Martedì 12 novembre 2024

     

    XXXII settimana Tempo Ordinario

     

    Avvenne il 12 novembre…

    1918 – L’Austria diventa una repubblica.

    1927 – Lev Trockij espulso dal Partito Comunista Sovietico, lascia a Stalin il controllo dell’Urss.

    1942 – Inizia la battaglia navale di Guadalcanal tra le forze giapponesi e statunitensi.

    1990 – Il principe Akihito è formalmente incoronato come 125° imperatore del Giappone.

    2003 – Un attentato suicida a Nassirya causa la morte di 23 persone, fra cui 18 italiani.

     

    Aforisma di Gilbert K. Chesterton

    “La crudeltà è, forse, il tipo peggiore di peccato. La crudeltà intellettuale è certamente il tipo peggiore di crudeltà”.

     

    Preghiera

    Suscita nella tua Chiesa, o Signore, lo Spirito che colmò san Giosafat e lo spinse a dare la vita per il suo gregge, e per sua intercessione fa’ che anche noi, fortificati dallo stesso Spirito, non esitiamo a donare la vita per i fratelli. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen

     

    Santo del giorno

    Nasce a Wolodymyr in Volynia (Ucraina) nel 1580 ed è il simbolo di una Russia ferita dalle lotte tra ortodossi e uniati. La diocesi di Polock si trovava in Rutenia, regione Russa era passata sotto il dominio del Re di Polonia, Sigismondo III. La fede dei Polacchi era cattolica romana; in Rutenia invece i fedeli aderivano alla Chiesa greco-ortodossa.

    Si tentò allora un’unione della Chiesa greca con quella latina. Si mantennero cioè i riti e i sacerdoti ortodossi, ma si ristabilì la comunione con Roma. Questa Chiesa, detta «uniate», ebbe l’approvazione del Re di Polonia e del Papa Clemente VIII.

    Gli ortodossi, però, accusavano di tradimento gli uniati. Giovanni Kuncevitz, che prese il nome di Giosafat, fu il grande difensore degli uniati. A 20 anni entrò tra i monaci basiliani diventando monaco, priore, abate e arcivescovo di Polock. Ma nel 1623 un gruppo di ortodossi lo assalì e lo uccise a colpi di spada e di moschetto..

     

    Parola di Dio del giorno Luca 14,12-14

    Gesù disse alla folla: «Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stringiti le vesti ai fianchi e servimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».

     

    Riflessione di don Franco Locci

    Tremendo nel suo sarcasmo questo epitaffio: “Non aveva tempo di buttare giù una riga. Non aveva tempo di andare a trovare un vecchio. Non aveva tempo di cantare una canzone. Non aveva tempo di raddrizzare un torto. Non aveva tempo di amare e di donare. Non aveva tempo di vivere per davvero. D’ora in poi avrà tempo a non finire. Oggi è morto il mio amico “sempre occupato”. Per non correre il rischio di morire senza aver vissuto, fermati, trova un po’ di tempo! 

    Se ti rimangono “cinque minuti”, sai che cosa devi farne?  Usali per te, per riflettere ci vuole un po’ di silenzio, un po’ di raccoglimento. Diceva Madeleine Delbrel a proposito di raccoglimento: “Bisogna ‘raccogliere’ le tracce, gli indizi, gli inviti, gli ordini della volontà di Dio”, così come il contadino raccoglie il suo raccolto nel granaio o il saggio raccoglie il frutto di un’esperienza.  E raccogliersi o raccogliere non è possibile senza silenzio.  Stacca dunque la radio dei bombardamenti esterni, la televisione delle immagini aggressive e dissipanti.  Chiudi per un momento i giornali.  Sfuggi alla stretta della società dei consumi.  Costruisciti il silenzio.  

    Impara di nuovo ad ascoltare il battito del tuo cuore per renderti conto se sei ancora vivo o sei già morto, sepolto nella materia, schiavo della moda o dei soldi.  Entra in te stesso per chiederti per che cosa e per chi stai correndo i giorni della tua vita.  Entra in te per scoprire l’immensità dei valori e dei doni che sono sepolti nel tuo cuore.  Entra in te stesso per scoprire gli altri con cui vivi.  Essi non sono numeri, non sono solo avversari, sono persone come te, anche loro alla ricerca disperata di un po’ di gioia.   

     

    Intenzione di preghiera per la settimana

    Preghiamo perché tutti i genitori che piangono la morte di un figlio o una figlia trovino sostegno nella comunità e ottengano dallo Spirito consolatore la pace del cuore.

     

    Don’t Forget! Santi e Beati della carità

    S. Diego de Alcalà

    1400-1463

    Diego nasce verso il 1400 in Spagna, a S. Nicolas del Puerto (Andalusia), da modesta famiglia. Fin da giovane, conduce vita solitaria, perché vuol piacere a Dio. Prega e ha il dono di riuscire a guarire le malattie. Trova rifugio vicino al suo paese, in mezzo alla natura e per cibarsi coltiva un orticello. Svolge anche lavori umili e viene ripagato con vecchi vestiti che usa per coprirsi. La gente lo nota. Tutti parlano di lui. Diventa famoso, ma è l’ultima cosa che lui, molto umile, avrebbe voluto. Allora entra in convento ad Arizafe (Cordoba). Per le sue qualità, nel 1441 viene inviato missionario nelle Isole Canarie nell’Oceano Atlantico.

    Diego si dà tanto da fare come guardiano del convento per aiutare e convertire il popolo, ed è così bravo da essere nominato superiore. È ben voluto dai religiosi e dai poveri indigeni, ma non dai colonizzatori che preferiscono tenere la gente analfabeta, superstiziosa e lontana da Dio. Così nel 1449 deve ritornare in patria dove ricomincia a svolgere le sue mansioni di cuoco e portinaio. Un anno dopo si reca a Roma mentre infuria l’epidemia di peste: tutti fuggono dal contagio compreso papa Niccolò V che ripara a Fabriano (Ancona).

    Non Diego, che rimane con i poveri disperati, li cura, organizza in condizioni estreme, ma con coraggio e successo, la distribuzione di cibo per le strade. Si occupa dei frati malati e molti di loro, grazie a lui, guariscono. Anche in Spagna, dove trascorre gli ultimi anni della sua vita, Diego si rende protagonista di miracoli eclatanti. Un giorno che cerca di portare fuori dal convento una cesta colma di pane per i poveri affamati, il buon Dio, per agevolarlo nel compito, trasforma i panini in petali di rose. Quando, poi, il lavoro in cucina è troppo gravoso, ecco alcuni angeli aiutare con gioia il frate.

    Muore nel 1463 ad Alcalà de Henares (Madrid). San Diego è popolarissimo in Spagna e in America Latina. In California (USA), una città porta il suo nome, San Diego. Diventa santo nel 1588 anche grazie al sostegno del re Filippo II, riconoscente al conterraneo Diego, per aver ascoltato le sue preghiere e salvato il figlio don Carlos da un mortale rischio. Il santo spagnolo viene invocato contro ogni malattia.

     

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