Lunedì 27 giugno 2022

     

    13.a settimana tempo ordinario

     

    Aforisma del giorno di N. Gomez Davila

    La libertà non è un fine, è un mezzo. Chi la scambia per un fine, quando la ottiene non sa che farsene.

     

    Preghiera del giorno di S. Gregorio di Nazianzo

    Tutti gli esseri ti rendono omaggio, Dio, quelli che parlano e quelli che non parlano, quelli che pensano e quelli che non pensano. Il desiderio e il genito dell’universo, sale verso di te. Tutto quanto esiste, Te prega e a Te ogni essere della tua creazione, un silenzioso inno fa salire a te. Amen.

     

    Santo del giorno del giorno

    Cirillo (370-444), che succedette allo zio Teofilo, vescovo di Alessandria d’Egitto tra il 385 e il 412, fu protagonista assoluto nella Chiesa della prima metà del V secolo. Fronteggiò gli avversari del Cristianesimo con la stessa determinazione con cui combatté le deviazioni teologiche nella Chiesa stessa. 

    Scrittore prolifico e polemico, non si sottrasse nelle dispute contro i pagani e i giudei e divenne punto di riferimento nelle dispute teologiche che precedettero e seguirono il III Concilio Ecumenico, celebrato ad Efeso nel 431.

    In quegli anni difficili per la Chiesa, Cirillo , nonostante alcune situazioni ancora oscure sotto un profilo storico, governò la Chiesa di Alessandria d’Egitto difendendo strenuamente l’ortodossia.

     

    Parola di dio del giorno Matteo 8,18-22

    In quel tempo, vedendo la folla attorno a sé, Gesù ordinò di passare all’altra riva. Allora uno scriba si avvicinò e gli disse: «Maestro, ti seguirò dovunque tu vada». Gli rispose Gesù: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo».

    E un altro dei suoi discepoli gli disse: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Ma Gesù gli rispose: «Seguimi, e lascia che i morti seppelliscano i loro morti».

     

    Riflessione del giorno – La vocazione alla santità di Papa Francesco

    L’ esortazione apostolica Gaudete et exsultate di papa Francesco, è un invito, rivolto a tutti i credenti, a essere santi. E fin qui la cosa è pacifica, perché la santità è il fine di ogni cristiano. Le prime parole di Cristo furono infatti: «Convertitevi e credete al vangelo».

    Convertitevi cioè cambiate giro mentale e orientatelo secondo il vangelo. Già Dio, rivolgendosi ad Abramo, aveva detto qualcosa del genere: «Cammina alla mia presenza». Cioè, fai tutto come se Io ti guardassi (perché davvero Io ti guardo). E papa Francesco insiste con tutti: «la chiamata alla santità è anche per te».

    Come si fa? Semplice: basta vivere e camminare alla presenza di Dio, del Dio cristiano, cattolico per la precisione. Eh, tutto facile quando il cuore canta e se Dio «non ci induce in tentazione». Essere santi vuol dire compiere il proprio dovere di stato alla luce degli insegnamenti della Chiesa. Sei un padre di famiglia? fai bene il padre di famiglia; sei un prete? fai bene il prete; e così via.

    Anche un soldato in guerra, anche un poliziotto in azione possono essere santi se si comportano in modo cristiano. Messa così sembra facile e alla portata di tutti. Invece fare il cristiano non è facile, ma è, anzi, la cosa più difficile del mondo, specialmente in un mondo che rema contro. Dio vuole, per esempio, che si amino i nemici e si porga l’altra guancia a chi ci percuote.

    Cose agevoli quando nessuno ci percuote e non abbiamo nemici. Ma la cronaca quotidiana insegna che nessuno è ladro o assassino finché non gli capita l’occasione giusta. Quanti delitti «per futili motivi» leggiamo ogni giorno? Sopportare il vicino maleducato e rumoroso una tantum è alla portata di tutti, ma se la cosa va avanti giorno e notte per anni?

    Quanti reggono un mobbing prolungato senza maledire chi lo procura? Quanti sono quelli che, morto il figlio per malattia o incidente, hanno la forza di benedire Dio senza perdere la fede? E se uno nasce con un carattere violento, iracondo e introverso, dovrà fare sforzi per tutta la vita, per diventare «un sant’uomo» come il suo simile che, invece, è nato mite, allegro, buono e simpatico. Niente: per essere santi ci vuole la Grazia. Sennò è puro sforzo; meritorio, certo, ma inane, vano.

     

    Intenzione di preghiera per il giorno

    Perché non rinunciamo mai a quella santità a cui Dio ci chiama e per ottenere la quale ci concede tutti gli aiuti e i mezzi necessari.

     

    Don’t Forget! Vite straordinarie

    Tomaso Albinoni 1671-1751; Giovanni Legrenzi 1626-1690; Musicisti

    Nasce da una ricca famiglia veneziana di mercanti di carta originaria di Castione della Presolana (Bergamo). Incoraggiato dal padre, studia violino, canto e composizione e si distingue sia per le doti canore, sia per la capacità di musicista che affina sempre di più.

    Sotto la guida di Giovanni Legrenzi (1626-1690) uno dei creatori del barocco musicale e originario di Clusone, diventa compositore esperto e scrive opere liriche e sonate. Noto e ammirato, sposa Margherita Raimondi che lo mette in contatto con Massimiliano Emanuele II di Baviera al quale il musicista dedica molte opere purtroppo perdute.

    Ci rimane fortunatamente la sua musica da concerto ammirata da grandi compositori come J. S. Bach e Antonio Vivaldi: con Vivaldi e Corelli, Albinoni infatti è considerato una delle tre glorie massime della scena musicale veneziana.

    La moglie muore nel 1721 (non sappiamo se gli abbia lasciato o no figli) e del resto della sua vita sappiamo purtroppo pochissimo, anche perché molti dei suoi spartiti, lettere e documenti portati nella Biblioteca di Stato di Dresda, andarono perduti nel famigerato bombardamento che distrusse sia la Biblioteca insieme alla città. Sembra che dopo il 1740 si sia ritirato a Venezia dove morì nel 1751.

    È curioso che l’opera per cui è più noto (l’Adagio in sol minore) sia un falso composto da un musicista nel 1958. Profondamente credente, non lasciò opere specificatamente religiose, anche perché gran parte della sua produzione andò perduta, ma egli rimane esponente di spicco di una cultura musicale cattolica nella quale come pochi sa esprimere la bellezza, l’armonia, il senso dell’ordine e il gusto per la melodia. Ed è proprio da questo sostrato culturale e religioso che si è sviluppata quella musica classica barocca che oggi tutto il mondo ammira.      

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