Martedì 17 settembre 2024

     

    XXIV settimana T. Ordinario

     

    Avvenne il 17 settembre…

    1176 – I bizantini sconfitti dai turchi selgiuchidi nella battaglia di Miriocefalo.

    1394 – Carlo VI espelle gli ebrei dalla Francia.

    1920 – Negli Stati Uniti d’America viene fondata la National Football League.

    1939 – l’Unione Sovietica invade la Polonia orientale come stipulato dal patto Molotov-Ribbentrop.

    1976 – Viene presentato ufficialmente lo Space Shuttle.

    1978 – Vengono firmati gli accordi di Camp David fra Israele ed Egitto.

     

    Aforisma di Ennio Flaiano

    «Gli italiani sono sempre pronti a correre in soccorso dei vincitori».

     

    Preghiera

    O Dio, creatore e Signore dell’universo, volgi a noi il tuo sguardo, e fa’ che ci dedichiamo con tutte le forze al tuo servizio per sperimentare la potenza della tua misericordia. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen

     

    Santo del giorno

    ROBERTO BELLARMINO nacque a Montepulciano nel 1542 da una ricca e numerosa famiglia. Nel 1560 entrò nella Compagnia di Gesù. Studiò a Padova e a Lovanio e al Collegio romano e tra i suoi alunni c’era Luigi Gonzaga. Fu creato cardinale e arcivescovo di Capua nel 1599 e fu noto teologo postridentino.

    Scrisse molte opere esegetiche, pastorali e ascetiche; fondamentali per l’apologetica sono i voluminosi libri «De controversiis». Con un’opera semplice come il suo «Catechismo» fu “maestro” di generazioni di fanciulli. Famoso anche l’altro suo volume «L’arte del ben morire».

    Morì il 17-9-1621 a Roma dove è sepolto nella Basilica di S. Ignazio in Campo Marzio. Papa Pio XI lo beatificò nel 1923, lo canonizzò nel 1930 e lo proclamò Dottore della Chiesa il 17-9-1931. La sua festa è oggi affiancata a quella di S. Ildegarda di Bingen, anch’essa Dottore della Chiesa (vedi sotto).

     

    Parola di Dio del giorno Luca 7,11-17

    In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla. Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei.

    Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, alzati!». Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre.

    Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.

     

    Riflessione Una parola al giorno: Rancore

    Rancore viene dal verbo latino rancère che è padre tanto del fetido e putrescente rancidus, da cui il nostro rancido, quanto del rancor, rancidezza e poi rancore. Insomma, il rancore sui suoi documenti porta scritto «qualità dell’essere rancido» e cioè è andato a male. E sulla faccia di chi prova rancore c’è dipinta repulsione.

    Il rancore è l’avanzo imputridito di altri sentimenti, trascinato nel tempo e tinto di disgusto: da un lato ha perso tutto il tono speziato, anche acre e piccante, che quel sentimento poteva avere inizialmente, e dall’altro ha perso tutta la carica vitalistica che i sentimenti sanno avere.

    Risentimento più che sentimento, è tenuto nascosto, conservato con compunzione, e marcisce come residuo sulla parete di un barattolo in fondo al frigo, potente nel contaminare e nell’intossicare. Poteva essere paura — che nell’astio del ricordo senza perdono si volge in rancore. Poteva essere rabbia, che diventa rancore quando perde slancio e senza sperare rivalse acquista disgusto.

    Poteva essere invidia, che non ha più presente ciò che invidiava e si gira in schifo. Poteva essere delusione, sul cui campo brullo non cresce più altro che avversione. La saggezza di ‘rancore’ è folgorante e a dirla tutta anche un po’ invadente. Abbiamo una parola che ci porta a domandarci: ma questa cosa che sento è un sentimento o è un rimasuglio irrancidito? È un sentimento aspro e spiacevole o è un maramaldo che mi porto incrostato in cuore?

     

    Intenzione di Preghiera settimanale

    Preghiamo per coloro che a ogni età soffrono a causa della malattia mentale, perché ad essi siano offerte le cure necessarie dalle strutture sanitarie e l’amore dei fratelli.

     

    Don’t Forget! Santa del giorno

    S. Ildegarda di Bingen

    MONACA, SCRITTRICE, MISTICA E TEOLOGA TEDESCA, SANTA e DOTTORE della CHIESA

    1098-1179

    Nasce a Bermesheim nel 1098, ultima di dieci figli. Il suo nome di battesimo, tradotto letteralmente, significa «colei che è audace in battaglia». Tra il 1147 e il 1150, sul monte di San Ruperto vicino a Bingen, sul Reno, Ildegarda fonda il primo monastero e, nel 1165, il secondo, sulla sponda opposta del fiume. È persona delicata e soggetta alle malattie, tuttavia, raggiunge l’età di 81 anni affrontando una vita piena di lavoro, lotte e contrasti spirituali, temprata da incarichi divini. Figura di intellettuale lungimirante e spiritualmente forte, le sue visioni, trascritte in appunti e poi in libri organici, la rendono celebre.

    È interpellata per consigli e aiuto da personalità del tempo. Sono documentati i suoi contatti con Federico Barbarossa, Filippo d’Alsazia, S. Bernardo, Eugenio III. Negli anni della maturità intraprende numerosi viaggi per visitare monasteri, che avevano chiesto il suo intervento e per predicare nelle piazze, come a Treviri, Metz e Colonia. Muore il 17-9-1179. La sua conferma di culto risale al 26 agosto 1326. Seppur già presente nel Martirologio Romano con il titolo di Santa, Papa Benedetto XVI ha proclamato la sua canonizzazione equipollente il 10 maggio 2012, per poi dichiararla “Dottore della Chiesa” il 7 ottobre dello stesso anno, insieme a San Giovanni d’Avila.

    Papa Francesco nel 2021 ha annoverato Santa Ildegarda di Bingen nel Calendario Romano Generale, collocando la sua memoria facoltativa al 17 settembre, medesimo giorno di un altro Dottore, San Roberto Bellarmino. In una lettera del 1146 o 1147 indirizzata da Ildegarda a Bernardo di Chiaravalle, si legge: «Io, miserabile, e ancora più miserabile nella mia condizione di donna, ho visto sin dall’infanzia cose grandi e meravigliose che la mia lingua non sarebbe in grado di raccontare se lo Spirito Santo non mi avesse insegnato a credere in loro»; poco più avanti, ella chiedeva al monaco: «Devo dire ciò che vedo apertamente o mantenere il silenzio?».

    Nella medesima lettera ricordava umilmente la sua condizione femminile, avvicinandola al destino degli uomini: «Sono nata dal ceppo di Adamo, che, consigliato dal diavolo, venne esiliato in terra straniera». Se poteva considerarsi «saggia nell’anima», se durante le sue visioni imparava «il senso interiore» delle Sacre Scritture che le «toccava il cuore e l’anima come una fiamma», era perché Dio si rivolgeva a lei – e tramite lei a tutti gli uomini – per vie misteriose. Bernardo rispose offrendole aiuto e raccomandandole umiltà.

     

     

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