X settimana Tempo Ordinario
Aforisma di Lucio A. Seneca 4 a. C – 65 d. C
“Come un’opera teatrale, così la vita: non importa la lunghezza, ma la qualità della rappresentazione”.
Preghiera
Al sorger della luce, ascolta, o Padre santo, la preghiera degli umili. Dona un linguaggio mite, che non conosca i fremiti dell’orgoglio e dell’ira. Donaci occhi limpidi, che vincano le torbide suggestioni del male.
Donaci un cuore puro, fedele nel servizio, ardente nella lode. A te sia gloria, o Padre, al Figlio e al Santo Spirito nei secoli dei secoli. Amen
Santo del giorno
Fernando di Buglione nasce a Lisbona. A 15 anni è novizio tra i Canonici Regolari di S. Agostino. Nel 1219 è ordinato prete. Nel 1220 giungono a Coimbra i corpi di 5 frati francescani decapitati in Marocco, dove erano stati inviati da S. Francesco.
Fernando decide di entrare fra i Minori mutando il nome in Antonio. Invitato al Capitolo generale di Assisi, in S. Maria degli Angeli ha modo di ascoltare Francesco, ma non di conoscerlo personalmente. Per un anno e ½ vive nell’eremo di Montepaolo. Su mandato di Francesco, inizia poi a predicare in Romagna e poi nell’Italia settentrionale e in Francia.
Nel 1227 è provinciale del nord Italia a vive a Padova. Il 13-6-1231 si trova a Camposampiero e, sentendosi male, chiede di rientrare a Padova, dove spirerà nel convento dell’Arcella. È Il santo per eccellenza di Padova e uno dei più popolari nel mondo.
Parola di dio del giorno Matteo 5,13-16
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.
Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».
Riflessione del giorno – Detti e fatti dei padri del deserto
Un fratello cedette a una tentazione e, per l’avvilimento, abbandonò la regola monastica. Quando volle riprendere la regolare osservanza, lo scoraggiamento glielo impedì: “Quando tornerò a essere quello di prima?”, si chiedeva. Allora andò allora da un anziano e gli raccontò la sua storia.
L’anziano gli rispose: «Un uomo aveva una proprietà che per sua negligenza era diventata incolta e piena di cardi e di spine. Volendo poi coltivarla, disse a suo figlio: “Va’ a dissodare quella terra”. Il figlio vi si recò. Ma nel veder la quantità di cardi e spine che vi erano cresciute, si scoraggiò. “Riuscirò mai a pulire e a dissodare tutto questo?”, si domandava. Si sdraiò allora per terra e s’addormentò. Così fece per molti giorni.
Il padre andò e vedendo che il figlio non aveva fatto niente, domandò: “Perché non hai fatto niente?”. “Padre”, rispose il giovane, “io ero venuto per lavorare, ma la vista di tutti questi cardi e spine mi ha tolto il piacere di cominciare il lavoro. Nella mia desolazione mi sono sdraiato per terra e ho dormito”. “Figlio mio”, rispose il padre, “lavora dunque ogni giorno il pezzo di terreno che occupi dormendo.
Progredirai nel lavoro a poco a poco, senza perderti di coraggio”. Il giovane fece come gli era stato detto e in breve la proprietà fu dissodata. Così anche tu, fratello mio, fa’ un poco per volta e non ti scoraggerai e Dio ti ristabilirà nella condizione di prima». Il fratello se ne andò e con pazienza perseverò, come l’anziano gli aveva insegnato e trovò la pace, per grazia di Cristo.
Intenzione di preghiera per il giorno
Preghiamo per le persone che ci vogliono bene e ogni giorno ci trasmettono non solo il loro affetto, ma anche la loro bontà e la loro fede.
Don’t forget! 1000 quadri più belli
STEFANO BRUZZI, PRIME GIORNATE DI BEL TEMPO
-1872- olio su tela – 60,5 x 102 cm – collezione Foresti di Carpi – Modena
Stefano Bruzzi nacque a Piacenza nel 1835. A Piacenza frequentò l’Istituto di Belle Arti Gazzola. A 19 anni si recò a Roma e vi rimase quattro anni. Ma la vena artistica di Stefano Bruzzi traeva libera ispirazione dalla realtà che lo circondava con particolare predilezione per il paesaggio appenninico della sua infanzia.
Tra il 1860 e il 1863 visse con la famiglia (7 figli) prima a Bologna e poi a Milano e nel 1874 si trasferì a Firenze dove conobbe gli esponenti di spicco della corrente dei “macchiaioli” toscani da cui la sua pittura ebbe un notevole impulso. La sua fama varcò le Alpi grazie all’amicizia col pittore Arnold Böcklin che lo introdusse nei mercati d’arte svizzeri. Nel 1895 tornò a Piacenza dove tenne la cattedra di figura presso l’Istituto di Belle Arti Gazzola.
La sua produzione fu copiosa ma sempre di alto livello e si protrasse fino a poco prima della morte avvenuta a Piacenza il 4 gennaio 1911. Il quadro che presentiamo oggi presenta quel panorama appenninico che il Bruzzi amava tanto: alcuni contadini fanno una sosta dal lavoro per consumare una frugale colazione nella tersa giornata proprio come la coppia di buoi che riposa mangiando il fieno dalla slitta che stanno trascinando verso casa.
I rari alberi ancora spogli, la neve sul sentiero e le montagne in lontananza e la luce abbagliante e tersa del giorno ci dicono che non si è fuori dall’inverno, ma gli abiti più leggeri dei contadini fanno capire che la primavera sta arrivando. Il pittore trasforma un episodio banale della vita campestre in un momento di intensa emozione che lo trasfigura restituendo a persone, luoghi e situazioni tutta la loro grandezza e dignità.
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