XXIV Settimana Tempo Ordinario
Accadde il 19-9…
1783 – I fratelli Montgolfier presentano l’aerostato “ad aria calda” innalzato alla presenza del re Luigi XVI, nei Giardini di Versailles. L’aerostato prenderà poi il nome di mongolfiera
1846 – La Vergine Maria appare a La Salette a due pastorelli, Mélanie Calvat e Maximin Giraud
1942 – 2.A guerra mondiale: la Wehrmacht, al comando del generale tedesco Friedrich Paulus, raggiunge il centro di Stalingrado: ha inizio la battaglia di Stalingrado
1955 – Juan Domingo Perón viene deposto in Argentina
1957 – Primo test sotterraneo statunitense di una bomba nucleare
1991 – Viene scoperta da due coniugi tedeschi, ai piedi del Similaun, la Mummia del Similaun
2022 – Funerali della regina Elisabetta II, scomparsa il 8/9 all’età di 96 anni e dopo 70 di regno.
Aforisma s. agostino
Non so in quale inspiegabile modo avvenga che chi ama sé stesso e non Dio, non ama se stesso, mentre chi ama Dio e non se stesso, questi ama se stesso.
Preghiera salmo 100
Amore e giustizia io voglio cantare, voglio cantare inni a te, Signore. Agirò con saggezza nella via dell’innocenza: quando a me verrai? Camminerò con cuore innocente dentro la mia casa. Non sopporterò davanti ai miei occhi azioni malvagie, detesto chi compie delitti: non mi starà vicino. I miei occhi sono rivolti ai fedeli del paese perché restino accanto a me: chi cammina nella via dell’innocenza, costui sarà al mio servizio. Amen
Santo del giorno
Gennaro, nato a Napoli nella seconda metà del III secolo, fu eletto vescovo di Benevento, dove fu amato dalla comunità cristiana e rispettato dai pagani. Il suo martirio si colloca durante le persecuzioni di Diocleziano. Egli conosceva il diacono Sossio che guidava la comunità cristiana di Miseno e fu incarcerato dal giudice Dragonio, proconsole di Campania.
Gennaro saputo dell’arresto di Sossio, si recò con 2 compagni, Festo e Desiderio a portargli conforto in carcere. Dragonio informato della loro presenza, fece arrestare anche i tre, provocando le proteste di Procolo, diacono di Pozzuoli e di due cristiani della stessa città, Eutiche ed Acuzio.
Anche questi tre furono arrestati e condannati insieme agli altri a morire nell’anfiteatro, ancora esistente, sbranati dagli orsi. Dragonio però si accorse che il popolo aveva simpatia per i prigionieri e il 19-9-305 li fece decapitare non in pubblico.
Parola di Dio del giorno Luca 7,11-17
In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla. Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei.
Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, alzati!». Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre.
Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.
Riflessione di H. de Lubac
Così il grande teologo francese Henri de Lubac in una straordinaria conferenza del 1938 chiedeva di tornare a ciò che è essenziale nell’annunzio della fede. “Noi abbiamo ridotto il cristianesimo a misura umana. Noi ne abbiamo fatto, al massimo, una morale…Un cristianesimo che si propone solo come messaggio volto a rendere l’uomo più capace di amore e giustizia non ha niente da dire alle attese del tempo…Nella (confusione che caratterizza) il mondo di oggi, dovrà esserci sufficiente di capire questo: il cristianesimo è Cristo.
No, veramente, non c’è niente d’altro che questo. In Cristo noi abbiamo tutto. “Paradosso dei paradossi”, “Meraviglia delle meraviglie”. Egli è l’Alpha e l’Omega. In Lui si riassume concretamente la dottrina, perché, dicendoci la sua Parola, il suo Verbo unico, consustanziale a Lui stesso, Dio ci ha detto tutto quello che poteva dirci».
Henri De Lubac concludeva citando un’espressione di Origene: REVELAT [CHRISTUS] PATREM, PER HOC QUOD IPSE INTELLIGITUR. Il testo si potrebbe tradurre «Cristo rivela il Padre in quanto egli stesso, il Cristo, viene compreso». Cioè: “Solo Cristo rivela il Padre in quanto viene compreso lui stesso il Cristo come Dio. O meglio ancora: solo Cristo ci rivela il volto del Padre, ma per comprendere Cristo dobbiamo comprendere che egli è Dio, il rivelatore del Padre”.
Intenzione di preghiera
Perché l’annuncio di Cristo come centro della fede torni ad essere in compito primario della Chiesa in un tempo come il nostro che ha ridotto la fede a morale, a comportamento…
Don’t Forget! 1000 quadri più belli del mondo
JÓZEF CHEŁMOŃSKI: ” QUATTRO “
1881 – Olio su tela – 97 x 233 cm – Galleria Sukiennice di Cracovia
JÓZEF CHEŁMOŃSKI (1849-1914) che fu uno degli artisti polacchi più sensibili ai temi autoctoni, grande pittore di paesaggi e scene di genere, trascorse i suoi anni migliori (1875 – 1887) a Parigi. Lì, lontano dalla sua terra natale, dipinse una serie di quadri sorprendentemente vividi che mostravano il paese in tutta la ricchezza e la diversità della sua natura e dei suoi costumi.
Questo artista dalla memoria fenomenale, non prestò alcuna attenzione all’impressionismo che a quel tempo fioriva a Parigi, ma continuò ad occuparsi di scene realistiche della vita quotidiana in Polonia, fiere di cavalli, contadini e pastori nei campi, gite in slitta e ritorni rumorosi dai balli di corte. Nel corso del tempo però Chełmoński ottenne notevoli riconoscimenti e si fece una ricca clientela, soprattutto americana, che acquistò con entusiasmo le sue opere per la loro eccellente maestria e per l’esotismo polacco allora di moda.
Il suo dipinto più popolare è senza dubbio il famoso “Quattro” (1881): davanti allo spettatore corrono quattro cavalli a grandezza naturale, guidati maliziosamente da un giovane cocchiere, dietro il quale c’è un gentiluomo di provincia, chiaramente divertito dalla folle cavalcata che, forse, lo porta alla casa di un vicino per giocare a carte e tranquillo fuma una lunga pipa. Gli animali in corsa, rappresentati frontalmente, si librano sopra il terreno fangoso e scivoloso, dando l’impressione che stiano per uscire dal quadro fino a travolgerci, non dandoci la minima possibilità di scappare dai loro zoccoli sospesi in aria.
L’immagine che anticipa l’illusionismo del cinema col suo ampio schermo panoramico, riesce a smuovere le nostre impressioni visive e uditive; guardando questa scena, possiamo effettivamente sentire lo scalpiccio degli zoccoli, il rumore della carrozza, le grida del cocchiere e il nitrito dei cavalli, e l’aura fangosa, grigia, autunnale dell’immagine ci riempie di una strana malinconia.
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