2a Settimana di Avvento
Aforisma del giorno di Charles Pèguy
“La speranza non va da sé. La speranza non va da sola. Per sperare bisogna essere molto felici, bisogna aver ottenuto, ricevuto una grande grazia”.
Preghiera del giorno di Giacomo di Sarug
Figlio di Dio, nel tuo amore sei venuto tra noi a fare tutte le cose nuove. Perché io parli del tuo amore a chi mi ascolta donami il tuo amore. Dio Altissimo Tu sei disceso dal cielo per abitare con noi peccatori.
Perché io racconti la bellezza del Tuo amore donami di salire dove Tu abiti. Nel Tuo amore per noi Tu hai accettato con pazienza di essere inchiodato sulla croce.
Perché io parli della Tua bontà fa’ scorrere nelle mie vene sangue Tuo che dona la vita. Nel Tuo amore bruciante permetti che la mia bocca annunci con forza la Tua buona notizia. Donami di cantare a piena voce la Tua gloria tra le genti di questa terra. Amen.
Santo del giorno
S. NICOLA DI BARI
Pàtara, Asia Minore (oggi Turchia) 250 – Mira, Asia Minore 326 La carità è il “miracolo” più grande che nasce dalla fede: prendersi cura degli ultimi, del prossimo in genere, oggi è il messaggio più profetico che ci lascia S. Nicola. Nato a Patara, in Licia, divenne vescovo di Mira in un tempo di persecuzione e dovette affrontare anche la prigionia: si salvò grazie alla libertà di culto concessa da Costantino nel 313.
Difensore dell’ortodossia, partecipò a Nicea nel 325. La tradizione gli attribuisce un’attenzione particolare nei confronti dei bisognosi, come le due giovani ragazze che poterono sposarsi solo grazie al dono da parte del vescovo di una dote.
Morto attorno all’anno 335, nel 1087 le sue reliquie arrivarono a Bari, dove è venerato come patrono e considerato un protettore anche del ponte di dialogo che unisce Occidente e Oriente.
Parola di Dio del giorno Luca 5,17-26
Un giorno Gesù stava insegnando. Sedevano là anche dei farisei e maestri della Legge, venuti da ogni villaggio della Galilea e della Giudea, e da Gerusalemme. E la potenza del Signore gli faceva operare guarigioni.
Ecco, alcuni uomini, portando su un letto un uomo che era paralizzato, cercavano di farlo entrare e di metterlo davanti a lui. Non trovando da quale parte farlo entrare a causa della folla, salirono sul tetto e, attraverso le tegole, lo calarono con il lettuccio davanti a Gesù nel mezzo della stanza.
Vedendo la loro fede, disse: «Uomo, ti sono perdonati i tuoi peccati». Gli scribi e i farisei cominciarono a discutere, dicendo: «Chi è costui che dice bestemmie? Chi può perdonare i peccati, se non Dio soltanto?». Ma Gesù, conosciuti i loro ragionamenti, rispose: «Perché pensate così nel vostro cuore? Che cosa è più facile: dire “Ti sono perdonati i tuoi peccati”, oppure dire “Alzati e cammina”?
Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati, dico a te – disse al paralitico – alzati, prendi il tuo lettuccio e torna a casa tua». Subito egli si alzò davanti a loro, prese il lettuccio su cui era disteso e andò a casa sua, glorificando Dio. Tutti furono colti da stupore e davano gloria a Dio; pieni di timore dicevano: «Oggi abbiam visto cose prodigiose».
Riflessione del giorno
Gesù – che la pace sia con lui – disse: «Il mondo è un ponte. Attraversalo, ma non fermarti lì!». A 40 km. da Agra, la capitale indiana dei Moghul, celebre per il suo indimenticabile Taj Mahal, si leva la città fantasma di Fatehpur Sikri, edificata nel ‘500 dall’imperatore Akbar, fautore del dialogo interreligioso.
Ebbene, sulla moschea di quella città era stata incisa la frase assegnata a Gesù che oggi proponiamo, mentre avanziamo verso la fine dell’anno. Naturalmente il detto – che ha una sua forza poetica e spirituale – germoglia dai Vangeli, là dove Cristo invita a cercare un altro tesoro rispetto a quelli che offrono la storia e la terra, e a non affannarsi nell’accumulo dei beni caduchi (si leggano Matteo 6,19-34 e Luca 12,16-31).
Un Vangelo apocrifo, quello attribuito all’apostolo Tommaso, contiene quest’altro appello di Gesù: «Siate gente di passaggio». E la Lettera agli Ebrei non esita a suggerire al cristiano di «uscire dall’accampamento» provvisorio in cui ci troviamo perché «non abbiamo quaggiù una città stabile, ma andiamo in cerca di quella futura» (13, 13-14).
La nostra civiltà è certo di matrice sedentaria, tant’è vero che detestiamo i nomadi che s’accampano ai bordi delle nostre città. Eppure, mai come in questi tempi l’umanità si è fatta frenetica nel viaggiare, migrare, cercare. E spesso questa pulsione interiore è solo segno di scontentezza, di insoddisfazione, di un’attesa frustrata.
Ecco perché è importante muoversi non solo fisicamente, ma anche spiritualmente, tenendo fissa una meta che dia senso all’esistenza. Oltre il ponte e il fiume turbolento della storia cerchiamo un approdo che sia però più in là, nell’infinito e nei vasti orizzonti dell’anima.
Intenzione di preghiera per il giorno
Preghiamo perché i venti di guerra che si presentano sullo scenario del mondo lascino il posto alla paziente ricerca del dialogo e dell’intesa.
Don’t forget! Foto storiche
L’alluvione di Firenze avvenuta nelle prime ore di venerdì 4 novembre 1966 fu uno dei più gravi eventi alluvionali accaduti in Italia, a seguito di un’eccezionale ondata di maltempo che causò forti danni non solo a Firenze, ma anche a Pisa, in gran parte della Toscana e in tutto il Paese. L’emozione causata in tutta Italia e nel mondo intero fu enorme e la solidarietà di migliaia di giovani (angeli del fango) commovente.
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