33.a settimana tempo ordinario
Avvenne il 18 novembre…
1307 – Secondo la leggenda, Guglielmo Tell colpisce con una freccia una mela sul capo del figlio.
1626 – Viene consacrata la basilica di S. Pietro in Vaticano.
1918 – La Lettonia dichiara l’indipendenza dalla Russia.
1978 – Jonestown (Guyana): Jim Jones guida il Tempio del popolo al suicidio di massa, 913 morti, tra cui 276 bambini
1993 – Ventuno partiti politici, in Sudafrica, approvano la nuova costituzione.
2007 – A Novara viene beatificato il filosofo roveretano Antonio Rosmini.
Aforisma di Lucio Anneo Seneca
«Non vivere in modo che la tua presenza sia notata, ma in modo che la tua assenza sia sentita».
Santo del giorno

Il futuro Abate di Cluny era nato nella regione francese di Tours, verso l’880, da famiglia nobile. Suo padre, privo di discendenza, aveva chiesto la grazia di un figlio e quando nacque lo offrì a San Martino. Oddone venne però avviato alla vita da cavaliere e solo dopo una grave malattia il padre si ricordò del voto e gli permise di intraprendere la vita religiosa.
Al tempo, però, la vita monastica era priva di vera spiritualità e spesso si riduceva alla “gestione di una rendita”. Ma Oddone riprese la tradizione benedettina con la massima serietà, rinunciando a tutti i privilegi economici spettanti a un abate. Fissò la sua dimora a Cluny, da dove iniziò l’opera di riforma e addirittura di rifondazione della vita monastica.
Oddone morì nel 942, quando i monaci cluniacensi erano sparsi in tutta Europa, salvando il patrimonio culturale del Vecchio Continente e permettendone il progresso. Morendo a 70 anni, nel 942, S. Oddone poteva benedire i suoi monaci sparsi in tutte le abbazie cluniacensi, dopo aver rinnovato il miracolo benedettino.
Preghiera Colletta
Il tuo aiuto, Signore Dio nostro, ci renda sempre lieti nel tuo servizio, perché solo nella dedizione a te, fonte di ogni bene, possiamo avere felicità piena e duratura. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per i secoli dei secoli. Amen
Parola di dio Luca 19,1-10
Gesù entrò nella città di Gerico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomoro, perché doveva passare di là.
Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!».
Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».
Riflessione don Arturo Bellini commenta don Bepo
«Doveri verso il prossimo. Quello che devo per giustizia sistemare: tenere separati i miei crediti e i miei debiti verso il Patronato, con i fratelli e con quelle poche persone che mi hanno affidato le loro cose. Devo … le divisioni coi fratelli». Don Giuseppe Vavassori (25/10/1932).
Don Bepo aveva un senso alto della giustizia in particolare l’uso del denaro. Distinguere in modo ordinato conti personali da quelli del Patronato, i prestiti ricevuti e i prestiti fatti ad altri. In questo proposito don Bepo restringe il campo della giustizia al denaro e ai beni immobili ben sapendo che la giustizia abbraccia tutti i rapporti umani. Da studente mi è stato insegnato che la giustizia è virtù onnicomprensiva perché coinvolge la relazione con sé stessi, con Dio e con gli altri. Essere giusti con sé stessi, avere cioè una retta coscienza, e agire poi con integrità, è condizione per non essere prevaricatori nelle relazioni con gli altri e per vivere una relazione retta con Dio.
Nei giorni scorsi ho letto il giuramento di Erasmo a riguardo della diplomazia, tema di attualità di questi tempi. I social badano ai fatti e alle dichiarazioni che fanno rumore. La diplomazia lavora con pazienza, discrezione e perseveranza lontano dai microfoni e dalle telecamere. È’ istruttivo il decalogo di Erasmo per i diplomatici”: non è solo un’aspirazione utopica, ma è la riaffermazione di una diplomazia che voglia tornare alle sue radici profonde, quella della paziente costruzione della pace. (cfr. sotto)
Intenzione di preghiera
Preghiamo perché riconosciamo che quanto c’è di buono nel mondo è segno della presenza e dell’azione salvifica di Dio nella nostra storia.
Don’t Forget!

ERASMO da ROTTERDAM (1469–1536) umanista, teologo, filosofo e scrittore olandese di grande influenza. Ordinato prete agostiniano, viaggiò per l’Europa, distinguendosi come filologo e sostenitore di una riforma della Chiesa attraverso lo studio dei testi classici e del cristianesimo delle origini.
Non risparmiò critiche alla chiesa e non nascose le sue simpatie per alcune tesi luterane, ma non aderì mai alla Riforma protestante, sostenendo la necessità una riforma dall’interno della Chiesa cattolica.
Opere principali:
1) L’elogio della follia: satira contro la corruzione ecclesiastica, le superstizioni e i vizi della società.
2) Il manuale del soldato cristiano: Espone la sua visione di un cristianesimo etico e interiore. 3) Novum Testamentum Graecum: Traduzione del Nuovo Testamento dal greco al latino, accompagnata da un commento. 4) Colloqui: Dialoghi che esplorano vari temi, dalla vita alle questioni religiose.
GIURAMENTO DI ERASMO DA ROTTERDAM
Io, chiamato a svolgere la mia missione diplomatica tra le nazioni ed i popoli del mondo, giuro:
- di ricordare sempre che “nulla è più empio, nulla più sciagurato, nulla più dannoso della guerra;
- di levare la mia voce contro ogni guerra ingiusta, rammentando che “nessuna vittoria militare è tanto gloriosa da non costare più di ciò che promette: la pace giusta è la sola vera vittoria;
- di ispirare il mio servizio i principi fondativi della comunità internazionale, come il principio universale che ogni nazione deve ripudiare la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie;
- di adoperarmi con mente sincera e cuore retto a spegnere i focolai di discordia, rammentando che “se la pace sparisce, tutto precipita insieme con essa: le leggi, la giustizia, ogni cosa che è buona”.
- di non ispirare la mia azione all’antagonismo né ad ambizioni egemoniche, ma di impegnarmi per la fraternità universale, riconoscendo in ogni popolo e persona la stessa dignità e gli stessi diritti, promuovendo la giustizia, la riduzione delle disuguaglianze e condizioni di vita più eque per tutti;
- di non piegare mai la mia missione alla falsità né alla slealtà, poiché “la pace vera si fonda sulla giustizia e sulla verità, non sull’inganno o sulla violenza”;
- di considerare la mia missione non solo come un leale servizio al mio Paese, ma come mandato verso l’umanità intera e con le generazioni future, proteggendo la dignità umana, favorendo lo sviluppo equo e garantendo i diritti fondamentali dei più deboli.
- di custodire e difendere la Terra, nostra casa comune, riconoscendo che non vi possa essere pace tra i popoli senza pace con la natura, in un’ottica planetaria che includa ogni essere vivente e l’intero ecosistema.
Così giuro, e invocherò la pace non solo con le parole, ma con ogni atto del mio ufficio, fino a che durerà la mia opera nel mondo».








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