lunedì 7 novembre ’16

    XXXII Settimana tempo Ordinario

     

    INIZIAMO LA GIORNATA PREGANDO

    Ti preghiamo, Signore, per tutti i parenti, amici, conoscenti che nel corso di questi anni ci hanno lasciati. Per coloro che in vita hanno avuto fede in te, che in te hanno riposto ogni speranza, che ti hanno amato, ma anche per coloro che di te non hanno capito nulla e che ti hanno cercato in modo sbagliato e ai quali infine ti sei svelato come veramente sei: misericordia e amore senza limiti. Fa’ o Signore che veniamo un giorno tutti insieme a fare festa con te in Paradiso. Amen.

     

    VILLIBRORDO

    A trent’anni divenne prete, dopo insieme a 11 compagni si dedicò a evangelizzare Frisia (Paesi Bassi) e parte della Germania. La consacrazione episcopale, ricevuta a Roma, avvenne nel 695, nella festa di S. Clemente, così che il papa gli diede il nome di Clemente. Per parecchi anni, percorse la Frisia, la Fiandra, il Lussemburgo e le rive del Reno predicando e costruendo conventi. Dopo una vita di preghiera e impegno pastorale, morì a 81 anni.

     

    La Parola di Dio del Giorno (Lc 17,1-6)

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «E’ inevitabile che avvengano scandali, ma guai a colui per cui avvengono. E’ meglio per lui che gli sia messa al collo una pietra da mulino e venga gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli. State attenti a voi stessi! Se un tuo fratello pecca, rimproveralo; ma se si pente, perdonagli. E se pecca sette volte al giorno contro di te e sette volte ti dice: Mi pento, tu gli perdonerai». Gli apostoli dissero al Signore: «Aumenta la nostra fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granellino di senapa, potreste dire a questo gelso: Sii sradicato e trapiantato nel mare, ed esso vi ascolterebbe». 

     

    La riflessione del giorno (Mattutino di Mons. Ravasi)

    Quello che oggi è un giovane pieno di fuoco farebbe un balzo indietro, inorridito, se potesse vedere il ritratto di se stesso quando sarà vecchio. Portate, allora, con voi lungo la via tutti i moti generosi dell’animo, non abbandonateli lungo il cammino. Ci affidiamo a un’opera letteraria, proponendo un paragrafo del romanzo “Le anime morte” (1942) di Nikolaj Gogol. L’appello è chiaro: non contano le rughe e la patina del tempo trascorso quando si porta dentro di sé la freschezza degli ideali coltivati in gioventù. L’energia dello spirito può pulsare anche in membra infiacchite; anzi, ci sono fiori che emanano un profumo più intenso verso sera, quando cala il tramonto. Il poeta Walt Whitman, nel suo capolavoro Foglie d’erba, scriveva: «Gioventù grande, gagliarda, innamorata, / piena di grazia, forza e fascino, / non sai che la vecchiaia può venire dopo di te / con eguale grazia, forza e fascino?». La vecchiaia è triste non perché cessano le gioie, ma perché finiscono le speranze.

     

    Intenzione del giorno

    Preghiamo per tutti gli ex-allievi, collaboratori e dipendenti defunti del Patronato

     

    Don’t forget! – 146° QUADRO DELLA SERIE: “I 1.000 QUADRI PIÙ BELLI DEL MONDO”

    JAN GOSSAERT: RITRATTO DI COMMERCIANTE. 1530 olio su tela 63x47 cm National Gallery Londra

    JAN GOSSAERT: RITRATTO DI COMMERCIANTE. 1530 olio su tela 63×47 cm National Gallery Londra

     

    Il pittore fiammingo Jan Gossaert, detto Mabuse (1478 – Anversa 1532) Poco precise sono le notizie sulla vita di questo pittore, esaltato come colui che per primo fece conoscere il Rinascimento italiano nei Paesi Bassi (aveva compiuto un lungo viaggio in Italia). Egli lavorò ad Anversa che già nel sec. XV era un importante centro di transito del traffico commerciale tra la Germania e il mare del Nord. Fu però nel XVI secolo che Anversa acquistò straordinaria importanza a livello europeo, e sulle banchine del suo porto iniziarono ad approdare in gran numero navi cariche di mercanzie provenienti da ogni dove: lane inglesi, zucchero di canna indiano, cuoi, spezie, legname svedese e allume italiano. La città riuscì addirittura in alleanza con i portoghesi a sottrarre a Venezia l’esclusiva dei traffici con l’Oriente. Si comprende perciò quanto fossero importanti i mercanti di cui Grossaert ritrae in questo quadro un tipico rappresentante. Seduto allo scrittorio, il volto incorniciato dalle carte appese del suo lavoro (ricevute, fatture, ordinazioni ecc) e con lo spadino che pende sulla testa (forse a indicare che 

    In questo mestiere sono necessari mancanza di scrupoli, audacia e determinazione) il nostro fissa dritto negli occhi chi guarda il quadro, forse appeso nel suo studio a monito per i clienti, come a dire: “gli affari sono affari” e “Non fare il furbo con me”. I sontuosi vestiti può darsi indichino che l’ambito del commercio sia quello tessile delle morbide lane inglesi, broccati veneziani e tele fiamminghe. Le dita inanellate e tutta la persona ne dichiarano lo status symbol di personaggio noto e temuto, più che rispettato. Lo scrittoio appare ingombro degli strumenti del mestiere: calamaio e penne, bilancina per i preziosi, lente, forbici ecc. mentre il nostro fissa l’interlocutore annotando qualcosa nel voluminoso libro dei conti: insomma non manca nulla a confermare che egli conosce il suo mestiere e lo esercita con scrupolo e determinazione come a volere insieme ammonire, ma anche rassicurare chi guarda: “Di me ci si può fidare”. Insomma il quadro trasmette l’immagine plastica delle qualità necessarie a fare fortuna nel commercio: la serietà e la determinazione, l’affidabilità e la consapevolezza di sé e, proprio per questo, l’ammonimento a chi vuole intrattenere rapporti di affari.  

    gingol

     

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