8.a settimana Tempo Ordinario
Aforisma del giorno
Pensare di conoscere tutto di una persona è come credere che il mare finisca all’orizzonte.
Preghiera del giorno di Dietrich Bonhoeffer
Al cominciar del giorno, Dio, ti chiamo. Aiutami a pregare e a raccogliere i miei pensieri su dl te; da solo non sono capace.
C’è buio in me, in te invece c’è luce; sono solo, ma tu non m’abbandoni; non ho coraggio, ma tu mi sei d’aiuto; sono inquieto, ma in te c’è la pace; c’è amarezza in me, in te pazienza; non capisco le tue vie, ma tu sai qual è la mia strada.
Padre del cielo, siano lode e grazie a te per la quiete della notte, siano lode e grazie a te per il nuovo giorno. Signore, qualunque cosa rechi questo giorno, il tuo nome sia lodato! Amen.
Santo del giorno
S. Romano di Condat
S. Romano di Condat visse tra il 390 e il 463. La Vita Patrum Jurensium, scritta da un suo seguace, ci racconta che Romano per primo ebbe l’idea di isolarsi in prossimità delle foreste Giura. Per la sua fama, il vescovo Ilario di Besancon, lo ordinò sacerdote.
Con il fratello Lupicino ed altri seguaci, Romano che era tollerante, incline alla comprensione e alla magnanimità, fondò un grande monastero a Condat, un secondo a Leuconne e un monastero femminile di clausura a le Beaume, di cui fu badessa una loro sorella. La tradizione lo ricorda mentre abbraccia due lebbrosi, che grazie alla sua santità, guariscono.
La Parola di Dio del giorno Marco 10,17-27
Un tale corse incontro a Gesù e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo.
Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre”». Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza».
Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.
Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio!
È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».
Riflessione di Mons. Galantino Abitare le parole: Semplicità
La parola semplice, semplicità ha molteplici significati. Non è solo sinonimo di «facilmente intuibile» e «privo di complicazioni». Semplice si dice anche di una persona umile o trasparente, modesta o sobria.
Spesso è considerato semplice chi appare ingenuo e senza malizia. Addirittura, nel linguaggio comune, viene etichettato come semplice chi presenta tratti dimessi o al limite della dabbenaggine. La semplicità si esprime attraverso parole, gesti e atteggiamenti sobri, trasparenti ed eleganti.
Essa permette di attraversare la complessità della vita in maniera positiva se la si vive come conquista ed esercizio di liberazione da tutto ciò che soffoca pensieri, emozioni e sogni possibili. Ascoltando sé stessi e gli altri; lavorando per liberarsi dall’apparenza, dal conformismo, dall’ambizione, dall’avidità e dalle maschere.
Come scrive la poetessa A. Merini, «la semplicità è mettersi nudi davanti agli altri /. Non ci esponiamo mai /. Perché ci manca la forza di essere uomini /, quella che ci fa accettare i nostri limiti /, che ce li fa comprendere, dandogli senso e trasformandoli in energia /, in forza appunto /. Io amo la semplicità che si accompagna con l’umiltà».
Intenzione di preghiera per il giorno
Preghiamo perché con la grazia di Dio impariamo a diventare semplici, umili e trasparenti.
Don’t Forget! Anno di S. Giuseppe
Morte di S. Giuseppe
Mentre i Vangeli canonici non dicono nulla sulla morte di Giuseppe, qualche notizia si trova nei Vangeli apocrifi. Secondo l’apocrifo “Storia di Giuseppe il falegname” che descrive nei dettagli il trapasso del santo, Giuseppe sarebbe stato molto anziano quando morì, ma avrebbe goduto sempre di buona salute e lavorato fino all’ultimo giorno della sua vita.
Avvertito in sogno da un angelo della prossima morte, si recò a Gerusalemme e al ritorno fu colpito dalla malattia che lo portò alla fine. Stremato, sconvolto dai tormenti e travagliato nello spirito, fu calmato solo dalla presenza di Gesù che lo rassicurò e della sposa Maria che rimase vicino a lui fino all’ultimo momento.
Il suo corpo sarebbe poi stato sepolto con tutti gli onori nella città di Nazareth nella quale era sempre vissuto. Molti pittori hanno rappresentato la morte del Santo che è diventata il modello di “buona morte” per tutti i cristiani soprattutto nel XVII secolo, in quanto:
1) non fu improvvisa (un tempo si pregava: “A subitanea et improvisa morte, libera nos Domine”, mentre oggi l’opinione pubblica considera una fortuna morire velocemente, senza consapevolezza e senza dolore) cioè diede al morente il tempo di rendersi conto e di prepararsi all’appuntamento con Dio.
2) Giuseppe ebbe accanto a sé Gesù e Maria, oltre che gli angeli (come appare nel quadro di Bartolomeo Altomonte) e fu avvolto dalla luce divina
3) La morte per Giuseppe non fu la fine, ma il completamento di una vita vissuta tutta nell’obbedienza alla volontà di Dio. Ecco perché è considerato fra le altre cose, anche il patrono dei moribondi.
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