Tempo di Natale
Aforisma di Eva Logue
“Una candela di Natale è una bella cosa: non fa rumore…ma dolcemente offre sé stessa”.
Preghiera del giorno
O Dio, tu hai voluto che l’umanità del Salvatore, nella sua mirabile nascita dalla Vergine Maria, non fosse sottoposta alla comune eredità dei nostri padri: fa’ che, liberati dal contagio dell’antico male, possiamo anche noi far parte della nuova creazione, iniziata da Cristo tuo Figlio. Egli è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Santo del giorno
SS. Nome di Gesù
La devozione al Santissimo nome di Gesù ha origini molto antiche e fu divulgata dai francescani. L’antica devozione al Nome di Gesù, importante per i Gesuiti e in particolar modo per Sant’Ignazio di Loyola, vide in San Bernardino da Siena il principale divulgatore.
Fu proprio S. Bernardino ad inventare il Trigramma IHS, la sigla di Cristo al centro di un sole a 12 raggi, ovvero le prime tre lettere del nome di Gesù in lingua greca (ΙΗΣΟΥΣ). Queste lettere rappresentano anche l’abbreviazione di Iesus Hominum Salvator cioè “Gesù Salvatore degli uomini”.
Ma la sigla IHS ha un significato ben preciso, Cristo è rappresentato dal sole che irradia luce e calore e lo fa attraverso l’opera dei 12 apostoli, i 12 raggi, ovvero, attraverso la Chiesa.
Parola di Dio del giorno Giovanni 1,29-34
Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele».
Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».
Riflessione del giorno Saggezza dei Chassidim
«Un illuminista, uomo assai erudito che aveva sentito parlare dell’uomo di Berditchev, andò a fargli visita, per disputare con lui, nell’intento di far scempio delle prove da lui apportate per dimostrare la verità della sua fede. Entrando nella stanza dello Zaddik (=il “giusto”) cioè il rabbino di Berditchev, Levi Jizchak, lo vide passeggiare innanzi e indietro con un libro in mano, immerso in meditazione.
Il saggio non prestò alcuna attenzione al visitatore. Finalmente si arrestò, lo guardò di sfuggita, e sbottò a dire: “Chissà, forse è proprio vero”. Il dotto illuminista chiamò invano a raccolta tutto il suo orgoglio: gli tremavano le ginocchia, tanto era imponente lo Zaddik da vedere, tanto tremenda la sua sentenza da udire.
Il rabbino Levi Jizchak si rivolse però a lui dicendogli in tutta calma le seguenti parole: “Figlio mio, i grandi della Thora (i primi cinque libri della Bibbia) con i quali tu hai polemizzato, hanno sciupato inutilmente le loro parole con te; quando te ne sei andato, ci hai riso sopra. Essi non sono stati in grado di porgerti Dio e il suo Regno; ora, neppur io sono in grado di farlo.
Ma pensaci, figlio mio, perché forse è vero”. L’erudito fece appello a tutte le sue energie interiori, per ribattere; ma quel tremendo “forse”, che risuonava ripetutamente ai suoi orecchi, aveva spezzato ogni sua velleità di opposizione». (Aneddoto chassidico citato da Joseph Ratzinger nel libro “Introduzione al cristianesimo” Brescia, Queriniana, 2005)
Intenzione di preghiera
Perché gli intellettuali e coloro che credono di possedere le chiavi della scienza e della conoscenza, imparino a dubitare anche delle loro certezze e non cadano nell’arroganza e nella presunzione.
Don’t Forget! 1000 quadri più belli del mondo
GIOVANNI CARNOVALI detto il PICCIO: RITRATTO DI PIETRO RONZONI
1825 – olio su tavola – 37 x 30 cm – gallerie di Piazza Scala – Milano
L’opera che oggi presentiamo è di Giovanni Carnovali detto il Piccio (“Il piccolo”) nato a Montegrino Valtravaglia (Varese), il 29-9-1804 e morto a Cremona il 5-7-1873. Ritrae Pietro Ronzoni, pittore bergamasco paesaggista di successo attivissimo a Verona per una colta committenza internazionale dal 1815 al 1824, il quale ebbe modo di conoscere il Piccio al suo rientro definitivo a Bergamo, per il tramite dell’allora direttore dell’Accademia Carrara, Giuseppe Diotti.
Eseguito nel 1825, il ritratto presenta Ronzoni di tre quarti, in parte nascosto dall’ombra scura proiettata dalla visiera del cappello da pittore calcato sulla testa, l’acconciatura ricciuta e i basettoni lungo le guance secondo la moda in voga, mentre rivolge lo sguardo allo spettatore.
La luce che investe la figura genera un intenso contrasto chiaroscurale e conferisce alla figura un vivace naturalismo e una straordinaria freschezza. Il paesaggio montuoso che sfuma in lontananza sembra alludere alla specializzazione di Ronzoni nella veduta.
Il rapporto di confidenza tra i due pittori permise al Piccio di impiegare un’inedita libertà, rinunciando alla severa impostazione della ritrattistica neoclassica adottata, invece, per effigiare i collezionisti bergamaschi gravitanti attorno all’Accademia Carrara.
La salda amicizia tra i due artisti, appartenenti a generazioni differenti, è testimoniata anche da un dipinto del 1847, nel quale il Piccio raffigura Ronzoni, ormai anziano, in abito da pittore e con la tavolozza e i pennelli in mano, e da una versione più tarda del 1858. Dal novembre 2011 l’opera è visibile nell’allestimento delle Gallerie d’Italia a Milano.
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