martedì 12 novembre ’19

     

     

    Proverbio del giorno (Proverbio africano)

    La sapienza è come un baobab; una sola persona, a braccia aperte, non può stringerne il tronco.

     

    Iniziamo la Giornata Pregando (Colletta)

    O Dio, la tua sapienza va in cerca di quanti ne ascoltano la voce, rendici degni di partecipare al tuo banchetto e fa’ che alimentiamo l’olio delle nostre lampade, perché non si estinguano nell’attesa, ma quando tu verrai siamo pronti a correrti incontro, per entrare con te alla festa nuziale. Amen

     

    Giosafat Kuncewycz Vescovo e martire

    Nasce a Wolodymyr (Ucraina) nel 1580 e viene ricordato come il simbolo di una Russia ferita dalle lotte tra ortodossi e uniati. Giovanni Kuncevitz, che prese il nome di Giosafat, fu il difensore della Chiesa uniate. Monaco, priore, abate e vescovo di Polock, intraprese una riforma dei costumi monastici della regione rutena, migliorando così la Chiesa uniate. Ma a causa del suo operato nel 1623 un gruppo di ortodossi lo assalì e lo uccise a colpi di spada e di moschetto.

     

    Ascoltiamo la Parola di Dio Luca 17,7-10. 

    Gesù disse: «Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà quando rientra dal campo: Vieni subito e mettiti a tavola? Non gli dirà piuttosto: Preparami da mangiare, rimboccati la veste e servimi, finché io abbia mangiato e bevuto e dopo mangerai e berrai anche tu? Si riterrà obbligato verso il suo servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?  Così anche voi, quando avrete fatto tutto ciò che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare».

     

    Riflessione Per Il Giorno (La preghiera della Rana di Paulo Coelho)

    C’era un tempo un uomo santo, che non si rendeva assolutamente conto della sua santità e irradiava bontà con la naturalezza con cui i fiori diffondono il profumo e i lampioni la luce. La sua santità consisteva nel fatto che andava oltre le apparenze, per arrivare nell’intimo dell’essere delle persone, dove erano innocenti, puri e ignari di ciò che stavano facendo. Perciò egli amava e perdonava tutti coloro che incontrava. Un angelo gli disse: “Sono stato mandato da Dio. Chiedi ciò che vuoi e ti sarà dato. Vuoi avere il dono di guarire la gente?” “No”, rispose l’uomo, “preferisco sia Dio a guarire”. “Vuoi riportare i peccatori sulla retta via?” “No”, rispose, “non è compito mio toccare il cuore degli uomini, ma degli angeli”. “Ti piacerebbe essere un modello di virtù così che la gente si senta spronata a imitarti?” “No”, disse il santo, “perché sarei sempre al centro dell’attenzione”. “Che vuoi allora?” domandò l’angelo. “La grazia di Dio è tutto ciò che desidero”. “No, devi chiedere una dote miracolosa o ti verrà imposta”. “Be’, allora domando che sia fatto del bene per mezzo mio, senza che io lo sappia”. Fu deciso che la sua ombra fosse dotata di proprietà miracolose tutte le volte che egli stava di spalle. Così la sua ombra, purché fosse dietro a lui, sanava i malati, rendeva fertile la terra, faceva zampillare le fontane e ridava colore al volto di chi era oppresso dalle pene della vita. Ma il santo non sapeva nulla di tutto questo, poiché l’attenzione di tutti era così concentrata sulla sua ombra che nessuno si ricordava di lui e il suo desiderio di fare da intermediario senza essere notato fu esaudito.

     

    Intenzione del giorno

    Preghiamo perché i cristiani siano persone capaci di discernimento, di attesa e di vigilanza.

     

    Don’t forget! – I “1000 quadri più belli del mondo”

    Il dipinto del pittore olandese Dirck van Baburen (1595-1624) firmato e datato “T. v. Baburen fecit An° 1623” raffigura il supplizio di Prometeo. Van Baburen è un esponente della scuola di Utrecht che aveva preso Caravaggio a modello: egli conobbe il Merisi attraverso uno dei suoi discepoli, il pittore Manfredi, durante il suo viaggio a Roma nel 1615. Secondo la mitologia greca Prometeo venne punito da Zeus per aver restituito il fuoco agli uomini ignorando il suo volere. Zeus incaricò Vulcano (Efesto) di incatenarlo sulla cima di una rupe dove ogni giorno un Aquila (simbolo di Zeus) sarebbe venuta a divorargli il fegato che sempre si rigenerava. Il quadro mostra in realtà la preparazione del supplizio in attesa dell’aquila che si sta avvicinando.

    DIRCK VAN BABUREN: PROMETEO INCATENATO DA VULCANO 1623 - olio su tela – 202 x 184 cm - Amsterdam, Rijksmuseum

    DIRCK VAN BABUREN: PROMETEO INCATENATO DA VULCANO 1623 – olio su tela – 202 x 184 cm – Amsterdam, Rijksmuseum

    L’espressione del Titano è venata di stupore e incredulità: lo dimostra la bocca aperta e la tensione spasmodica del corpo. Mercurio, identificato dai tradizionali petaso e caduceo, assiste con un sorriso che stride con ciò che sta avvenendo. Anche l’ambientazione è insolita: l’azione non si svolge sul Caucaso, ma in un ambiente chiuso, forse la stessa fucina di Vulcano. In basso a destra sono visibili un goniometro, un compasso e i libri, allusione alle scienze e alle arti che Prometeo si proponeva di trasmettere agli uomini attraverso il furto del fuoco. La tortura colpisce quindi il benefattore e il civilizzatore dell’umanità, che sfidò Giove per trasmettere il fuoco della conoscenza che caratterizza l’uomo nella sua grandezza, ma anche nel suo limite. Il pittore si propone di presentare Prometeo come portatore di luce e di progresso, anche a costo di sfidare la volontà di Zeus. Prometeo appare così come un eroe confinato in un sistema di valori arcaico, dove la volontà di migliorare è considerata atto di tracotanza…un tema molto moderno come si può notare.

     

     

     

    nell’immagine un dipinto di Charles Marie Bouton

     

     

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