XXVI Settimana tempo ordinario
Aforisma del giorno di Alessandro Manzoni
“Si dovrebbe pensare più a fare bene che a star bene: e così si finirebbe anche a star meglio.”
Preghiera del giorno di Adrienne von Speyr
Così come sono, Signore, e come posso divenire attraverso di Te, così voglio seguirti. Ma ciò che posso divenire attraverso di Te sta nelle Tue mani a tal punto che per me più nulla ha importanza di ciò che sono stato finora. Di tutto ciò che sono e posseggo Tu, Signore, puoi disporre completamente. Amen.
Santo del giorno
Sulla vita di Cosma e Damiano le notizie sono scarse. Si sa che erano gemelli e cristiani. Nati in Arabia, si dedicarono alla cura dei malati dopo aver studiato l’arte medica in Siria. Ma erano medici anàrgiri (termine greco che significa «senza argento», «senza denaro») che non si facevano pagare.
Ma la loro attenzione ai malati era anche strumento efficace di apostolato, una «missione» la loro che costò la vita ai fratelli, che vennero martirizzati. Durante il regno dell’imperatore Diocleziano, forse nel 303, il governatore romano li fece decapitare.
Successe a Ciro, presso Antiochia di Siria dove i martiri vengono sepolti. il loro culto fu assai diffuso in tutta la Chiesa fin dal sec. IV. Il 26-9 è la probabile data della dedicazione della basilica che a Roma porta il loro nome, edificata da Felice IV (525-530).
Parola di Dio del giorno
In quel tempo, nacque una discussione tra i discepoli, chi di loro fosse più grande. Allora Gesù, conoscendo il pensiero del loro cuore, prese un bambino, se lo mise vicino e disse loro: «Chi accoglierà questo bambino nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato.
Chi infatti è il più piccolo fra tutti voi, questi è grande». Giovanni prese la parola dicendo: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demoni nel tuo nome e glielo abbiamo impedito, perché non ti segue insieme con noi». Ma Gesù gli rispose: «Non lo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi».
Riflessione del giorno – Frammenti di vita
Nell’anniversario della morte del nonno, la nonna invita sua figlia, il genero e i nipoti a partecipare alla Messa in ricordo del marito defunto con una promessa che convince anche i giovani a partecipare: “Dopo la Messa, andiamo in pizzeria e offro io naturalmente”.
Il sabato sera alle 18,00 il gruppetto ha preso posto fra i banchi della chiesa: la nonna non è mai stata prima al Patronato di Bergamo e, al termine dell’eucaristia, chiede e ottiene dal celebrante una benedizione speciale per sé e per i suoi cari.
Quando poi usciti di chiesa i ragazzi le ricordano la promessa della pizza, lei lascia tutti di stucco rispondendo senza scomporsi che: “Non è più possibile” e alle rimostranze dei giovani per essersi rimangiata la promessa, ribatte: “I soldi della pizza non ci sono più e vi spiego perché. Io non ci sono mai stata prima in questo luogo, ma quando ho visto chi vi abita e quel che si fa qui dentro per loro, ho versato tutto quel che avevo nel cestino dell’elemosina”.
E prosegue: “E poi a voi non manca niente e una pizza in più o in meno fa poca differenza, ma sono convinta che a questa gente un aiuto, sia pur piccolo, può cambiare la vita”. Tornati a casa, la nonna ha preparato la pastasciutta, la solita, ma quella sera chissà perché, essa aveva un sapore diverso, migliore del solito.
Intenzione di preghiera del giorno
Preghiamo per tutti i medici e gli operatori nel campo della salute, perché facciano prevalere su tutto la cura e l’attenzione al malato.
Don’t Forget! Personaggi illustri
Castriota giorgio Scanderberg 1405-1468
Nacque a Dibra il 6-5-1405 da Giovanni, principe di Krujë e titolare di vasti domini nel nord Albania, e dalla principessa Voisava. A seguito delle vicende belliche che coinvolsero il padre contro il sultano Murad II, Giorgio fu aggregato alla corte ottomana coi fratelli Stanisha, Reposh e Costantino. Mentre due di essi morirono in giovane età e un terzo si fece monaco, Giorgio intraprese la carriera militare a fianco del sultano, distinguendosi ben presto per valore e perizia.
Per queste sue doti, si guadagnò dal sultano il titolo di Iskender Bej (principe Alessandro, con allusione ad Alessandro Magno), che gli Albanesi nazionalizzarono in Scanderbeg, che egli aggiunse al cognome. Dopo aver combattuto al fianco del sultano, il 28-11-1443, in occasione della battaglia di Nis, abbandonò il campo turco per allearsi con l’esercito cristiano guidato dall’ungherese John Hunyadi, iniziando così una guerra contro gli ottomani che si protrasse per 25 anni.
Con un manipolo di soldati fedeli, riconquistò il castello di Krujë, capitale dello Stato paterno, e tutte le fortezze albanesi occupate dai musulmani. Il 2-3-1444 radunò in Alessio gli altri principi albanesi ed i rappresentanti delta Repubblica di Venezia, ed in questo consesso fu proclamato capo della Lega dei principi albanesi. Il 29-6-1444 sconfisse a Torvjoll l’esercito turco forte di 100.000 uomini, guidati da Alì Pascià. Il successo della vittoria si propagò in Europa, attirando su Scanderbeg l’attenzione dei potenti dell’epoca.
Si susseguirono altri successi, a Prizren nel 1445, quindi a Krujë nel 1450, a Skopljë nel 1453, a Oranik nel 1456, e ad Albulena nel 1457. Nel 1461 si recò in Italia su richiesta di Ferdinando I d’Aragona, re di Napoli, minacciato dal rivale Giovanni d’Angiò, determinando la vittoria della Casa aragonese. Richiamato in patria nel 1462 per un altro violento attacco del nuovo sultano ottomano Maometto II, lo sconfisse, costringendolo a firmare un trattato di pace il 27-4-1463.
Nel 1464 ottenne dal re Ferdinando I d’Aragona i feudi di Monte S. Angelo e S. Giovanni Rotondo, per l’aiuto ricevuto nella lotta contro i baroni. Lo stesso anno 1464 vide il fallimento, per la morte di Papa Pio II, del grandioso progetto di una nuova crociata contro i turchi, fortemente voluto dal pontefice. Scanderbeg avrebbe avuto il comando delle forze cristiane e sarebbe stato dal papa incoronato Re. Scongiurato il pericolo della crociata, il Sultano organizzò una nuova spedizione contro Giorgio Castriota, affidandone il comando a Ballaban Pascià, un albanese cresciuto alla corte del sultano, ma l’esercito turco fu messo in fuga daglialbanesi.
Nel 1466, Maometto II mosse di nuovo guerra agli albanesi: opo una serie di scontri sanguinosi, nel corso dei quali lo stesso Ballaban Pascià peri, Scanderbeg portò i suoi all’ennesima straordinaria vittoria. Nell’estate del 1467, Maometto II in persona pose un nuovo assedio a Krujë, forte di un poderoso esercito di 150.000 soldati, ma col sopraggiungere dell’inverno dovette rassegnarsi alla ritirata. La vittoria del sultano era solo rinviata: l’enorme disparità di forze fra i due schieramenti, e l’altalenante politica di Venezia, interessata più ai suoi interessi commerciali che alla difesa dell’Albania, erano ostacoli difficili da superare per il popolo albanese. Il 17-1-1468, colto da violenta febbre malarica, Scanderbeg mori in Alessio.
La moglie Andronica ed il figlio Giovanni si ripararono in Italia, sotto l’ala protettrice della Casa d’Aragona. L’Albania resistette ancora un decennio ai turchi, prima di cedere ad un’occupazione che si protrasse per circa 5 secoli. Scanderbeg fu uomo di eccezionali virtù. La bellezza e maestà della persona erano congiunti in lui a forza fisica straordinaria. Grandissimo guerriero e diplomatico tra i più prudenti, concepì e realizzò il grandioso progetto politico di uno Stato nazionale albanese ante litteram, saldamente agganciato all’Occidente e all’Europa.
Nessun commento
È possibile postare il commento di prima risposta.