Settimana santa
Martedì Santo
Avvenne il 15 aprile…
1155 – Federico I Barbarossa viene incoronato a Monza come re d’Italia con la Corona ferrea;
1450 – I francesi a Formigny sconfiggono gli inglesi ponendo termine alla dominazione in Francia.
1912 – Nel suo viaggio inaugurale il transatlantico RMS Titanic colpisce un iceberg intorno alle 23:40 del 14 aprile e si inabissa alle 02:20 del 15.
1928 – Il dirigibile Italia, al comando di Umberto Nobile e diretto al Polo nord, decolla da Milano.
1989 – In Cina ha inizio la protesta di piazza Tienanmen.
2010 – Islanda: erutta il vulcano Eyjafjallajökull: la nube di ceneri copre buona parte d’Europa, con disagi alla navigazione aerea e la chiusura di tutti gli aeroporti di Regno Unito, Irlanda, Danimarca, Norvegia, Belgio, Francia, Germania, Svizzera, Svezia, Polonia, Estonia, Lettonia, Repubblica Ceca, Austria, Ungheria, Romania e Italia per 4 giorni.
Aforisma dal profeta Isaia
“Il Signore dal seno materno mi ha chiamato, fino dal grembo di mia madre ha pronunciato il mio nome. Ha reso la mia bocca come spada affilata, mi ha nascosto all’ombra della sua mano, mi ha reso freccia appuntita, mi ha riposto nella sua faretra.”
Santo del giorno

I coniugi fiamminghi De Veuster hanno otto figli. Due diverranno suore e due preti dei S. Cuori di Gesù e Maria, detti anche «Società del Picpus», dalla via di Parigi dove è nata la congregazione.
Giuseppe, penultimo, nato il 3 gennaio 1840, è destinato ad aiutare il padre, ma a 19 anni entra anche lui al Picpus prendendo il nome di fratel Damiano. Nell’istituto c’è anche suo fratello Pamphile: ordinato prete nel 1863, non va in missione perché malato e allora Damiano parte al suo posto anche se non è ancora prete, destinato alle Isole Sandwich, che più tardi si chiameranno Hawaii.
Qui completa gli studi e diventa sacerdote nel 1864 e lavora nell’isola principale, Hawaii. Nel 1873 va nell’isola lazzaretto di Molokai, dove il governo confina i malati di lebbra e vi resterà per sempre. Nel 1885 viene contagiato.
Muore dopo un mese e solo nel 1936 il suo corpo verrà riportato in Belgio. Giovanni Paolo II lo beatificò a Bruxelles nel 1995, mentre Benedetto XVI lo ha canonizzato in Piazza San Pietro l’11 ottobre 2009.
Preghiera Colletta
Concedi a questa tua famiglia, o Padre, di celebrare con fede i misteri della passione del tuo Figlio per gustare la dolcezza del tuo perdono. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen
Parola di Dio del martedì della Settimana Santa
Isaia 49,1-6; Salmo 70; Giovanni 13,21-33.36-38
Mentre era a mensa con i suoi discepoli, Gesù fu profondamente turbato e dichiarò: «In verità, in verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». I discepoli si guardavano l’un l’altro, non sapendo bene di chi parlasse. Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. Simon Pietro gli fece cenno di informarsi chi fosse quello di cui parlava. Ed egli, chinandosi sul petto di Gesù, gli disse: «Signore, chi è?».
Rispose Gesù: «È colui per il quale intingerò il boccone e glielo darò». E, intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda, figlio di Simone Iscariota. Allora, dopo il boccone, Satana entrò in lui. Gli disse dunque Gesù: «Quello che vuoi fare, fallo presto». Nessuno dei commensali capì perché gli avesse detto questo; alcuni infatti pensavano che, poiché Giuda teneva la cassa, Gesù gli avesse detto: «Compra quello che ci occorre per la festa», oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri.
Egli, preso il boccone, subito uscì. Ed era notte. Quando fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire».
Simon Pietro gli disse: «Signore, dove vai?». Gli rispose Gesù: «Dove io vado, tu per ora non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi». Pietro disse: «Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!». Rispose Gesù: «Darai la tua vita per me? In verità, in verità io ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte».
Riflessione – Intenzione di preghiera
Preghiamo perché il buon Dio conceda al suo servitore fedele don Giuseppe Bracchi la ricompensa per il bene compiuto, il perdono per le mancanze commesse e la gioia eterna del paradiso.
Don’t Forget! 1000 quadri…
NICCOLÒ DI PIETRO GERINI: CRISTO IN PIETÀ TRA LA VERGINE E S. GIOVANNI 1405-‘6
Tempera su tavola, Museo Nazionale d’Arte Medievale e Moderna di Arezzo.
Niccolò di Pietro Gerini (1340 – 1414) fu pittore italiano del tardo gotico, attivo a Firenze ma eseguì commissioni anche a Pisa e Prato. Non fu innovativo, come artista, ma si affidò a delle composizioni tradizionali in cui collocava le sue figure in un movimento rigido e drammatico.
Il quadro che presentiamo pur non essendo un capolavoro assoluto è però molto significativo in quanto riassume tutta la simbologia della passione e aiuta i fedeli di quei tempi che spesso non sapevano leggere a contemplare i vari segni della passione di Gesù per muoverli al pentimento e alla conversione
“Arma Christi” sono nella tradizione cristiana, gli oggetti usati per la crocifissione di Gesù. Questi oggetti divennero non solo simbolo della passione e morte del Cristo, ma anche elementi fissi nella iconografia sacra per rappresentare il doloroso percorso che il Figlio di Dio fece per redimere dai peccati l’umanità intera. Diversi autori (tra cui S. Ambrogio e S. Gregorio di Tours) riferiscono che, dopo la deposizione di Gesù dalla croce, furono seppellite nel luogo della crocifissione. Dopo 300 anni Elena, madre dell’imperatore Costantino, le avrebbe ritrovate, in seguito a scavi presso l’area del Golgota, dove all’epoca sorgeva un tempio pagano.
- Il primo e più importante oggetto è senza dubbio la croce, simbolo del cristianesimo stesso. Fu conservata a Gerusalemme; nel VII secolo fu razziata dai Persiani e recuperata dall’imperatore bizantino Eraclio, quindi nel 1187 andò perduta nella battaglia di Hattin, in cui i cristiani furono sconfitti. S. Elena portò alcuni frammenti della croce e gli altri oggetti a Roma.
- Dei chiodi, uno fu montato sull’elmo da battaglia di Costantino. Nel Duomo di Monza è custodita la Corona Ferrea, ovvero il diadema dell’elmo di Costantino, che dovrebbe contenerlo. Gli altri chiodi furono modellati a forma di morso per il suo cavallo. Fecero parte delle insegne imperiali almeno fino al 395, perché S. Ambrogio ne parlò nella sua orazione funebre per l’imperatore Teodosio I. Nel Duomo di Milano vi sarebbe uno di questi chiodi modellato a forma di morso, rimasto a Milano dopo la morte di Teodosio. Viene ancora oggi conservato ordinariamente in una nicchia in cima all’abside, a circa 42 metri da terra, raggiungibile con un ascensore artisticamente decorato chiamato nivola ed esposto ai fedeli una volta all’anno. Un altro chiodo sarebbe stato inserito nella Sacra Lancia usata dagli imperatori del Sacro Romano Impero: era quella usata da Longino, sotto la croce, per trafiggere il costato di Gesù e che oggi è conservata a Vienna.
- Il “titulus crucis”, l’iscrizione col motivo della condanna, è conservato a Roma, a Santa Croce in Gerusalemme, anch’esso pare, portato da Elena, ma un’analisi al carbonio 14 ha dimostrato che si tratta di un reperto risalente all’anno Mille.
- La corona di spine era inizialmente conservata a Costantinopoli; nel XIII secolo il re di Francia san Luigi IX la acquistò e la collocò nella Sainte-Chapelle a Parigi. Oggi essa non ha più spine perché nel corso dei secoli furono tutte staccate e donate a chiese o personaggi di riguardo.
- La colonna della flagellazione, utilizzata dai soldati romani per flagellare Gesù su indicazione di Pilato, è presso la Basilica di S. Prassede, a Roma e fu portata qui da Gerusalemme nel XIII sec dal cardinale Giovanni Colonna.
- Il velo della Veronica con cui la pia donna asciugò il volto insanguinato di Gesù mentre saliva al Calvario, è conservato nella basilica di S. Pietro in Vaticano. Ne esistono altre copie sparse.
Altri simboli della passione, usati nelle sacre raffigurazioni, sono:
- La canna posta nelle mani di Gesù come scettro durante la sua derisione da parte dei soldati
- Il mantello rosso della derisione
- Il calice usato da Gesù nell’Ultima Cena che alcune tradizioni vogliono sia stato usato poi da Giuseppe d’Arimatea (Santo Graal) per raccogliere il sangue sgorgato dal costato di Cristo
- La tunica di Gesù, che la tradizione vuole conservata a Treviri
- I dadi con i quali i soldati si giocarono a sorte la tunica di Cristo
- Il gallo che cantò quando san Pietro rinnegò per la terza volta Gesù (Mc, 14,66-71)
- Un contenitore di aceto, usato per dissetare Gesù (Mt 27,33-50)
- La canna usata per porgere la sacra spugna imbevuta d’aceto a Gesù (Mt 27,33-50)
- La scala usata per la deposizione di Gesù dalla croce
- Il martello usato per picchiare i chiodi nelle mani e nei piedi di Gesù
- La tenaglia usata per rimuovere i chiodi
- La sindone usata per avvolgere il corpo di Gesù durante la sepoltura (Gv 23,50-56)
- Il sole e la luna, rappresentanti l’eclissi che si verificò nella passione di Cristo (Mt 27,33-50)
- I trenta pezzi d’argento (o sacchetto di monete), prezzo del tradimento di Giuda (Mt 27,3-10)
- La mano o il guanto che colpì il volto di Gesù durante la derisione (Lc, 22,63-65)
- Le catene o le corde che cinsero Gesù durante la notte in prigione
La lanterna o le torce usate dai soldati che arrestarono Gesù nell’orto degli ulivi, oltre alle spade ed ai bastoni (Mc 14,43-52)
La spada usata da Pietro per tagliare l’orecchio di Malco, servo del sommo sacerdote. Talvolta si raffigura anche un orecchio umano (Gv 18,10)
Ognuno di tali oggetti ha assunto, specialmente a partire da medioevo, un valore simbolico.
Il gallo, per esempio, simboleggia il tradimento di Pietro, i dadi e la tunica la spietatezza e dissennatezza dei soldati romani che se la giocarono per vincerla, il sacro graal è simbolo della divinità di Gesù e della potenza di Dio oltre che della guarigione, nascita e rigenerazione.
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