro: la strada”.    

      

    Intenzione di preghiera per il giorno

    Preghiamo per i malati, gli anziani e le persone fragili messe a dura prova dall’afa di questi giorni.

     

    Don’t forget! Grandi personaggi e veri credenti

    Grazia Deledda

    Premio Nobel per la Letteratura 1871-1936

    Grazia Maria Cosima Damiana Deledda nasce a Nuoro il 28-9-1871. Figlia di un ricco imprenditore esperto di letteratura e poesia, frequenta le elementari senza completarle; la sua formazione prosegue infatti tra le mura domestiche, prima sotto la tutela della madre, poi con l’aiuto di un professore e prosegue infine da autodidatta. Già durante l’adolescenza, con i suoi contatti epistolari con lo scrittore Giovanni de Nava dà prova del suo talento come scrittrice.

    Comincia a collaborare con alcune riviste, sia sarde che romane, che danno spazio alla pubblicazione dei suoi racconti e di alcuni saggi sulle tradizioni popolari sarde: prove letterarie che le valgono il sostegno ed il supporto di letterati trai quali Gubernatis e Bonghi. Gli anni ‘90 sono segnati da gravi problemi familiari: la morte del padre e della sorella Vincenza fanno cadere la famiglia nello sconforto e in gravi problemi economici.

    Nel 1899 si trasferisce a Nuoro dove conosce Palmiro Madesani, un funzionario del Ministero dell’Interno che un anno dopo diventa suo marito; si tratta di un avvenimento rilevante nella vita della scrittrice non solo dal punto di vista personale, visto che da quest’unione nasceranno due figli, ma anche da quello professionale, dato che il Madesani lascia il lavoro al ministero per dedicarsi all’attività di agente letterario della moglie. Nello stesso anno, il 1900, la coppia si trasferisce a Roma.

    Nel 1903 pubblica Elias Portolu, travagliata storia di una famiglia di allevatori sardi, che consacra la Deledda come scrittrice di primo piano del panorama italiano. Inizia così un periodo che ricopre i primi venti anni del nuovo secolo che si rivela il più prolifico per la Deledda che in questi anni dà alla luce un gran numero di opere teatrali e romanzi tra cui spiccano quelle più importanti della scrittrice sarda: tra il 1904 e il 1913, pubblica Cenere, da cui viene tratto un film interpretato dalla grande Eleonora Duse, L’edera, Sino al confine e Canne al vento.

    Il successo che le deriva da queste opere le vale riconoscimenti sia da intellettuali e scrittori italiani come Giovanni Verga, Pietro Pancrazi ed Enrico Thovez, che da quelli europei: le sue opere infatti vengono tradotte e D.H. Lawrence scrive la prefazione alla versione inglese de La madre (1920). Nel 1927 diventa la prima donna cui viene assegnato il Premio Nobel per la letteratura, vincendo il duello con Matilde Serao. Muore nel 1936 a causa di un tumore al seno, le sue spoglie sono conservate nella chiesa della Madonna della Solitudine a Nuoro.

    La scrittrice sarda osserva, analizza, scorge le imperfezioni del mondo, legge il dolore, le sofferenze degli esseri umani in continua lotta tra bene e male. “Solo chi conosce la grazia di Dio non teme il proprio destino, segnato dal senso di precarietà e caducità di tutte le cose (”uomini siamo, Elias, uomini fragili come canne”)”, spiega Dino Manca, professore di Filologia della letteratura italiana all’Università degli Studi di Sassari.

     

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