martedì 12 ottobre ’21

     

    28a Settimana del tempo ordinario

     

    Aforisma del giorno – Konrad Adenauer

    «Capisco perché i Dieci Comandamenti sono tanto chiari e privi di ambiguità: non furono redatti da un’assemblea»

     

    Preghiera del giorno

    Dammi, Signore un animo umile, docile, mite, remissivo, paziente, caritatevole, indulgente, sollecito, comprensivo e fa’ che tutte le mie opere, le mie parole e i miei pensieri siano rivolti a percepire un po’ del tuo Santo Spirito. Amen.

     

    Santo del giorno

    Figlio primogenito di Andrea Acutis e Antonia Salzano, Carlo nacque a Londra, dove i genitori si trovavano per lavoro, il 3-5-1991.

    Trascorse l’infanzia a Milano: frequentatore assiduo della parrocchia di S. Maria Segreta, s’impegnò a vivere l’amicizia con Gesù e l’amore filiale alla Vergine Maria, ma era anche attento ai problemi di chi gli stava accanto.

    “Morirò giovane” ripeteva spesso, ma intanto riempiva la sua giornata di vorticosa attività: con i ragazzi del catechismo, con i poveri alla mensa Caritas, con i bambini dell’oratorio. Colpito da leucemia fulminante, la visse come prova da offrire per il Papa e la Chiesa.

    Morì il 12-10-2006, nell’ospedale S. Gerardo di Monza, a 15 anni. I suoi resti mortali riposano dal 6 aprile 2019 nella chiesa di S. Maria Maggiore ad Assisi  dove è stato  è solennemente beatificato il 10 ottobre 2020.

     

    La Parola di Dio del giorno Luca 11,37-41

    In quel tempo, mentre Gesù stava parlando, un fariseo lo invitò a pranzo. Egli andò e si mise a tavola. Il fariseo vide e si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo.

    Allora il Signore gli disse: «Voi farisei pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma il vostro interno è pieno di avidità e di cattiveria.

    Stolti! Colui che ha fatto l’esterno non ha forse fatto anche l’interno? Date piuttosto in elemosina quello che c’è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro».

     

    Riflessione del giorno – Frammenti di vita

    L’installazione del monumento a Dante e alla Divina Commedia nel cortile del Patronato ha suscitato, com’era prevedibile, commenti, domande e qualche perplessità. Dopo aver precisato che si tratta di un’opera d’arte regalata al Patronato su indicazione del Vescovo, si cerca di fare chiarezza.

    “Quella statua non ti assomiglia per niente” fa notare un ospite africano il quale pensa a me come a certi leader del suo paese che mettono dappertutto la loro immagine. Un ex allievo invece nota con soddisfazione: “Era ora che faceste una statua a don Bepo, ma questa gli somiglia solo nel naso. E che c’entra quella donna (Beatrice)? Noi eravamo tutti maschi!”.

    I più devoti identificano nelle immagini, Gesù e Maria: “ma non è un po’ troppo moderna come Madonna?” commentano perplessi. Si è spiegato agli italiani che si tratta del sommo poeta, invitandoli a rinfrescare i loro sbiaditi ricordi scolastici. Agli stranieri invece non ci si è limitati a spiegare chi sia Dante e cosa rappresenti la sua opera, ma si è detto che quel monumento parla anche di loro.

    Il loro infatti non è stato forse un percorso che attraverso gli inferni del deserto e del mare è approdata al purgatorio dell’accoglienza, in vista del paradiso di un futuro più sereno e dignitoso? Che in fondo è quanto il Patronato cerca di fare per loro e che Dio, in modi e con risultati ben più alti, vuole fare per tutti.        

     

    Intenzione di Preghiera per il giorno

    Perché impariamo che non si è mai troppo giovani per fare il bene e troppo vecchi per evitare il male.

     

    Don’t Forget! 1000 quadri più belli del mondo

    PHILIPP OTTO RUNGE: I BAMBINI DI HÜLSENBECK

    1806 – olio su tela – 131 x 143 cm – Kunsthalle Amburgo Germania

    Philipp Otto Runge era figlio di un commerciante, ma abbandonò ben presto la professione paterna per seguire la sua aspirazione artistica.

    Studiò prima presso l’Accademia di Copenaghen (1799-1801) e poi a Dresda (1801-1804), dove entrò in contatto con i pittori romantici.

    Nel 1804 sposò Pauline Bassenge, che posava come modella per i suoi quadri, e la coppia si trasferì ad Amburgo, dove egli morì di tubercolosi nel 1810 a soli 33 anni.

    Runge è, assieme a Caspar David Friedrich, il maggior esponente del Romanticismo tedesco nella pittura, ma a differenza di Friedrich, Runge si dedicò alla raffigurazione della figura umana e soprattutto come ritrattista di bambini creò le sue opere più riuscite come ad esempio “I bambini di Hülsenbeck” che oggi presentiamo.

    I tre sono i figli di un noto mercante di Amburgo, intenti a giocare. Ciò che rende unico questo quadro è il fatto che i bambini che prima del XIX sec. venivano ritratti come adulti in miniatura, qui invece sono dipinti in grandezza naturale e collocati allo stesso livello dell’osservatore.

    Il bimbo al centro rivolge lo sguardo agli astanti e con la destra agita una piccola frusta, mentre con la sinistra aiuta il fratellino più grande a tirare il carretto dove il più piccolo afferra lo stelo di uno dei girasoli. Essi rappresentano in ordine crescente i tre livelli di crescita della coscienza: da quella ancora inconsapevole del minore, si passa alla vitalità attiva del secondo fino all’attenzione e alla presa in carico premurosa dell’altro da parte del terzo.

    I fratellini si trovano al di fuori del recinto che delimita il mondo esterno che comprende la loro casa di famiglia sul fondo e la città di Amburgo oltre la campagna, come a indicare che il loro è ancora il mondo dell’infanzia visto dal pittore come età incontaminata dell’innocenza e libertà.

    Ma rimane pur vero che i tre stanno percorrendo il sentiero illuminato che li farà entrare nel recinto della vita adulta e li trasformerà da fiori (i tre girasoli a sinistra) a grandi alberi (a destra). L’opera, che appare studiatissima dal punto di vista cromatico si carica così di significati simbolici, ma mantiene intatta la freschezza e spontaneità dell’innocenza infantile.    

     

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