Settimana santa
Aforisma del giorno di Blaise Pascal
Per comandare un vascello non si sceglie il passeggero di casato più nobile.
Preghiera del giorno
Concedi a questa tua famiglia, o Padre, di celebrare con fede i misteri della passione del tuo Figlio per gustare la dolcezza del tuo perdono. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Santo del giorno
S. Giuseppe Moscati
Nato a Benevento nel 1880, visse quasi sempre a Napoli. Si iscrisse a medicina «solo per poter lenire il dolore dei sofferenti».
Da medico salvò alcuni malati durante l’eruzione del Vesuvio del 1906; prestò servizio negli ospedali in occasione dell’epidemia di colera del 1911; fu direttore del reparto militare durante la grande guerra. Negli ultimi 10 anni di vita fu assistente ordinario nell’istituto di chimica fisiologica; aiuto ordinario negli Ospedali; libero docente di chimica fisiologica e di chimica medica.
Alla fine gli venne offerto di diventare ordinario, ma rifiutò perché diceva «Il mio posto è accanto all’ammalato!». Morì il 12 aprile 1927. Straordinaria figura di laico cristiano, fu proclamato santo da Giovanni Paolo II nel 1987.
Parola di Dio del giorno Giovanni 13,21-33.36-38
Mentre era a mensa con i suoi discepoli, Gesù fu profondamente turbato e dichiarò: «In verità, in verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». I discepoli si guardavano l’un l’altro, non sapendo bene di chi parlasse. Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù.
Simon Pietro gli fece cenno di informarsi chi fosse quello di cui parlava. Ed egli, chinandosi sul petto di Gesù, gli disse: «Signore, chi è?». Rispose Gesù: «È colui per il quale intingerò il boccone e glielo darò». E, intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda, figlio di Simone Iscariota.
Allora, dopo il boccone, Satana entrò in lui. Gli disse dunque Gesù: «Quello che vuoi fare, fallo presto». Nessuno dei commensali capì perché gli avesse detto questo; alcuni infatti pensavano che, poiché Giuda teneva la cassa, Gesù gli avesse detto: «Compra quello che ci occorre per la festa», oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri. Egli, preso il boccone, subito uscì. Ed era notte.
Quando fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire». Simon Pietro gli disse: «Signore, dove vai?».
Gli rispose Gesù: «Dove io vado, tu per ora non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi». Pietro disse: «Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!». Rispose Gesù: «Darai la tua vita per me? In verità, in verità io ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte».
Riflessione del giorno
Facciamo silenzio prima di ascoltare la Parola di Dio perché i nostri pensieri sono già rivolti alla Parola. Facciamo silenzio dopo l’ascolto della Parola perché questa ci parla ancora, vive e dimora in noi. Facciamo silenzio la mattina, perché Dio deve avere la prima parola. Facciamo silenzio prima di coricarci perché l’ultima parola appartiene a Dio.
Entriamo nella Settimana Santa sulla scia di questo appello bellissimo di Dietrich Bonhoeffer, il teologo martire nel lager nazista di Flossenbürg nell’aprile 1945. L’appello è tutto ritmato su un’apparente antitesi, parola-silenzio. In realtà, le vere parole, quelle che nascono dal cuore, strappate dalla verità intima, e non estratte dalla tasca della giacca per essere spese nella chiacchiera o nell’uso quotidiano, hanno bisogno di un alone di silenzio.
Soprattutto quando sono di scena le grandi parole, anzi la Parola per eccellenza, quella divina. Con un orecchio ostruito dal vaniloquio non è possibile lasciare spazio a una Parola così alta, che inquieta e consola, ammonisce e pacifica, provoca e rasserena. Ecco, allora, una decisione praticabile in questi giorni particolari: ricreare nell’esistenza quotidiana alla mattina e alla sera due orizzonti di silenzio in cui custodire l’orecchio dal rumore e penetrare nella stanza della coscienza.
Il poeta Vittorio Sereni (1913-1983) dice: «Con non altri che Te è il colloquio. E qui ti aspetto». Sono parole che valgono per ogni incontro d’amore, per ogni attesa dell’altro, compreso quell’Altro supremo che è Dio.
Intenzione di preghiera per il giorno
Preghiamo perché la fedeltà di Dio alle sue promesse ci aiuti a orientare a lui i nostri desideri.
Don’t Forget!1.000 quadri più belli del mondo
BENJAMIN VAUTIER: BAMBINI CHE LASCIANO LA SCUOLA
1850 – olio su tela – 47,6 cm x 36,2 cm – Victoria and Albert Museum Londra
MARC LOUIS BENJAMIN VAUTIER VAUTIER (1829–1898) fu un pittore, docente e illustratore svizzero. La scelta di questo quadro –peraltro di grande interesse e di buon valore artistico- per il nostro incontro settimanale con l’arte, è motivata dal fatto che una riproduzione dello stesso risalente forse al tempo di don Bepo è apparsa negli ultimi anni nella casa centrale del Patronato, per poi sparire di nuovo.
Riteniamo che chiunque del Patronato abbia scelto questa immagine, voleva esprimere una delle componenti fondamentali dell’opera fondata da don Giuseppe Vavassori, ossia l’impegno in campo educativo, non disgiunto dalla dimensione spirituale come si può evincere dalla presenza del sacerdote e dal luogo in cui la scuola ha luogo, ossia una chiesa.
Il quadro è ricco di dettagli gustosi: il bimbo con il mal di denti, quelli che fanno palle di neve, quelli che si rimettono il berretto uscendo nel freddo invernale svizzero e la povertà che caratterizza sia l’ambiente sia le persone, ma non riesce a togliere umanità ai piccoli protagonisti. Un bel quadro insomma.
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