XXIV Settimana tempo ordinario
Aforisma del giorno di Bruce Marshall
Se si combinava qualche pasticcio, erano pasticci così grossi che ben di rado la gente se ne accorgeva.
Preghiera del giorno
O Signore, da cui proviene ogni dono buono e perfetto, ti prego di concedere abilità alla mia mano, chiara visione alla mia mente, gentilezza e comprensione al mio cuore. Concedimi sincerità d’intenti e la forza di sollevare una parte dei fardelli di chi soffre e la forza di realizzare il compito che mi spetta. Togli dal mio cuore ogni colpa, così che, con fede semplice, possa confidare in Te. Amen.
Santo del giorno
S. Giovanni Crisostomo
Giovanni, nato ad Antiochia nel 349, dopo i primi anni trascorsi nel deserto, fu ordinato sacerdote dal vescovo Fabiano e ne diventò collaboratore. Grande predicatore, nel 398 fu chiamato a succedere a Nettario sulla cattedra di Costantinopoli.
L’attività di Giovanni fu evangelizzare le campagne, creare ospedali, fare processioni anti-ariane, tenere sermoni di fuoco contro vizi e tiepidezze, severi richiami ai monaci indolenti e agli ecclesiastici troppo sensibili alla ricchezza. Deposto da alcuni vescovi ed esiliato, venne richiamato dall’imperatore Arcadio.
Ma due mesi dopo Giovanni era di nuovo esiliato, prima in Armenia, poi sul Mar Nero. Qui il 14-9-407, Giovanni morì. Dal sepolcro di Comana, l’imperatore Teodosio il Giovane, fece trasferire i resti mortali del santo a Costantinopoli, dove giunsero la notte del 27-1-438.
Parola di Dio del giorno Luca 7,11-17
Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla. Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei.
Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, alzati!». Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre.
Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.
Riflessione del giorno – Frammenti di vita
La stanza è ampia e i tre ospiti con una tenda hanno diviso lo spazio privato (zona notte) da quello pubblico (soggiorno); ora l’ambiente è ancor più comodo perché il terzo ospite è in Africa dai suoi.
Giorni fa l’educatore scopre che sul tavolo della “zona giorno” trionfa la più assoluta sporcizia e confusione: piatti, posate, bicchieri, pentolini, padelle, stoviglie, contenitori di plastica e resti di cibo ammuffito non lasciano un centimetro di spazio libero e pure le sedie sono piene di vestiti e oggetti. In compenso i due ospiti rimasti, mangiano tranquillamente seduti per terra.
Rimproverati, reagiscono sostenendo che la colpa è di quello che ha viaggiato: “È stato lui a fare casino e tocca a lui sistemare: è una questione di giustizia”. C’è da restare allibiti, visto che lui non tornerà prima di due mesi e siccome a infastidirli non è il fatto di vivere in quella specie di discarica, ma la prospettiva di dover faticare a pulirla, li minacciamo di espulsione e così si rassegnano a collaborare.
Quando l’ambiente viene finalmente restituito all’ordine, i musi lunghi fanno posto a sorrisi di soddisfazione per il decoro ritrovato. Ma i due paladini della giustizia non mollano e l’ultima parola è la loro: “Quando ritornerà L. gli faremo pagare la giornata di lavoro che abbiamo dovuto fare noi al posto suo”.
Intenzione di preghiera per il giorno
Preghiamo per il Seminario di Bergamo, perché il Signore continui a chiamare i suoi futuri ministri e perché i giovani bergamaschi si convincano a rispondere.
Don’t Forget!1000 quadri più belli del mondo
JOSE AGUSTIN ARRIETA: EL CHINACO Y LA CHINA (IL RAGAZZO E LA RAGAZZA GITANI) 1850 – olio su tela – 114 x 89 cm – collezione privata
A metà del XIX sec. il numero degli artisti messicani autodidatti o formatisi sul posto, aumentò sensibilmente il che provocò la crescita delle scuole di “bellas artes” in tutto il paese, in particolare della scuola di Puebla di cui José Agustin Arrieta (1803-1874) era l’artista più significativo.
E’ in questo periodo che i pittori latino-americani e soprattutto messicani non cercano più la loro ispirazione nell’arte europea, ma producono opere che interpretino le tradizioni native del loro paese. Arrieta era famoso non solo per le sue nature morte (in cui era particolarmente versato), ma anche per suoi i ritratti di “chinas poblanas” (ragazze del popolo) come nel quadro che presentiamo.
Il pittore ritrae una coppia gitana che sta consumando l’almuerzo (il pranzo): sul tovagliolo poggiato sul pavimento sono posti un piatto di “tacos”, un “vaso de leche”, del pane e frutta tropicale. Mentre la ragazza seduta a terra con lo sguardo fisso allo spettatore, lo attira all’interno della scena, il giovane (seduto sullo sgabello coperto dal tappeto) che le poggia la mano sulla spalla, sfugge il nostro sguardo, concentrato com’è sull’ uccellino che stringe in mano.
Se l’ampia gonna a riquadri fioriti e lo scialle fiorito della “china” e i pantaloni a righe del “chinaco” rivelano la condizione “indigena” dei due, tutto l’insieme nel malizioso rimando di dettagli (come la canna da zucchero mangiucchiata in mano alla donna e altri particolari già descritti) ci dice che il segreto della coppia è ben custodito e di non facile interpretazione.
Lo stile apparentemente naif come è tipico della pittura coloniale, ignora di proposito le conquiste della pittura europea: la prospettiva, la profondità, il movimento…ma il risultato è straordinariamente fresco ed efficace e ci immerge in una civiltà “altra” rispetto a quella che dalla metà del XIX secolo sta conquistando l’Europa.
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