XXXI settimana del tempo ordinario
nella foto un immagine di David Hockney
Proverbio del giorno
«L’aceto regalato è più dolce del miele (Afghanistan)»
Iniziamo la Giornata Pregando
O Dio, Padre della vita e autore della risurrezione, davanti a te anche i morti vivono; fa’ che la parola del tuo Figlio seminata nei nostri cuori, germogli e fruttifichi in ogni opera buona, perché in vita e in morte siamo confermati nella speranza della gloria. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen
Beati 498 martiri spagnoli
Beatificati da parte di papa Benedetto XVI, nel 2007 a Roma, i 498 martiri spagnoli sono la più folta schiera di testimoni della fede mai elevata alla gloria degli altari nei tempi moderni dalla Chiesa Cattolica. Le vittime dell’odio alla fede cristiana nella persecuzione religiosa della Guerra Civile Spagnola nella prima metà del XX secolo superarono il milione, colpendo persone di ogni età e classe sociale: vescovi, sacerdoti, religiosi e laici. E’ stato appurato che anarchici e comunisti si proponevano di annientare la Chiesa Cattolica spagnola.
Ascoltiamo la Parola di Dio
In quel tempo, Gesù disse al capo dei farisei che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti, né i ricchi vicini, perché anch’essi non ti invitino a loro volta e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando dai un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti». (Lc 14,12-14)
Riflessione del Giorno
Sconcerto all’Ateneo di Macerata quando la professoressa Clara Ferranti, ricercatrice di Glottologia e Linguistica, chiede agli studenti di unirsi a lei per un “Ave Maria” in onore del centenario di Fatima. Alcuni la assecondano, altri restano in silenzio. Apriti cielo! Sui social raffica di proteste con il Rettore che si dissocia e “chiede scusa”. Ironica la risposta del Vescovo a tanto scandalo: “Chiediamo scusa come credenti per aver destabilizzato la serenità dell’Università, ma il problema è la nostra poca fede. Chi dice 50 Avemarie al giorno, cioè un rosario, non capisce tutta questa agitazione. È che a dirne tante di Avemarie si comincia a pensare che di fatto siano innocue, che non creino problemi. Grazie perciò di cuore a chi ha protestato e ci ha ricordato che la preghiera è una forza che può mettere paura a qualcuno. Grazie a chi crede più di noi credenti che quelle poche parole smuovano i monti e i cuori tanto da sconvolgere la loro vita. Grazie a chi ci ricorda che dire Ave Maria è salutare una donna morta 2000 anni fa credendo che è viva, in grado di pregare per noi e di operare per rendere la nostra vita più buona e vicina a Dio, tanto da aiutarci ad affrontare la morte. Ma è la chiosa finale di Mons. Marconi a far applaudire: “Grazie fratelli anticlericali perché ci avete ricordato quali tesori possediamo senza apprezzarne il valore e l’importanza”.
Intenzione del giorno
Preghiamo per tutti i sacerdoti del mondo defunti e in particolare per quelli del Patronato S. Vincenzo.
Don’t forget! 190° quadro de: “1.000 quadri più belli del mondo”
Il pittore cremonese Vincenzo Campi (1536 – 1591) ebbe una carriera pittorica ambivalente: dipinse infatti pale d’altare di sensibilità controriformata (erano gli anni di S. Carlo Borromeo) e opere che ritraevano scene di genere, abitate da popolani dai volti caricaturali e donne procaci e ammiccanti, (come il nostro quadro) ispirate alla coeva pittura fiamminga e cariche di nascosti significati erotici. Queste ultime opere incontrarono un certo successo tra i committenti, tra i quali c’era anche il ricco bavarese Hans Fugger che commissionò al pittore una serie di quadri tuttora visibile nel castello di Kirchheim. Il dipinto raffigura una fruttivendola che mostra all’osservatore la propria mercanzia: in particolare protende verso lo spettatore un grappolo di uva nera.
Sullo sfondo, a sinistra, un giovane è salito sui rami di un frondoso albero per coglierne i frutti, mentre a terra una donna raccoglie altri frutti sul terreno. Sulla destra il paesaggio si estende fino a perdersi in un villaggio ai piedi di monti velati di nebbia. Il pittore organizza lo spazio in maniera precisa: esalta le superfici degli ortaggi ostentando un piacere contagioso e immediato. Rispetto alle fonti fiamminghe, la “Fruttivendola” presenta alcune significative peculiarità: innanzitutto la suddivisione e la disposizione ordinata dei frutti è paragonabile a una classificazione scientifica. A ciascun prodotto della terra, il pittore assegna un diverso contenitore: si va dal piatto in metallo per le albicocche alla grande tinozza in legno per l’uva, dal cesto intrecciato per le pere alla ciotola in ceramica per le ciliegie. Inoltre in Campi manca l’inserimento della scena in un’ambientazione cittadina e di mercato, caratteristica costante dei quadri fiamminghi. Storicamente il quadro può essere considerato un predecessore di quello che diventerà un vero e proprio autonomo genere artistico pochi anni dopo, ovvero la natura morta. Il soggetto riscosse un grande successo anche presso (i suoi) contemporanei e venne infatti replicato più volte dal pittore e dalla sua bottega.
Nessun commento
È possibile postare il commento di prima risposta.